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La Festa della Donna vista dal mondo del lavoro. Intervista a Paolo Ferrario
Paolo Ferrario, Presidente di e-work

La Festa della Donna vista dal mondo del lavoro. Intervista a Paolo Ferrario

Oggi celebriamo la Festa della Donna, una ricorrenza che quest’anno acquista un significato diverso e forse ancora più profondo dato il contesto socio-economico che stiamo vivendo e le conseguenze che l’emergenza sanitaria legata alla diffusione del Covid-19 sta facendo sentire sul mondo del lavoro, soprattutto su quello femminile. Gli ultimi dati pubblicati dall’Istat disegnano uno scenario molto preoccupante: nel 2020 circa 440.000 persone hanno perso il lavoro; il 90% di essi sono donne. Numeri che rendono urgente lo studio e la messa in pratica immediata di azioni a sostegno del lavoro femminile. 

Un’agenzia per il lavoro rappresenta un punto di osservazione privilegiato sugli andamenti del settore. Su questo argomento abbiamo sentito Paolo Ferrario, presidente di e-work, gruppo italiano specializzato nella consulenza, somministrazione di lavoro e gestione di soluzioni HR per aziende e multinazionali.

Quali sono le tendenze da voi registrate negli ultimi mesi e come ha colpito la pandemia sul lavoro femminile?

L’emergenza sanitaria, con tutte le sue conseguenze di tipo economico derivanti ad esempio da chiusure obbligate e limitazioni negli spostamenti, ha colpito duramente soprattutto alcuni settori, penalizzando in alcuni casi fortemente l’occupazione femminile. Nel turismo, tra hotel e ristorazione, abbiamo registrato un’importante diminuzione della forza lavoro impiegata; l’80% dei posti persi nel settore riguarda forza lavoro femminile, questo perché storicamente la presenza di donne lavoratrici nel settore è maggioritaria rispetto a quella degli uomini (arriva pesare per circa il 70%). Dinamiche simili si ripetono anche in altri settori con forte presenza femminile nella forza lavoro.

Quali potrebbero essere gli interventi per modificare queste dinamiche e preservare maggiormente il lavoro femminile?

Una soluzione potrebbe essere orientare maggiormente le donne verso settori in cui la richiesta di lavoratori si è mantenuta a buoni livelli o addirittura ha visto degli incrementi. Scienze, informatica e ingegneria, per fare degli esempi, continuano ad essere settori molto dinamici dal punto di vista delle offerte di lavoro, ma d’altro canto sono anche le aree in cui le donne sono presenti in numero ridotto. Per favorire ciò sarebbe necessario consigliare alle giovani percorsi di studi che offrano maggiori sbocchi professionali. Una volta promossa questa politica formativa, diventa poi fondamentale riconoscere la professionalità e valorizzarla premiandone le competenze, superando il concetto delle “quote rosa”, che credo ormai debba essere relegato al passato, per una vera ed effettiva parità di genere. Mi rendo conto che si tratta di cambiamenti profondi che coinvolgono mentalità e cultura e che non possono essere rapidi, ma richiedono tempo per realizzarsi e attecchire nella società.

Nell’immediato quali potrebbero le azioni da realizzare per supportare le donne che già lavorano e, in generale, per agevolare l’occupazione femminile?

Si potrebbe partire da un’effettiva politica di sostegno alle madri lavoratrici. Sono di fondamentale importanza le misure di welfare che diano un supporto reale ed immediato alle lavoratrici che diventano madri, e che permettano loro di rientrare al lavoro serenamente. Non servono incentivi economici ma lo sviluppo di un sistema che sia in grado di attivare una serie di servizi efficaci, che ha come conseguenza virtuosa la creazione di altro lavoro, ad esempio la valorizzazione di figure professionali come le baby sitter che in un contesto del genere giocherebbero un ruolo molto importante.

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