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Politica
Il Pd dialoga con Giorgetti e Meloni per silurare Salvini e Renzi
Enrico Letta
Lapresse

Le Amministrative da un lato e l’elezione del presidente della Repubblica, che rimane la partita delle partite, dall’altro. Ed è proprio mettendo a fuoco questi due obiettivi che pure la tattica del Pd si fa doppia. Linee d’azione parallele, ma che alla fine convergono sullo stesso bersaglio. Nel mirino della segreteria Letta, infatti, c’è principalmente Matteo Salvini, il leader della Lega. Partito che seppure un po’ più ammaccato, rimane - secondo buona parte dei sondaggi - il primo del centrodestra, con una ancora forte carica sovranista.

Dunque, soprattutto in vista delle elezioni del 3 e 4 ottobre, offrire una sponda a Giancarlo Giorgetti, numero due del Carroccio e soprattutto punto di riferimento della Lega governista, è d’aiuto alla causa delle amministrative. Contribuisce a far emergere le contraddizioni del partito – anche se via Bellerio in questa fase non ha bisogno di aiutini per spaccarsi al suo interno - e di converso a mostrare plasticamente quanto sia molto più affidabile il centrosinistra nella guida delle città al voto. Proprio in tale ottica è possibile leggere il plauso espresso da Letta al ministro dello Sviluppo economico per la linea ferma tenuta a favore del Green pass. In più, si tratta di una linea che fa risaltare la compattezza a sinistra: “Al di là del fatto che dialogare con Giorgetti e con i presidenti di Regione espressi dalla Lega è più facile che rapportarsi con Salvini, il nostro obiettivo è stato sin dall’inizio sempre e solo tenere unito il centrosinistra - dice ad Affari un big dem -, strategia opposta a quella seguita dalla segreteria Renzi. E poi, ove possibile, stringere accordi con il M5s. Proprio guardando al 2023”. Risultato raggiunto in 39 città al voto, come ha di recente ricordato in Direzione e ribadito anche ieri l’ex ministro Francesco Boccia, responsabile Pd per gli Enti locali.

Ma i dem si muovono pure su un altro piano, con vista Colle stavolta, e cioè quello di avvicinare Giorgia Meloni. Il braccio teso di Letta alla leader di FdI, aprendo al dialogo per eleggere insieme il presidente della Repubblica, è lì a dimostrarlo. Diverse fonti dem incrociate da Affaritaliani.it sottolineano che “con FdI si parla. Ma è così già da quando si è iniziato a discutere di legge elettorale”. Poi sicuramente “aiuta - confermano al nostro giornale - anche l’ottimo rapporto che c’è tra Giorgia Meloni e Francesco Boccia”.

Tornando al Quirinale, comunque, qui la posta in gioco è davvero molto alta. La sfida è infatti più che ambiziosa perché il Nazareno si muove non solo in funzione anti Salvini, ma pure in funzione anti Renzi.  Due piccioni con una fava, insomma. E’ risaputo che i due Matteo siano in contatto e che già in più occasioni, ultima quella offerta dal ddl Zan, abbiano fatto asse. Perché, allora, non cercare di contrapporgliene un altro?  “Non c’è dubbio - continua il big del Pd dietro garanzia di anonimato - che il nostro obiettivo sia evitare che Renzi e Salvini lavorino contro qualcuno”.

Fin qui la tattica. E’ presto, tuttavia, per capire se possa trasformarsi in vera e propria strategia. Nell’immediato paga, racconta una qualificata fonte dem, “sul lungo periodo vedremo”. Di sicuro, “incunearsi nella faglia sempre più vistosa dentro la Lega può avvantaggiare i candidati del centrosinistra in corsa il 3 e 4 ottobre. C’è poi da considerare lo scenario europeo. Rispetto a Salvini, Giorgetti si pone su una linea di confronto con il Ppe, ma di qui a immaginare una scissione della Lega ce ne passa. Molto più facile che alla fine, congresso o no, il Carroccio si ricompatti”.

Sull’altro fronte, pure ipotizzare intese tra Pd e FdI appare complicato: “Mettiamola così - conclude -: intanto, è una linea che produce ulteriori scosse all’interno del centrodestra. E comunque contribuisce a isolare di più Salvini. Parliamo sempre del leader del partito più forte all’interno di questa compagine”.

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