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Esteri
Usa 2020, "Trump sembra alle corde. Ma per Biden ancora molte insidie"
(fonte Lapresse)

Le diffuse proteste sociali, appoggiate dal mondo della politica e della cultura americane, indicherebbero che l'ondata del trumpismo, impostosi nel 2016, potrebbe essere in ritirata, alle corde, come, del resto, sembrerebbero anche confermare i sondaggi che vedono Donald Trump indietro rispetto al suo competitor, il democratico Joe Biden, nella corsa alla Casa Bianca.

Così si esprime con prudenza e cautela il politologo e storico, Giorgio Galli, sulle veementi ampie proteste che sempre più assumono i connotati di una rivolta sociale, contro le violenze, di matrice razzista, della polizia che hanno di recente insanguinato gli Usa e che sono costate la vita a George Floyd, Breonna Taylor, Ahmaud Arbery e Trayvon Martin.

"Queste proteste molto partecipate che hanno coinvolto anche i bianchi e le minoranze d'America, per poi estendersi fuori degli Usa, non sono - osserva Galli - un fatto nuovo in assoluto. Così come non è del tutto nuovo il tasso di violenza presente nella storia degli Usa, dell'impero americano: non bisogna mai dimenticare le stragi degli indiani! Sarei però prudente e cauto nel dedurre, sic et sempliceter, da queste proteste che il trumpismo è in ritirata, alle corde: me lo auguro. Bisognerà vedere che succederà negli Stati industriali dove Trump quattro anni fa trionfò".

Insomma, la corsa per la Casa Bianca è zeppa di insidie, sorprese ed imprevisti.

"E soprattutto poi bisognerà vedere come il Partito Democratico di Biden saprà rispondere alla grave crisi economica, alle insopportabili diseguaglianze sociali, che la pandemia del Covid 19 ha ulteriormente aggravato - precisa il politologo d'antan - in termini di disoccupazione, di povertà, e non da ultimo di diritto alla salute per ampissimi strati sociali".

Oggi forse - prosegue - "le condizioni paiono migliori rispetto a quattro anni fa: il partito democratico può contare alla sua sinistra dell'apporto, in numeri ed idee, dei socialisti democratici", come Bernie Sanders, Alexandria Ocasio-Cortez, Rashida Tlaib e del movimento Our Revolution che ha attratto e mobilitato tanti giovani e millennials.

E intanto i Rolling Stones hanno diffidato il presidente americano a non usare le loro canzoni per la campagna elettorale come accaduto con la celebre canzone di 52 anni fa You Can't Alwais Get What You Want (Non puoi avere sempre quel che vuoi) dopo il comizio a Tulsa.

"Mi ha fatto molto piacere l'altolà dei Rolling Stones a Trump di non usare le loro canzoni per la sua campagna elettorale: è un bel segnale. Evidentemente i Rolling Stones non amano, giustamente, essere identificati e coinvolti nella campagna elettorale di Trump", nota il vegliardo politologo che presto darà alle stampe il nuovo libro 'Anticapitalismo imperfetto' in cui espone la proposta della elezione diretta, a suffraggio universale, dei componenti il cda delle potenti multinazionali per allargare la gestione e il controllo del potere effettivo, secondo i principi, i canoni della democrazia. 

Infine e non teva mancare una valutazione sulla situazione italiana. "Vedo molta confusione - conclude Galli - Il Pd per aver dimenticato le due radici, origini, il socialismo rinverdito dal manager sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha di fatto lasciato ai populisi del M5S ogni possibile e sacrosanta critica al sistema capitalistico italiano davvero pasticcione".

Insomma scomodando Mao: nulla di nuovo di sotto il sole.

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