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Medicina
Convegno Bayer: come è cambiata la contraccezione negli ultimi dieci anni
“Skylls for the future” è il titolo dell’evento organizzato da Bayer in Italia e svoltosi oggi a Palazzo Pirelli, a Milano. Il tema della contraccezione è stato affrontato da un autorevole esperto del settore quale il Prof. Johannes Bitzer, dell’ospedale universitario di Basilea, firma della rivista specializzata “EIC - European Journal of Contraception”, nonché condirettore del “Journal of Sexual Medicine”.
 
 
 
“Il mutevole panorama della contraccezione – Cosa è cambiato negli ultimi dieci anni”: questo il titolo dell’intervento, nel quale si è anche analizzata una ricerca sulla contraccezione in cinque diversi Paesi europei, pubblicata nel 2000 dall’”American Journal of Public Health”. I dati contenuti nello studio erano stati ricavati da uno studio condotto tra il 1991 e il 1993 in Danimarca, Germania, Polonia, Italia e Spagna. 
 
 
Promossa dall’Unione Europea, la ricerca aveva come obiettivo principale la stima della prevalenza dell’infertilità e della sub fecondità, nonché di identificarne i fattori di rischio. Le interviste hanno riguardato anche l’uso di contraccettivi tra le donne della fascia 25/44 anni, il che ha permesso di aggiornare gli studi sulla contraccezione in Europa, che erano piuttosto datati.
 
 
Rispetto all’Italia, l’indagine ha rivelato significative differenze tra Nord e Sud: nel Settentrione il metodo contraccettivo più usato era la pillola (25,3%), mentre nel Meridione era il coito interrotto (33,4%). Un dato, quest’ultimo, in netto contrasto con altri Paesi europei analizzati, nei quali tale metodo spaziava in una forbice variante tra l’1,4% di Danimarca e Germania, al massimo dell’11% toccato in Spagna.
 
 
L’evoluzione della contraccezione in Italia e all’estero
 
 
Italia e Spagna si sono dimostrate le meno propense all’uso dei contraccettivi orali anche nella ricerca svolta nel 2004 da Skouby, con un’incidenza inferiore al 20%.
 
 
Le 12.000 donne intervistate in questa occasione hanno affrontato anche le ragioni alla base del discontinuo uso dei contraccettivi: la principale era rappresentata dagli effetti collaterali, prevalente sia rispetto al successivo desiderio di gravidanza, sia a problematiche sanitarie o di eccessivo aumento del peso corporeo.
 
 
In Italia, risulta che la contraccezione orale è il metodo più utilizzato, davanti al preservativo (19%). Da segnalare, però, il 22% totalizzato dalla voce “altri metodi” e il 24% di “nessun metodo”. La stessa ricerca ha in pratica spaccato l’Europa in due: la pillola era sopra il 30% in Francia, Germania, Regno Unito, Austria e Repubblica Ceca, mentre era sotto tale soglia non solo in Italia, ma anche in Scandinavia, Spagna, Russia e Paesi Baltici.
 
 
La diffusione della contraccezione uterina (IUC)
 
 
Negli anni successivi è aumentata sia la consapevolezza che la diffusione della contraccezione uterina (IUC), ma anche in questo caso con significative differenze tra i vari Paesi europei. La diffusione massima è stata all’Est (16,3%, con punte come il 35,9% dell’Estonia), mentre nella parte occidentale del Continente si è fermata al 5,7%. L’Italia è perfettamente in media, col suo 5,8%. 
 
 
Tali differenze si legano a vari fattori, tra cui le diverse condizioni economiche, legislative, di pratica clinica e di disponibilità riscontrate nelle diverse realtà nazionali. 
 
 
Da tale analisi derivano linee-guida delle quali tenere conto nello screening preventivo. Per quanto riguarda l’Italia, è emersa chiaramente la necessità di prediligere test specifici su donne con fattori di rischio, piuttosto che screening generalizzati sull’intera popolazione femminile.
 
 
 
Contraccezione: l’importanza del counseling
 
 
Per fare incontrare le diverse necessità di medici e pazienti, il Prof. Johannes Bitzer ha invitato a intensificare l’interazione personale, escludendo i metodi sgraditi alle donne, ma soprattutto incoraggiandole ad esternare le proprie sensazioni e le proprie paure.
 
 
Solo una piccola parte dei contraccettivi disponibili sul mercato (ad esempio, i condom maschili e femminili) possono essere utilizzati al di fuori della relazione col medico. Il secondo step di questa relazione consiste nel cogliere il feedback della paziente e valutare il suo specifico profilo biologico e psicosociale per indicarle la strada migliore. 
 
 
“Spesso si pensa che l’età sia l’unica variabile della quale tenere conto in questi casi, ma si tratta di una considerazione molto superficiale”, ha spiegato. “I fattori da considerare sono invece molteplici: stili di vita, rischi cardiovascolari o ossei, eventuali irregolarità del ciclo mestruale, diabete, ansia, depressione e diverse altre condizioni cliniche, solo per citarne alcuni. Solo al termine di questa complessa valutazione, medico e paziente possono optare, insieme, per la migliore soluzione. Ogni scelta, presenta infatti aspetti positivi e negativi che vanno adeguatamente soppesati”.
 
 
Il counseling riveste un aspetto fondamentale e il Global Intra Group ha identificato alcuni  step necessari per una corretta seduta di counseling sulla contraccezione uterina, tra cui ad esempio: Stabilire i bisogni contraccettivi della paziente – Comunicare i potenziali benefici dei diversi metodi di contraccezione  – Rassicurare la paziente dando risposta alle sue preoccupazioni – Aiutarla a decidere – Confermare la scelta della paziente.
 
 
“Un corretto percorso di accompagnamento verso la scelta riduce l’incertezza, rafforzando la consapevolezza e quindi la tolleranza della paziente. Tale percorso deve comprendere l’informazione sul metodo che verrà utilizzato, con i connessi rischi e benefici e le conseguenze che ci saranno in termini di abbondanza del flusso mestruale e di presenza del device”, ha spiegato Bitzer. “Lo studio condotto da Whitetaker nel 2008 evidenzia come basti un counseling di tre minuti per cambiare l’atteggiamento di adolescenti e giovani donne nei confronti della contraccezione uterina”.
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