Politica
Calderoli: Salvini candidato premier. Silvio? Ministro degli Esteri
Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)
Sarà Matteo Salvini il candidato premier del Centrodestra quando si voterà per le elezioni politiche? "Secondo me assolutamente sì. Età, capacità, programmi, consenso: questi quattro fattori non fanno che cascare su di lui la scelta". Lo afferma ad Affaritaliani.it il vice-presidente del Senato Roberto Calderoli. Che cosa intende Salvini quando parla di ticket con Berlusconi? Che ruolo potrebbe avere l'ex Cavaliere in un governo guidato dal segretario della Lega? "Berlusconi si trova ancora in una situazione di non candidabilità a qualunque carica pubblica. O arriva qualcosa dall'Europa che modifica il suo status o lui in questo momento non è candidabile". E quindi non può neanche far parte del governo... "Assolutamente no, può fare il consigliere ma non può avere un ruolo ufficiale nel governo". Magari potrebbe essere consigliere di Salvini per la politica estera... "Credo che Berlusconi abbia maturato molta esperienza e soprattutto sull'estero si è mosso molto bene. Era contro l'attacco da parte dei francesi alla Libia e ha sempre avuto ottimi rapporti con Putin e ha condannato le sanzioni europee alla Russia. Credo che potrebbe avere un bel ruolo, ma non si sa nel momento in cui si andrà a votare quale sarà la sua posizione, sia per la variabilità della possibile data delle elezioni sia per la possibilità che intervengano dei fatti nuovi. Arriva la risposta dell'Europa? Arriva la risposta della Corte Costituzionale rispetto a una parte della Severino? Oggi non sono in grado di rispondere. Ma se andassimo al governo modificheremmo subito la Legge Severino così Berlusconi potrebbe ricoprire il ruolo di ministro degli Esteri".
Salvini premier attraverso le primarie o Salvini premier punto e basta? "Se una coalizione si trova ad esprimere spontaneamente un candidato credo che non ci sia la necessità di fare le primarie. Siccome questo non accadrà, perché tutti pensano di avere in tasca la carta migliore, a quel punto l'unica risposta la può dare il popolo". Alfano fuori dalla coalizione, vero? "Non è proprio mai esistita nemmeno questa ipotesi. Prima di qualsiasi tipo di accordo bisogna vedere che cosa si va a fare insieme". Con Fitto è possibile dialogare? "Assolutamente sì, non vedo perché no". E con la Meloni? "Certo che sì, ma non perché sono bravi o belli, bensì perché su certi temi hanno condiviso entrambi le nostre posizioni. Fitto più sul tema dell'opposizione rispetto a Renzi, al punto di rompere con Berlusconi. La Meloni è stata con noi anche su altri temi, non solo l'opposizione al governo Renzi, ma anche sull'immigrazione e altro". Tosi dentro o fuori? "Francamente non lo vedo proprio. E' un fuoco di paglia che dura il tempo della notorietà che ha acquisito perché ha rotto con la Lega. Quando il filo viene bruciato non esiste più".
Lei che un mago dei regolamenti parlamentari, sta studiando qualcosa per mettere in difficoltà la maggioranza sul ddl Boschi a Palazzo Madama? "Io studio tutti i giorni perché non si smette mai di imparare, come dicono i grandi maestri". Il governo cadrà sulle riforme costituzionali? "Dipende da lui, se sceglie la strada di andare contro il Parlamento, è chiaro che il Parlamento lo metterà sotto. L'unica forza che in questo momento ha il governo Renzi non sta né nei contenuti, né nei numeri, né nel consenso ma deriva dal partito della minestra, ovvero coloro che vogliono arrivare alla fine della legislatura o perché il loro partito ha ridotto enormemente i consensi, e non tornerà in Parlamento, o perché sanno che non verranno ricandidati. E anche se odiano Renzi saranno i suoi migliori alleati". Renzi si dimette se passa il Senato elettivo? "Sarebbe uno sciocco. Non dovrebbe nemmeno arrivare a metterla come condizione. Non capisco che cosa abbia di così sconvolgente il Senato elettivo. Se lo riduce a 100 da 315 componenti sarebbe comunque un risultato enorme. Non solo, otterrebbe anche la fine del bicameralismo paritario e un'accelerazione dei processi legislativi. La sintesi del problema, che nessuno ha ancora capito, è che Renzi sostiene la tesi secondo la quale gli oppositori vogliono difendere l'esistenza del Senato, ma qui non in gioco il Senato ma il Parlamento. La maggioranza vuole far diventare anche la Camera dei Deputati un accessorio del governo con tutti i poteri in mano al premier e all'esecutivo, questo accadrebbe se dovesse passare la riforma istituzionale abbinata all'Italicum".