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Medicina
Coronavirus: come evitare stress lavorativo e burn out di medici e infermieri

Per gli operatori sanitari il rischio di problemi psicosomatici legati all’emergenza Covid-19 è alto. Molti studi hanno dimostrato l’alta incidenza di disturbi da stress postraumatico che colpisce medici e infermieri durante o al termine di emergenze come quella in corso da coronavirus. Ora, il protocollo Greg Crosby aiuta a prevenire queste problematiche.

Ripristinare i ritmi quotidiani, pensare al ‘qui ed ora’, fare esercizi per il rilassamento corpo-mente, prestare attenzione all’alimentazione e alla qualità del sonno.

Sono alcuni dei punti del protocollo psico-educativo ideato da Greg Crosby oggetto di un piano di formazione coordinato da Neomesia in collaborazione con la Società Italiana di Medicina Psicosomatica rivolto a quasi 70 operatori tra psicologi, medici, infermieri e direttori di struttura del gruppo KOS.

Neomesia, gruppo specializzato nella diagnosi e nella cura delle principali patologie psichiatriche, ha promosso in collaborazione con la Società Italiana di Medicina Psicosomatica (SIMP), un piano di formazione basato sul protocollo psicoeducativo ad orientamento psicosomatico messo a punto dallo psicoterapeuta Greg Crosby e utilizzato per dare supporto agli operatori sanitari impegnati nell’emergenza Covid 19, guidandoli nella gestione di ansia, angoscia e stress così da permettere la riduzione delle situazioni di ‘burn out’.

Sono stati coinvolti psicologi, psicoterapeuti, psichiatri, fisiatri, infermieri, terapisti occupazionali, direttori di struttura, educatori, assistenti sociali per un totale di 70 destinatari in 43 strutture tra cliniche psichiatriche, comunità psichiatriche, RSA, ospedali, centri di riabilitazione del gruppo KOS, di cui Neomesia fa parte.

Il protocollo, che grazie alla SIMP ha ottenuto dall’International Association Group Psychoterapy (IAGP) l’autorizzazione ad essere adattato alla realtà e alla cultura italiane, è stato adottato in diverse nazioni in stato di emergenza per il COVID. A Wuhan, in Cina, oltre 100.000 operatori sono stati formati via web.

Antonino Minervino, presidente Società italiana di Medicina Psicosomatica (SIMP) commenta: “Il protocollo elaborato da Greg Crosby offre delle concrete e immediate modalità di sostegno nelle situazioni emergenziali – e per questo si differenzia dalle psicoterapie che richiedono tempi più lunghi – per le persone che sono sottoposte a situazioni di stress.

L’obiettivo è quello di fornire una modalità pratica e immediata per scaricare lo stress accumulato nel turno di lavoro e per imparare a gestirlo. Attraverso gli esercizi la persona viene aiutata a riorganizzare il tempo della giornata, ristabilire i ritmi quotidiani ‘normali’, e a spezzare il circolo vizioso che porta il momento del ‘dopo-lavoro’ ad essere un momento disfunzionale e non un momento del riposo, in quanto carico di tensioni e preoccupazioni”.

In una condizione di emergenza come quella in corso ciascuna persona e, con maggior frequenza gli operatori del settore sanitario, possono infatti presentare forme di disagio, sofferenza e malessere. Una condizione che se perdura nel tempo può rappresentare un rischio elevato per la salute.

Il protocollo intende ripristinare una routine giornaliera proponendo una programmazione che tenga conto degli aspetti fondamentali della vita di ciascuno: dal proprio lavoro che deve avere un inizio e una fine, al tempo da dedicare ad attività piacevoli, all’esercizio fisico, al mantenimento e cura della rete sociale, con attenzione naturalmente alla dieta all’igiene del sonno. 

Per ritrovare l’equilibrio il protocollo insegna a riporre la propria attenzione alle esperienze sensoriali del momento: suoni, odori, sensazioni. Anche la ricerca, l’individuazione e il rafforzamento di abilità personali permettono di attivare la consapevolezza del presente. Mentre respirazione ed esercizi di grounding (tecniche di radicamento nel tempo e nello spazio presenti) consentono di rilassarsi.

Cosimo Argentieri, direttore sanitario e qualità di Neomesia afferma: “La prima motivazione che ci ha spinto a mettere in atto questo percorso formativo è stata il considerare gli operatori come persone.

Come gran parte delle persone che vivono questo particolare momento si trovano ad affrontare esperienze emotivamente coinvolgenti: stati di ansia intensa, paura, confusione, sino all’angoscia di morte, vissute anche attraverso la sofferenza dell’altro (pazienti e parenti). Sono sollecitazioni e sentimenti che mettono a dura prova la stabilità psichica di ciascuno.

Queste problematiche se non accolte ed affrontate, possono portare a disagi più gravi nel lungo termine, fino all’insorgere di vere e proprie patologie. Pertanto si rivela molto utile un supporto psico-fisico e di ascolto attivo”.

La formazione consente a un operatore che apprende il protocollo la possibilità di essere a sua volta docente/formatore per altri operatori. Un ‘effetto a cascata’ che il gruppo KOS intende avviare per rendere disponibili colloqui di sostegno in ciascuna struttura, fornendo a tutti i propri dipendenti la possibilità di superare il disagio della situazione attuale di emergenza.

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