Manovra, M5S stronca Meloni: "'Leggina di bilancio' per compiacere le agenzie di rating. Dal taglio delle tasse 1,2 euro al giorno" - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 14:17

Manovra, M5S stronca Meloni: "'Leggina di bilancio' per compiacere le agenzie di rating. Dal taglio delle tasse 1,2 euro al giorno"

Gianmauro Dell'Olio, vice-presidente della Commissione Bilancio della Camera

Di Alberto Maggi

"Se non vi fosse stato il PNRR — quei circa 200 miliardi assicurati all’Italia dal “criminale” Conte (copyright Meloni durante il periodo Covid) - la crescita nel 2025 sarebbe stata -0,5% e nel 2026 -0,7%"


"La Legge di Bilancio 2026 si presenta come una manovra povera, priva di reale impatto sulla crescita economica". Lo afferma intervistato da Affaritaliani Gianmauro Dell'Olio, vice-presidente della Commissione Bilancio della Camera ed esponente del Movimento 5 Stelle. "Per essere precisi, se non vi fosse stato il PNRR — quei circa 200 miliardi assicurati all’Italia dal “criminale” Conte (copyright Giorgia Meloni, in Aula durante il periodo Covid) - che Fratelli d’Italia all’epoca avversava, la crescita del 2025 sarebbe stata pari a -0,5% e quella del 2026 a -0,7% (cfr. pag. 119 del Documento Programmatico di Finanza Pubblica del Governo)".

"Che questa manovra sia priva di effetti espansivi lo certifica lo stesso MEF: nel quadro previsionale, infatti, la stima di crescita per il 2026 resta identica sia nello scenario a legislazione vigente (senza la Legge di Bilancio) sia in quello programmatico (con la Legge di Bilancio). I circa 19 miliardi messi in campo — mai una cifra così bassa dal 2014 — si disperdono in una miriade di microinterventi. I 154 articoli del testo “bollinato”, che ha iniziato a circolare ieri, confermano questa frammentazione: una costellazione di misure parziali, se non del tutto irrilevanti, con cui il Governo tenterà di fornire risposte simboliche a problemi strutturali del Paese", spiega l'esponente pentastellato.

"Partiamo dal taglio dell’IRPEF: circa 3 miliardi di euro per garantire a meno di 14 milioni di contribuenti un beneficio che, nel migliore dei casi, equivale a 1,2 euro al giorno — un importo che in molte zone d’Italia non basta neppure per un caffè. Segue la detassazione degli aumenti contrattuali, presentata dalla presidente Meloni come una svolta epocale, ma rimasta ignorata da tutti nel dibattito parlamentare sul Consiglio Europeo. Comprensibilmente: si tratta di una misura sperimentale e temporanea, destinata a ridursi del 75% nel 2027 e del 90% nel 2028, con un impatto marginale (stimato tra 4 e 6 euro al mese)", aggiunge dell'Olio.

"Quanto alle imprese, sono previsti circa 3 miliardi, distribuiti tra diverse iniziative: la ZES unica (su cui permangono forti dubbi riguardo alle percentuali di agevolazione effettive, visto che nel primo anno il contributo medio si è fermato al 17,7%), il rifinanziamento della Sabatini, il ritorno al super e iper ammortamento — che tuttavia escludono gran parte delle PMI — e poche altre misure marginali. In sostanza, appena 7 miliardi spalmati sul triennio, a fronte del triplo richiesto da Confindustria e dei 25 circa promessi dalla stessa Meloni per sostenere le imprese di fronte ai nuovi dazi".

"Sul fronte delle coperture, la creatività del Governo raggiunge nuove vette. Due anni fa - sottolinea il vice-presidente della Commissione Bilancio della Camera - assistemmo alla “giravolta spaziale” della tassa sugli extraprofitti bancari, poi stravolta dopo una “telefonata” - secondo indiscrezioni - che segnalava al Governo che una banca in particolare avrebbe avuto una perdita potenziale di oltre 50 milioni di euro. La copertura divenne una farsa, perché si permise alle banche di scegliere se pagare oppure mettere soldi a patrimonio, e ovviamente tutte scelsero la seconda opzione e il gettito per lo Stato fu pari a zero euro. L’anno scorso arrivò la copertura “per finta”: il rinvio della deducibilità delle DTA (attività per imposte anticipate) da parte delle banche, con conseguente aumento temporaneo dell’imponibile e del gettito e utilizzo consentito dopo alcuni anni. Questo però non può essere considerata una copertura reale, ma un anticipo di gettito. Quest’anno, il Governo (con o senza telefonata, non sappiamo) si è inventato una norma di copertura (ipotetica) sui profitti bancari: presi dall’estro compositivo hanno scritto che il versamento si basa sul “comportamento razionale” delle banche (sic) per definire quanta parte dell’extragettito dovranno devolvere allo Stato. Da questa esercitazione di ottimismo (insieme ad altre misure minori) l’esecutivo prevede di ricavare circa 4,3 miliardi di euro. Le restanti coperture derivano da una rimodulazione del PNRR (5 miliardi) e da tagli ai ministeri (2 miliardi), i quali, come noto, vengono spesso reintegrati nel corso dell’anno attraverso nuove assunzioni e fondi per gli staff ministeriali", argomenta il deputato dei 5 Stelle.

"La manovra prevede una discesa del rapporto deficit/PIL sotto la soglia del 3%. In teoria, un segnale positivo; in pratica, funzionale più a scopi tattici che economici. L’obiettivo non è tanto uscire dalla procedura di infrazione — Francia e Germania viaggiano rispettivamente intorno al 5% e oltre il 3% — quanto attivare la clausola di salvaguardia che consente di scorporare la spesa per la difesa dal Patto di Stabilità. Ciò comporterà 23 miliardi di spesa aggiuntiva nel triennio, finanziata in deficit tramite nuove emissioni di BTP o ricorso al prestito europeo SAFE, una delle componenti del piano di riarmo europeo, ora ribattezzato con un più tranquillizzante “Readiness 2030”. Eppure, secondo l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, le spese militari hanno un moltiplicatore economico di appena 0,5: per ogni euro speso, il PIL cresce di soli 50 centesimi, contro gli oltre due euro generati da investimenti in energie rinnovabili e transizione verde. In definitiva, una “leggina di bilancio” costruita per compiacere le agenzie di rating, ma incapace di stimolare una crescita reale in un Paese che da tre anni oscilla intorno allo zero e continua a essere il fanalino di coda dell’Europa", conclude Dell'Olio.

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