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Governo, Conte vince il round con Renzi. Il match prosegue e il Paese arranca

Governo, Conte vince il round con Renzi.  Il match prosegue e il Paese arranca

Come il pugile sconfitto nell’ultimo match chiede subito al suo avversario vincitore la rivincita per cercare di riprendersi la corona perduta così fa Renzi con il premier Conte e con gli alleati della maggioranza di governo, Pd e 5Stelle. L’ex segretario Pd ex premier e attuale capo di Italia Viva - più che un partito mignon solo una trovata di palazzo per tentare scorrerie con una zattera corsara ad uso e consumo della propria visibilità e del proprio potere –  nello scontro sulla prescrizione non è andato ko solo perché dall’angolo del ring hanno gettato l’asciugamano e l’arbitro, dal Colle, ha posto fine a quello che sarebbe stato un massacro per lo sfidante della corona che resta, malferma, sul capo di Conte. 

Renzi è come quel topo che vuol portar via l’esca senza rimanere nella trappola. Ogni volta esce sanguinante ma fa finta di niente. Conte sa che Renzi, strumentalizzando i dossier in agenda, ci riproverà presto, per cui altra via non ha se non quella di assestare al leader di Rignano il colpo finale. Facile a dirsi ma forse meno facile a farsi. Ciò per la debolezza dell’impianto politico della maggioranza che regge sulla paura delle elezioni anticipate e della consegna di palazzo Chigi a Salvini.  C’è il M5S che è tornato in piazza, nella piazzetta capitolina Santi Apostoli, come volesse emulare le Sardine o comunque volesse rimettersi la giubba movimentista in un ruolo di partito double-face: di lotta e di governo per cercare di ritrovare l’identità e il consenso politico ed elettorale in caduta libera.

 “Noi contro il ritorno del privilegio. Per uno Stato che premi gli onesti e punisca i furbi” E’ lo slogan di ieri dei 10 mila ma il rimbalzo mediatico nazionale è scarso e ancora più scarso è l’appeal con gli italiani che non gradiscono chi arriva alle manifestazioni con l’auto blu e protesta contro la casta e contro il governo di cui fa parte. C’è anche il Partito democratico che sulla spinta del voto emiliano favorevole guadagna nei sondaggi lo zero virgola, assestandosi a livello nazionale sul 20%, ma che resta ansimante nel bivio, strattonato da chi vuole andare più a destra, chi più a sinistra, chi al centro in un Paese in crisi e in un mondo in movimento, adesso anche nell’incubo del Coronavirus. E’ in atto la solita commedia all’italiana in un infinito gioco delle parti dove tutti annunciano grandi cambiamenti per lasciare tutto come prima. Resta valida, nei partiti, la prima regola andreottiana: “Il potere logora chi non ce l’ha” con Salvini che, girando a vuoto, rischia il surriscaldamento e quindi il grippaggio della Lega. E resta valida, sul governo, anche la seconda regola andreottiana: “Meglio tirare a campare che tirare le cuoia”. La forza di Conte, oltre la capacità di essere buon mediatore perché  buon incassatore, sta nella debolezza altrui, di tutti gli altri nessuno escluso. 

La forza di Conte sta nel sapere che al di là delle minacce, nessun partito della maggioranza vuol tirare la corda fino a spezzarla perché il rischio elezioni darebbe il benservito a molti parlamentari e ai dirigenti dei partiti di maggioranza, dal centro alla periferia. Un harachiri annunciato. Ora, con questo round sulla prescrizione finito a danno di Renzi, Conte e Zingaretti cercheranno di rendergli la cortesia facendo proselitismo fra i parlamentari (e non solo) di Italia Viva. Qui, come sul resto, conta l’autorevolezza di Conte. Ma un premier tutto impegnato a respingere fiocinate e a evitare colpi bassi e relegato nel ruolo di mediatore prima o poi si sfianca. Comunque perde consenso fra la gente perché i nodi veri che stringono il Paese sono tutti lì. La questione, come si diceva una volta, è politica. Va oltre il ruolo, il carattere, le ambizioni dei singoli protagonisti di questo governo e di questa maggioranza. Anche perché Renzi, tornerà presto a soffiare sul fuoco, ci riproverà. Fra trappole e contro trappole si può tirare a campare ma si manda a picco l’Italia. 

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