Recovery, Draghi non convince gli ambientalisti: "Piano timido e poco green" - Affaritaliani.it

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Recovery, Draghi non convince gli ambientalisti: "Piano timido e poco green"

Per Greenpeace Italia il Recovery presentato alla Camera dal Presidente del Consiglio Mario Draghi "è una mezza svolta verde". Wwf: "Significativo ma non basta"

Ma non solo Greenpeace, a dire la loro sullo stanziamento dei fondi Recovery destinati al settore green ci sono anche altre associazioni ambientaliste. Le interpretazioni sono variegate, con sfumature differenti. Per Lipu- Lega italiana protezione uccelli- "la natura è stata dimenticata, rimasta in balìa delle opere". Secondo l’associazione "la più grande occasione per cambiare strada, portando al centro la natura e un modello economico realmente sostenibile, sta per trasformarsi nell’assedio finale al territorio italiano, tra grandi opere, semplificazioni normative e biodiversità sacrificata".

Una posizione netta ed intransigente che si scontra con il pensiero (in parte) più aperto e conciliante di  Wwf Italia che dichiara "il Piano è un passo significativo", ma allo stesso tempo "non basta per una la rivoluzione verde che ha bisogno di una spinta ulteriore sull’energia, sulla biodiversità, sul territorio, l’economia circolare e l’agricoltura biologica". Il Recovery si pone "l’obiettivo di assicurare la quota del 37% da destinare ad azioni per il clima e la biodiversità- la Missione due assegna a questo scopo 59,3 di miliardi di euro pari al 36% dei 191,5 miliardi del Pnrr- ma la tutela del nostro capitale naturale e conversione ecologica dell’economia e della nostra società devono essere perseguite con maggiore determinazione". "Bisognerebbe usare una quota significativa di almeno 10,6 miliardi di euro dei 30 della programmazione complementare al Pnrr per tentare di superarne alcuni limiti".

Per prima cosa "il Pnrr dedica un’attenzione che rimane ancora marginale alla biodiversità terrestre e marina assegnando appena 1,69 miliardi, che costituiscono lo 0,8% dell’ammontare totale". In secondo luogo per le rinnovabili sono stati stanziati "5.90 miliardi di euro che costituiscono il 3%", ai quali vanno poi aggiunti "1,1 miliardi per lo sviluppo dello agrivoltaico e 1,98 miliardi per il biometano", oltre a "3,19 miliardi per promuovere produzione, distribuzione e usi finali dell’idrogeno che però – sottolinea il Wwf – non è una fonte energetica, ma un vettore che deve derivare da fonti rinnovabili se si vuole decarbonizzare che va usato solo laddove davvero indispensabile".

Invece alla “Gestione del rischio alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico” sono assegnati "solo 2,49 miliardi di euro in 6 anni, che equivalgono all’1,3% delle risorse, mentre per la messa in sicurezza del nostro territorio Ispra calcola che ci sarebbe bisogno di almeno 26 miliardi di euro". Anche l'economia circolare è in sofferenza con "solo 2,1 miliardi di euro, pari a poco più dell’1% delle risorse messe in campo". Un quadro ampio e complesso che- secondo Wff Italia- "non basta", servirebbero investimenti aggiuntivi.