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Verso un nuovo Rinascimento, i modelli manageriali e culturali post-pandemia

Dalla partnership tra Eos Management Consulting e Glasford International ltaly nasce il Gruppo EOS-Glasford

Eos Management Consulting e Glasford International ltaly stringono una partnership e formano un gruppo integrato con competenze nei servizi consulenziali per le imprese focalizzati su tre ambiti: Organizzazione, Executive Search e Human Capital.

L’operazione è stata realizzata costituendo una holding che ha il controllo delle due aziende sottostanti che mantengono la piena autonomia operativa, ancorché in una logica di integrazione. Nasce così il Gruppo EOS-Glasford con oltre 40 professionisti che ha nel suo DNA l’expertise internazionale di Glasford nell’Executive Search e le competenze di consulenza organizzativa e HR di EOS.

Presidente di EOS-Glasford è il professor Maurizio Decastri, ordinario di Organizzazione Aziendale presso l’Università̀ di Roma Tor Vergata. CEO è il dottor Massimo Quizielvu’ di Glasford e Consigliere il dottor Mauro Ghiselli, CEO di Eos Management Consulting.

L’annuncio della nascita del nuovo gruppo è stato fatto a Milano nel corso della presentazione del libro Verso un nuovo Rinascimento. L’impresa di Valore (GueriniNext Editore) curato da Maurizio Decastri, Massimo Quizielvù ed Emanuela Ferro, Partner & Business Strategy Leader di Glasford.  

Il volume raccoglie le testimonianze di una ventina di manager di primarie aziende italiane che riflettono sui nuovi modelli manageriali, culturali e organizzativi che si stanno imponendo nelle aziende italiane con l’uscita dall’emergenza pandemica in vista di un auspicato nuovo Rinascimento

Verso un nuovo rinascimento. L’impresa di valore. Il new normal nelle aziende: nuovi modelli manageriali, culturali e organizzativi

L’accelerazione apportata dalla crisi pandemica di inizio 2020 si è insinuata nelle imprese, ergendosi a momento di rara opportunità per ridisegnare in corsa nuovi modelli manageriali, culturali e organizzativi, la cui essenza immaginiamo possa perdurare nel tempo. Nel guardare a questa evoluzione, che ci piace definire come un nuovo Rinascimento, è nato un dizionario "nuovo", frutto del pensiero di donne e uomini che guidano l’impresa realizzando valore con i valori.

In questo vocabolario troviamo alcune parole: insolite in molti casi, nel vocabolario d’impresa, ma la cui etimologia ci porta alla riscoperta del senso profondo da cui ognuna trae origine, apportando valore all’organizzazione che la accoglie a proprio pilastro culturale e organizzativo.

Esse hanno guidato la traccia delle nostre interviste ai capi impresa e sono divenute ognuna pilastro dell’impresa di valore. Dalla sostenibilità alla tecnologia, dalle emozioni al tempo ritrovato, dalla fiducia all’equilibrio armonico, fino al rapporto tra impresa e società: per riscoprire il senso profondo dell’essere persone, imprenditori, manager.

Nel compiere questo viaggio insieme, confidiamo che ciascun lettore, nell’incontro tra il proprio punto di osservazione e il nostro sguardo, possa cogliere stimoli e riflessioni utili per contribuire, da protagonista nel proprio ambito, alla realizzazione di un nuovo Rinascimento d’impresa.

Leggi un estratto del libro su Affaritaliani.it

Prefazione
di Leonardo Becchetti

Professore Ordinario di Economia Politica, Università di Roma Tor Vergata. Fondatore di NeXt – Nuova Economia per Tutti e di GIoosto

Leggendo così tante dichiarazioni di dirigenti d’impresa in direzione della sostenibilità, dell’importanza dell’impatto sociale e ambientale della loro azione, viene spontaneo domandarsi cosa ha generato questa svolta e, immediatamente dopo, dell’autenticità e coerenza tra dichiarazioni e comportamenti.

L’improvvisa e travolgente moda della responsabilità sociale e ambientale d’impresa porta infatti con sé il rischio del green e social washing nella misura in cui i benefici di dichiararsi sostenibili sono superiori al costo di reputazione per un’eventuale verifica che alle dichiarazioni non corrispondono i fatti. Al di là degli inevitabili episodi meno nobili, la rivoluzione sta avvenendo veramente ed è in pieno corso. E le motivazioni, ben individuabili attraverso la lettura del libro, sono fondamentalmente due. La prima è che, soprattutto in campo ambientale, la sostenibilità è il sentiero sul quale si giocherà gran parte della competitività futura. Come tutti sappiamo, l’umanità è a un bivio.

La concentrazione di parti di anidride carbonica nell’atmosfera continua a crescere e, per evitare che la temperatura media del pianeta superi livelli di guardia, abbiamo circa trent’anni per arrivare a emissioni zero, ovvero eliminare circa 54 miliardi di tonnellate di co2 equivalente all’anno. Questo significa rivoluzionare industria, agricoltura, trasporti, modalità di riscaldamento delle nostre abitazioni.

In questo preciso momento la spinta al cambiamento sulle imprese è enorme. I fondi d’investimento misurano la loro esposizione al rischio esg escludendo dai portafogli i titoli delle imprese più indietro nella transizione ecologica. Le istituzioni europee hanno definito con una tassonomia molto dettagliata cosa può essere considerato investimento green.

Con obbligazioni verdi privati e Stati sovrani raccolgono risorse finanziarie sui mercati che si impegnano a investire solo in progetti con elevati standard ambientali. E, proprio per evitare il green washing, la nuova direttiva ue sulla trasparenza impone ai fondi che dichiarano di avere prodotti ambientalmente sostenibili di misurare rigorosamente il progresso in materia ambientale dei loro portafogli titoli. Questo significa una formidabile pressione che i fondi riversano sulle imprese indotte a rendicontare impronta di carbonio, impronta d’acqua, impatto su inquinamento e biodiversità.

Ma la svolta verso la sostenibilità non è soltanto determinata da cause di forza maggiore. Gli studi di frontiera delle scienze sociali concordano nel rilevare che la persona è cercatrice di senso prima di essere massimizzatrice di utilità o di profitto. E il tema del purpose è clamorosamente balzato alla ribalta nel dibattito corporate negli Stati Uniti anche grazie alle lettere che il ceo del maggiore fondo d’investimento del mondo (Larry Fink di BlackRock) scrive ogni anno alle maggiori imprese multinazionali.

Senza un purpose (un significato profondo che motiva il proprio operare) le aziende perderanno la legittimazione sociale ad agire a opera degli stakeholder, ammonisce Larry Fink. Se soddisfazione e ricchezza di senso di vita dipendono in modo cruciale dalla generatività e dall’impatto sociale e ambientale delle proprie scelte, allora capiamo perfettamente perché sta nascendo e si sta affermando una nuova generazione di imprenditori «più ambiziosi» che non guardano solo al profitto ma anche all’impatto sociale e ambientale delle loro azioni. Sotto la spinta di queste due grandi forze sta nascendo la nuova era dell’economia generativa. La lettura del libro ce ne dà testimonianza e ci aiuta a capire la crescente consapevolezza che gli imprenditori più illuminati hanno di questo nuovo inizio.

La pandemia ha portato con sé una forte e improvvisa discontinuità, nessun dubbio. Dopo decenni di lezioni sull’incertezza, sulla complessità, sull’imprevedibilità, «finalmente» qualcosa di veramente incerto, complesso, imprevedibile. Sono stati messi in discussione (o forse sono crollati) i miti della razionalità e della conoscenza delle relazioni di causa-effetto. Per almeno un anno, non abbiamo capito quali cause fossero alla base degli effetti drammatici sulla salute degli umani. Per la prima volta nella storia del mondo post illuminista, ci siamo resi conto della fragilità dell’essere umano e della sua comunità.

La sensazione diffusa è che la pandemia ha dato solo l’ultima spinta a un «borbottio silenzioso» che covava nell’ombra, a una voglia di cambiamento che serpeggiava nei cuori, a un desiderio inconscio di trasformazione, a una voglia di aria pulita, o almeno, un po’ più pulita. La pandemia ha probabilmente aperto un percorso nuovo, un percorso che prescinde dalla crisi sanitaria.

Ci ha costretto a vivere di relazioni virtuali, ha mosso molte emozioni, ha toccato profondamente le nostre sicurezze, ci ha posto molte domande, ha svegliato i cuori e i sentimenti. E ci ha regalato una grande occasione, ossia la possibilità di rivisitare il nostro modo di abitare il mondo, sia come individui sia come imprese, diffondendo la consapevolezza che sarebbe opportuno provare a ripensare il futuro in modo diverso, nuovo, senza sentirsi obbligati a proseguire un percorso che appariva scontato e inevitabile.

Introduzione

Qualcosa è cambiato, di Maurizio Decastri

L’aria pulita è soffiata anche sui mercati, sull’economia e ha accarezzato e «scompigliato la pettinatura» anche al mondo delle aziende. E le aziende stanno un pochino cambiando, sono cambiate, si stanno trasformando, si sono trasformate. Un po’ per la pressione esterna di media, social, opinion leader. Un po’ per opera dei capi azienda, di imprenditori, di amministratori delegati, di Direttori Generali che hanno capito, intuito, sentito, letto l’aria che soffiava.

E l’esigenza di cambiamento ha iniziato a insinuarsi nelle imprese, ergendosi a momento di rara opportunità per ridisegnare in corsa, «sul e dal treno», nuovi modelli manageriali, culturali e organizzativi. Con molte, moltissime domande a cui si fa fatica a rispondere. C’eravamo così riempiti la bocca e riempito convegni e riviste di incertezza, imprevedibilità, complessità, che non riusciamo a vivere serenamente la vera incertezza e a identificare una strada per tornare alla normalità. Anche perché è piuttosto oscuro il significato di normalità.

Pare quindi interessante cercare di capire in quale senso, in che modo, verso quali traiettorie, lungo quali percorsi i capi azienda hanno «spostato» e stanno spostando le loro organizzazioni. Forse, più per istinto che per decisioni discendenti da analisi razionali, lucide, «aristotelicamente logiche». E questo è già un primo cambiamento, forse parziale, ma simbolicamente rilevante: il cuore e le emozioni tornano ad avere un ruolo, a dare un contributo, a colorare le decisioni di fondo delle imprese. 

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