Deci: Un successo lo showcase per l'uscita del debut album - Affaritaliani.it

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Deci: Un successo lo showcase per l'uscita del debut album

Una serata vibrante per il debutto dell'album “Metropoli”

di redazione

Deci: Un successo lo showcase per l'uscita del debut album Metropoli

Una vera esplosione di energia ha animato il palco dello showcase di Deci, che ha presentato il suo album di debutto “Metropoli” al Main Club di Milano con una performance intensa e coinvolgente. Ad affiancarlo, quattro ballerine – due delle quali appartenenti alla comunità queer – che hanno danzato in perfetta armonia con un suggestivo rosso arnese, simbolo di forza e trasformazione. Sotto il palco, un coro di voci eterogenee – adulti, anziani e bambini – ha accompagnato l'artista, creando un'atmosfera corale e partecipativa. Un'esperienza collettiva che ha superato i confini del genere musicale per parlare di identità, appartenenza e connessione. Non una provocazione, ma un'esplosione di intensità emotiva e scenica che ha lasciato il segno

Con un sound anni '80 rinnovato, e con uno stile vocale attuale e al contemporaneo classico, Deci canta Americana con tutta la coerenza di chi sa scrivere una canzone senza tempo. L'estratto dal nuovo album METROPOLI , è un brano che ci mette davvero poco ad esaltarti con un ritornello accattivante e ballabile . Uno scarto forte tra una strofa secca, quasi scura a cassa in quarti, e un ritornello aperto a tutto ritmo e sonorità synth pop, palesemente new wave.

La voce avvolgente che sa di R&B, il testo pop e delicato tra cantautorato e argomenti da musica house. Americana è il brano che più di tutti vuole lasciarci l'idea di una parentesi tra la quotidianità che giornalmente ci annichilisce e ci lascia in balia di una routine che pian piano ci spegne: una parentesi che risuona come un tuono pronto a farci tornare con i piedi per terra e con u n nuovo spirito di ripresa. 

Deci, album di debutto Metropoli

Siamo tutti dentro una città, o perché ci viviamo o perché ci vorremmo vivere. Dentro la metropoli, qui è nato il nuovo disco di Deci. All'interno ci sono gli aspetti più cupi della quotidianità. Proprio quegli argomenti che solitamente non tratta nessuno, qui sono tra i principali temi affrontati. Al centro c'è sempre la voce di DECI che si fa protagonista assoluta, evocando un'interpretazione viscerale, capace di oscillare tra il sussurro e l'urlo emotivo.

La realizzazione è sofisticata e cinematografica, con dettagli ambientali che amplificano la sensazione di trovarsi in un paesaggio di solitudine urbana. Metropoli svetta per una fattura raffinata dal respiro internazionale. Con pieni vuoti e sonori, stratificazioni ritmiche e sonore elaborate, da sentire rigorosamente in cuffia. Un viaggio urbano tra vicoli e strade a quattro corsie, tra le luci e le ombre delle grandi città che ci ingoiano, rendendoci anonimi, come numeri. C'è un fenomeno affascinante e sinistro che si verifica nelle grandi metropoli e riguarda la luce. Essa non si disperde, non rimbalza e non ritorna. Viene assorbita. Il cemento, l'asfalto, le vetrate annerite trattengono ogni barlume, inghiottendolo in una sorta di crepuscolo perenne. Pertanto il cielo sopra una città non è mai davvero buio, ma neanche mai davvero illuminato: è opaco, denso, immobile. È la perfetta metafora di un'esistenza urbana fatta di attese e iperattività, di sovrastimolazione ed isolamento. 

Nel suo album d'esordio, Deci racconta proprio questa dimensione sospesa: Metropoli è il ritratto sonoro di una generazione che si muove in una città che chiede tutto e non restituisce niente, che esige velocità ma lascia immobili, che illude di poter arrivare ovunque ma alla fine sottrae anche la capacità di desiderare. È un disco che osserva l'umanità dietro i neon, le notti insonni dietro le vetrine illuminate, l'eco di passi solitari su marciapiedi affollati. La scrittura del disco vede la collaborazione principale con Gianluca Florulli, Nicola Messedaglia e Stefano Paviani; quest'ultimo in particolare ha supervisionato l'intero progetto. Spiccano poi collaborazioni di scrittura con altri autori noti come Valeria Palmitessa, Alessio Bernabei, Leonardo Lamacchia, Andrea Amati e Andrea Pelliciari. La produzione sonora è affidata per la maggior parte a Laguna, con le collaborazion i di Mario Meli, Alessandro Gemelli, Yves the Male, Valeria Palmitess a, Fra Landi, Fabio Vaccaro e Lorenzo Sattin: un progetto che si muove in una dimensione altalenante, dove la linearità delle melodie si intreccia con i tocchi minimali dell'elettronica di estetica Eighties. 

Metropoli insomma non è il solito album “pop” che ripercorre la linea bussolata dei cliché, è piuttosto un viaggio autentico dentro il vuoto urbano, dentro la stanchezza emotiva. È un disco che parla di chi si sente invisibile nella folla, di chi vive nell'attesa di qualcosa che forse non arriva mai. Per questo è un esordio potente, capace di illuminare non la superficie, ma le crepe. Quelle che di solito restano nascoste. Quelle che raccontano più di ogni superficie scintillante.