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Siamo la Repubblica dei selfie. La storia d'Italia dopo Renzi
"La prima Repubblica era rappresentanza. Il berlusconismo è stato rappresentazione. Il nuovo potere è autorappresentazione, una selfie-Repubblica". La scalata all’Italia di Matteo Renzi è stata raccontata dal suo protagonista come una guerra-lampo dalle cadenze napoleoniche, un cambiamento di stagione epocale, contro nemici di ogni tipo. In realtà, secondo il giornalista Marco Damilano, inviato di politica interna de l'Espresso e autore di Eutanasia di un potere e Chi ha sbagliato più forte, è stata una resa senza condizioni. Senza opporre resistenza, partiti, industriali, intellettuali si sono consegnati al giovane conquistatore: una bandiera bianca collettiva, la dissoluzione della rete di alleanze ed equilibri su cui si reggeva la Repubblica italiana. La Repubblica nata settant’anni fa con i ragazzi scesi dalle montagne per sedersi al tavolo della Costituente (i padri della democrazia, i buoni maestri che tenevano insieme cattolici e comunisti, radicali e liberali, e intanto costruivano autostrade e conficcavano milioni di antenne sui tetti delle case) hanno lasciato il posto prima ai loro figli, la meglio gioventù della tv a colori e dell’aria di piombo e poi, ora, al vuoto.
E che cosa c'entrano i selfie? L'autoscatto tanto caro a vip e politici, quel clic con cui Berlusconi festeggia il suo approdo su Twitter e di cui parla fiero Renzi associandolo (ironicamente) all'arte fiorentina è l'emblema del vuoto sostanziale, di una cultura esclusivamente interessata all'autocelebrazione che dimentica la storia e l'importanza dei fatti.
In questo vuoto è nata e cresciuta la nuova razza padrona, che ha il volto di Matteo Renzi e si presenta senza passato, avida di presente, proiettata al futuro. Detesta il fardello della memoria, rifiuta la responsabilità dei decenni precedenti: "noi non c’eravamo", ripete.
Fa così parlare il libro, uscito per Rizzoli, La repubblica del selfie, dalla meglio gioventù a Matteo Renzi che racconta senza peli sulla lingua l'inizio di un nuovo pezzo di storia italiana.