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Libri & Editori
Riflessioni da una sedia a rotelle, tra Hemingway e l'accettazione del dolore

André Dubus, scrittore amato dagli scrittori, è di certo uno dei grandi sconosciuti in Italia ed è grazie a Mattioli 1885 e alle traduzioni di Nicola Manuppelli che possiamo (ri)scoprirlo.

Riflessioni da una sedia a rotelle è l’ultimo arrivato in casa editrice e raccoglie scritti composti dopo l’incidente che ha cambiato la vita dell’autore. Una vita già segnata da tragedie, che però raggiunge uno spartiacque il 23 luglio 1986 quando Dubus si ferma in autostrada per soccorrere due motociclisti in difficoltà e viene travolto da un’auto.

Si risveglia con una gamba in meno e l’altra fuori uso. Da lì inizia la seconda parte della sua vita, quella vissuta in sedia a rotelle, quella che getterà nuova luce su tutto quanto appreso nella prima.

Ecco quindi una serie di saggi che trasportano nella quotidianità i grandi temi dell’esistenza: la fede e il dolore, i sacramenti e l’abbandono, il sacrificio e la condivisione, la paternità e l’amore. E la letteratura. Vissuta e insegnata, letta, scritta e condivisa. Hemingway sopra a tutti.

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Hemingway maestro di vita e di dolore. Lo scrittore statunitense torna ovunque, in una lezione universitaria come in un risveglio solitario di un mattino piovoso, ma la sua anima rivive forte nel saggio, dal titolo Un racconto di Hemigway appunto, dedicato a In un altro paese, analizzato non più con gli occhi del letterato ma vissuto col cuore del sofferente, che si accorge di quanta vita, quanta verità nelle parole di Hemingway non vengono percepite da chi non ha provato la stessa sofferenza, fisica, presente, concreta.

C’è un prima e un dopo l’incidente nella vita di Dubus, che cambia anche il suo rapporto con la letteratura, con gli amici, la famiglia, i colleghi. E la fede

Una fede che traspare da ogni pagina di Riflessioni da una sedia a rotelle, viva, pulsante, radicata, sostanziale, ma mai invadente. Una fede umana che colpisce anche chi religioso non è, e non disturba mai la lettura. 

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L’altro tema è la fragilità. Quella di un uomo che sa di essere indipendente dagli altri esseri umani solo fino a un certo punto, perché basta una lastra di ghiaccio invernale sul selciato per costringerlo in casa fino alla primavera, perché se su quel ghiaccio scivolasse non sarebbe in grado di rialzarsi da solo, non potrebbe contare solo sulla forza delle proprie braccia.

Dalle pagine di Riflessioni da una sedia a rotelle si ricavano molti insegnamenti, ma forse il più importante e universale è l’accettazione del dolore e della condivisione necessaria per superarlo, l’accettazione della fragilità umana e della necessità di affidare la propria vita agli altri in un continuo scambio di amore e fiducia. Leggere Riflessioni da una sedia a rotelle ci aiuta a ritrovare frammenti fragili di noi in quegli angoli bui di dolore dove Dubus ci aiuta a fare luce e guardare.

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