Riorganizzazione del M5s e Schlein in bilico nel Pd, Conte prepara l'attacco sul referendum sulla giustizia. Le manovre d'autunno - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 17:23

Riorganizzazione del M5s e Schlein in bilico nel Pd, Conte prepara l'attacco sul referendum sulla giustizia. Le manovre d'autunno

Conte sarebbe pronto a sferrare l’attacco sul referendum a gennaio, mentre per ora sta alla finestra...

di Vincenzo Caccioppoli

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Parola d'ordine, tenere bassi i toni sul referendum sulla giustizia, per non rischiare, in caso di una vittoria dei sì (che i sondaggi fino ad ora danno probabile), di subirne i contraccolpi negativi. Questa è la strategia che il Pd di Schlein sembra voler perseguire, magari lasciando ai cinque stelle e al loro mentore Marco Travaglio l’onere di tenere alta la bandiera del no alla riforma Nordio.

La segretaria, infatti, sa che dentro al partito e fuori da esso, esiste da tempo una congiura per eliminarla dalla corsa verso Palazzo Chigi, e dopo l’errore del referendum su articolo 18, non vuole rischiare di dare nuovi argomenti ai suoi tanti avversari. Perché a questo punto sulla giustizia si sta giocando una partita che ruota intorno alla politicizzazione del referendum.

La presidente del Consiglio non se la giocherà alla Matteo Renzi, vittima della personalizzazione che egli stesso diede alla consultazione del referendum costituzionale del 2016. Meloni ha capito la lezione gratuitamente offerta dall’allora premier. Ecco allora che la palla passa a Giuseppe Conte, che anche se non proprio entusiasta (ma d’altra parte non può proprio tirarsi indietro, di fronte ad un tema così caro al suo mentore Marco Travaglio), che però astutamente non si butta a testa bassa (rischiando figuracce come quella di Nicola Gratteri che ha letto in diretta una falsa intervista di Giovanni Falcone) sul tema del no tout court sul referendum.

È convinto invece di adottare una strategia che sia di accerchiamento e che partendo dai risultati della manovra di bilancio, e della sicurezza (un tema che ora dopo anni di lassismo sembra tornare di moda anche a sinistra) crei un certo clima di negatività verso il governo (che fino ad ora non pare vedersi) in grado di mobilitare il popolo di sinistra a votare no al referendum. Voci dentro al movimento, dicono che Conte sarebbe pronto a sferrare l’attacco sul referendum a gennaio, mentre per ora sta alla finestra. Il suo chiaro intento è quello di apparire un leader concreto che guarda ai bisogni della gente, che sarebbero, a suo dire, aggravati dai fallimenti del governo Meloni.

Ha fatto una certa impressione il suo paragonare Giorgia Meloni allo strapotere mediatico di Silvio Berlusconi, quando la Preziosi sul domani gli ha chiesto conto dell’ancora consenso del premier “Perché la destra ha in mano direttamente e indirettamente una mostruosa concentrazione di tv e giornali. Tengono alta la propaganda e scaricano ogni colpa sull’opposizione, mentre stanno campando di rendita grazie ai 209 miliardi del Pnrr. Ma dopo tre anni e quattro manovre di bilancio si iniziano a vedere i danni della loro incapacità.” Un attacco diretto alla premier, certo, ma allo stesso tempo, anche un modo per segnare una differenza con la Schlein. E poi sempre sul Domani (che come il Fatto sembra sempre più appoggiare la sua candidatura a premier), ecco l’affondo sulla sicurezza (d’altra parte sotto il suo primo governo fu approvato il decreto sicurezza)” Non è solo un problema di ordine pubblico. La loro propaganda ideologica nasconde un totale fallimento. Come per l’immigrazione: fallimento del blocco navale, fallimento dei centri d’Albania. E del piano Mattei, di cui nessuno parla più: si deve essere perso nel Mediterraneo. Quanto alla sicurezza, è una delle tre emergenze nazionali, assieme alla crisi che vivono famiglie e imprese. “E così, impugnando l’agenda della destra, Conte si ritrova improvvisamente in sintonia anche con quella parte di Pd o di ex Pd, a partire da Matteo Renzi, che pensa di contendere voti a Meloni sfidandosi sul suo sul terreno. Ed è per trovarsi pronto alla sfida che lo attende (quella per le premiership di coalizione) che sta riorganizzando anche il movimento al suo interno, dopo le clamorose dimissioni della Chiara Appendino (sempre più emarginata, dicono fonti interne, “Conte è molto pieno di sé e se tradisci la sua fiducia sei finito” dice un fonte anonima del movimento).

Alla vicepresidenza ormai danno per certo l’arrivo di uno dei volti più noti e presentabili Stefano Patuanelli, stufo ormai di fare da “balia” ai senatori e si fa strada anche la voce che la presidente della commissione vigilanza Rai, Barbara Floridia sia in grande ascesa e possa sostituire proprio l’Appendine. Insomma serrare i ranghi con i fedelissimi per la lunga campagna di inverno e poi quella primaverile del referendum. Ma tutto passa dalle elezioni in Puglia, e soprattutto in Campania. Sondaggi in mano ai cinque stelle dicono che il movimento potrebbe raccogliere il 10% in Puglia e il 12/13% in Campania.

Ed ecco che un successo in Campania con Roberto Fico (e un buon risultato nella sua Puglia) gli permetterebbe non solo di avere il secondo presidente di Regione, dopo Alessandra Todde in Sardegna, ma anche di rafforzare il peso del movimento all’interno della coalizione. “Il momento è propizio, perché anche all’interno del Pd, sono in molti a preferire lui alla Schlein, e non è un caso che lui stia spostando il baricentro della sua azione verso il centro. È chiaro che vuole raccogliere anche tutta quella parte di moderati che fanno parte della corrente dei riformisti.

Anche perché a Montepulciano ne vedremo delle belle, e se fossi in Schlein io mi preoccuperei molto” dice un deputato di vecchio corso del Pd. A Montepulciano il 28-30 novembre è prevista una riunione di tre aree del Pd (tanto per capire l’unità e la compattezza del partito in questo momento) Areadem che fa a capo a Dario Franceschini, dems di Andrea Orlando (che molti danno sempre più in rotta con la segretaria, e ex Articolo 1 che fa capo a Roberto Speranza (alias Pier Luigi Bersani) a cui parteciperà anche la segretaria dem. Si tratta delle aree che avevano sostenuto Schlein nella corsa al Nazareno e che oggi rappresentano l’asse più vicino alla segretaria. “A Montepulciano non nascerà un nuovo correntone” spiega un promotore dell’iniziativa. L’obiettivo non è la fusione, ma un confronto aperto tra esperienze diverse.

“La differenza delle esperienze politiche non va rimossa – sottolinea la fonte – perché la pluralità dei contributi è una ricchezza per il partito”. sarà anche vero ma per chi conosce il Pd questa ha tutta l’aria dei più classici dei trappoloni per una segretaria che, subodorando l’aria, come ha detto due giorni fa il suo fedelissimo Igor Taruffi, starebbe pensando seriamente ad un congresso straordinario subito dopo le elezioni regionali e quelle sul referendum della giustizia. Ed in tutto questo intanto Conte gongola e prepara le sue mosse. Un clima non certo incoraggiante per l’unità della coalizione, così testardamente inseguita dalla Schlein e che invece mai come ora sembra messa sempre più a rischio al suo stesso interno.

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