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Roma, 1 lug. (Adnkronos) - Un nuovo capitolo si aggiunge al caso Open. Il leader di Italia Viva Matteo Renzi ha presentato nei giorni scorsi un esposto al Procuratore di Genova relativo al materiale di indagine del procedimento dei pm fiorentini sulla Fondazione Open. L’ex premier lamenta che nel materiale che sarebbe stato inviato dal procuratore aggiunto di Firenze Luca Turco al Copasir “vi sarebbero anche documenti che riguardano il sottoscritto, ma che la Corte di Cassazione” esprimendosi sul ricorso presentato da Marco Carrai “aveva già deciso di eliminare dal fascicolo con decisione assunta in data 18 febbraio. Ove questa informazione risultasse corretta, infatti, saremmo davanti ad un fatto gravissimo”.“L’invio ai membri del Copasir arreca un danno ingiusto al sottoscritto perché, in violazione di un preciso ordine della Suprema Corte, veniva fatto circolare materiale illegittimamente acquisito, che doveva essere restituito al proprietario, senza alcuna possibilità di conservazione da parte dell’Ufficio che, anzi, avrebbe dovuto ordinare la distruzione delle copie in suo possesso”, scrive Renzi.“Il fatto che questo materiale contenesse informazioni sensibili quali messaggistica, corrispondenza e documenti del sottoscritto era evidente come è palese che, almeno in questo caso, non possa sussistere alcun dubbio sull’elemento psicologico: il Procuratore sapeva che quel materiale andava distrutto, sapeva che riguardava (anche) il sottoscritto, sapeva che avrebbe creato un pregiudizio alla mia persona e alla mia attività politica oltre che alla mia reputazione professionale”. Renzi inoltre chiede “espressamente” di essere sentito, e che si accertino i fatti e che si valuti se ricorrano i presupposti per le ipotesi dei reati di abuso d’ufficio, rifiuti di atti d’ufficio e mancata esecuzione dolosa di un provvedimento di un giudice. Sempre nell’ambito del caso Open, Carrai nei giorni scorsi ha presentato, attraverso i suoi difensori, un nuovo esposto al Procuratore generale presso la Corte di Cassazione, che si aggiunge a quello già presentato il 29 aprile scorso, in cui si fa riferimento a “un nuovo e gravissimo episodio di cui si è reso ancora una volta protagonista il procuratore aggiunto di Firenze Luca Turco”, chiedendo di esercitare l’azione disciplinare nei suoi confronti. Il 9 aprile scorso era già stata presentata una denuncia alla Procura di Firenze per l’ipotesi di reato di pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale dopo la pubblicazione di alcuni articoli di stampa relativi all’inchiesta per la Fondazione Open, in cui veniva virgolettata una conversazione whatsapp. “Questa conversazione – si legge nell’esposto dell’imprenditore - era contenuta nel portatile del signor Carrai, che gli era stato sequestrato per ordine dei procuratori di Firenze Luca Turco e Antonino Nastasi, con un provvedimento che era stato annullato senza rinvio dalla Corte di Cassazione in data 18 febbraio 2022. La sentenza della Corte Suprema, annullando il sequestro, aveva anche espressamente vietato alla Procura di Firenze il trattenimento e la diffusione dei dati che erano stati estrapolati dai supporti informatici di Carrai”. A seguito di quella denuncia “veniva, dunque, avviato un procedimento penale nei confronti dei giornalisti, che era stato assegnato ad altro procuratore aggiunto di Firenze, Gabriele Mazzotta. Il 30 maggio scorso, Turco, in risposta ad una richiesta di Mazzotta, attestava che ‘il whatsapp menzionato nell’articolo di stampa è contenuto nella nota GdF 1/12/21, depositata il 2/12/21, nell’ambito del procedimento penale in epigrafe indicato. Gli atti delle indagini preliminari sono stati trasmessi con richiesta di rinvio a giudizio dell’1/2/22 al Giudice per l’udienza preliminare, che il 9 febbraio scorso ha emesso il relativo decreto di fissazione udienza’. “Tali affermazioni di Turco sono false – secondo Carrai e i suoi difensori - Infatti, non è vero che la nota della GdF dell’1 dicembre 2021 sia stata trasmessa al gip l’1 febbraio 2022 con la richiesta di rinvio a giudizio, ma è vero, invece, che è stata depositata da Turco soltanto nel corso dell’udienza preliminare del processo sull’inchiesta Fondazione Open, tenutasi il 4 aprile 2022, quindi dopo e non prima della sentenza della Corte Suprema”. Secondo Carrai, “anche a seguito di quelle false affermazioni, Mazzotta ha formulato una richiesta di archiviazione, che risulta inequivocabilmente viziata dalla falsa rappresentazione della realtà, operata da Turco”. Richiesta a cui i difensori hanno presentato opposizione.





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