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Politica
Crisi, per uscirne all'Italia serve la sensibilità politica dei cattolici

Il dibattito politico a cui stiamo assistendo in queste ore rende l’immagine di un Paese sempre più ripiegato su sé stesso ed in cui la politica non riesce – evidentemente – ad interpretare quello che realmente sta succedendo, i termini in cui le persone vivono quotidianamente e quello che si sta muovendo attorno all’Italia e che necessariamente ha ricadute importanti sul futuro della Nazione. Le stesse questioni riguardanti la politica industriale, che si chiamino ILVA, Alitalia, Whirpool per citarne alcune, ma anche la perdita di pezzi importanti del cd. “Made in Italy”  e il rischio di una  progressiva perdita di posti di lavoro nel Paese, richiamano soprattutto la responsabilità di chi all’interno dell’esecutivo ha già una storia importante di Governo e di Amministrazione dello Stato sia a livello Centrale che Regionale, ma devono  richiamare l’attenzione anche di parti importanti che della Nazione hanno contribuito a fare la storia, primo fra tutti il mondo cattolico, che è certamente inserito in quelli che comunemente vengono chiamati i ”corpi intermedi”, associazionismo, mondo  profit e no profit, lo stesso  Terzo Settore.  

Nonostante qualche timido tentativo anche di riorganizzazione la voce dei cattolici in quanto tali appare assente, non tanto quella dei Vescovi italiani ma quella del laicato cattolico che in Italia ancora esiste e dei cui valori la politica avrebbe sempre più bisogno. La sensazione è che mentre si sta progressivamente perdendo di vista il motivo dello stare insieme, tutti credano che sia qualcun altro a dover intervenire. E’ necessario conoscere il punto di vista, i termini di una proposta del laicato cattolico impegnato – anche per aprire sempre di più gli spazi della partecipazione ad altre persone che fin qui sono restate ai margini e potrebbero dare linfa ed impulso – sui grandi temi che riguardano il Paese ed il suo futuro. L’Osservatore Romano – a partire da una lucida riflessione del Prof. Giuseppe De Rita – sta raccogliendo e pubblicando contributi importanti di alto livello,  ma cosa pensano i laici cattolici non tanto e non solo - e dal loro punto di vista giustamente - della immigrazione e dei diritti ma della questione industriale e dei temi della ricerca e dell’innovazione qui correlati, della questione operaia, della assenza ormai totale di linee di politica industriale, della progressiva perdita di posti di lavoro che reca con se il grande tema della povertà, della povertà minorile, della povertà energetica?

Quale proposta politica  viene dal mondo cattolico sul tema della transizione energetica – tanto cara alle nuove generazioni mobilitate ad esempio da Greta- , delle infrastrutture materiali ed immateriali,  del debito pubblico e della sua gestione, della scuola, dell’Università ? I dati pubblicati da Eurobarometro dicono di un’Italia - Paese fondatore dell’Europa – più euroscettica fra tutti i Paesi dell’Unione: certo questa Europa basata solo sull’economia non piace nemmeno a noi, va riformata certamente ma qual è la proposta dei cattolici italiani impegnati in politica? Quale il contributo in Europa?  Questo vuoto di contenuti e di pensiero richiede azione, richiede che vada riempito ed è una grande occasione per un movimento cattolico di laici che sappia organizzarsi. La trappola della modernità ci ha reso certamente prigionieri del presente e che – di conseguenza – è  impossibile tracciare  delle linee di politica industriale a lungo termine fino a quando ci troveremo a fare i conti – non uscendone – dal cd. “attimo del presente continuato”, immersi come siamo in una società “presentista “ ed in un una economia “presentista”. La situazione del presentismo si scontra poi  con due ulteriori fattori che oggi  non possono essere sottovalutati: il nuovo paradigma della competitività suggerisce che tra i tanti fattori della produzione le persone e le qualifiche sono probabilmente i più importanti; il capitale umano ha l’ulteriore elemento di attrazione della flessibilità: le competenze professionali che producono eccellenza sono spesso trasferibili fra settori e fra Stati.

Tutta questa analisi richiede pensiero e lungimiranza, il contrario del presentismo: i Governi del G7 prestano da molto tempo una enorme attenzione ai posti di lavoro nell’industria, con una particolare enfasi a quelli di fabbrica. Se a sostegno di questo orientamento vi sono molte ragioni politiche, vi è anche un solido argomento economico che poggia sulla crescita della produttività: un argomento da svilupparsi a lungo analizzando e mettendo insieme tutti gli indicatori sociali, economici, di prospettiva e di un nuovo concetto della produttività. Nella sfera della politica il “presentismo”, poi, ha rotto gli argini, demolendo i pilastri della democrazia rappresentativa, e aprendo la frattura più grave con la quale in tutto l’Occidente stiamo facendo i conti: la separazione fra la società e la politica. Due mondi ormai incomunicabili, distanziati da un reciproco distacco, che si nutre di rancore, indignazione e rabbia. Emozioni e non più interessi o appartenenza. In un campo d’azione dove la cronaca ha sepolto la storia, altro sintomo di una modernizzazione ormai fuori controllo.

Occorre , oltre a criticare talune  forze politiche , che il mondo cattolico aiuti a  ripartire creando o contribuendo a creare un progetto politico e culturale per l’Italia , non escludendo ma coinvolgendo  tutti , da Confindustria ai Sindacati ai Corpi Sociali, con una classe dirigente da rinnovare, degna di questo nome, che sappia assumersi le responsabilità proprie della politica, che sia in grado di tracciare una strada. In questo particolare momento è importante avere strumenti per lavorare su temi concreti di carattere economico dotati intrinsecamente di un risvolto di carattere politico e di ricaduta sul bene comune. E inserire questa azione in un più ampio quadro di riflessione. In sintesi ci sentiamo di riprendere spunto dalle parole di Pio XII: “Azione e non lamento. E’ il precetto dell’ora. Non lamento su ciò che è o he fu , ma ricostruzione su ciò che sorgerà e deve sorgere per il bene della società”. I cattolici nella storia del Paese hanno espresso grandi nomi che hanno contribuito a fare grande l’Italia al suo interno e nel mondo e in questo momento non possono stare a guardare: sarebbero complici del declino cui l’Italia sembra ineluttabilmente andare incontro.

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