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Politica
La sfiducia a Bonafede rafforza Renzi. Così il Cdx fa un favore a Italia Viva
di Paola Alagia
 
La mozione di sfiducia del centrodestra al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede è ormai quasi pronta. Si stanno limando gli ultimi aspetti, come racconta ad Affaritaliani.it una fonte vicina al dossier. La stessa fonte assicura anche che “sarà una mozione molto articolata”. Insomma, le opposizioni studiano i dettagli per lo sgambetto al Guardasigilli. Un effetto, in realtà, la sola attesa della discussione della mozione, fissata per mercoledì prossimo al Senato, lo ha già prodotto: ha aiutato Matteo Renzi a tenere sulla graticola il governo e passare all’incasso su alcune battaglie sostenute da Italia Viva. Svariate fonti osservano, per esempio, come “in un altro momento, senza la spada di Damocle della mozione, il premier Conte non avrebbe incontrato la delegazione di IV”.
 
Italia Viva non a caso ha sempre lamentato la scarsa considerazione per le sue proposte. E, invece, come per incanto, in pochi giorni ecco che ha portato a casa la regolarizzazione dei braccianti, ma l’ha anche spuntata sull’Irap. Non solo, ma sulla questione dell’imposta regionale attività produttive ci sarebbe stata, a quanto risulta ad Affaritaliani.it, pure una telefonata tra il ministro dell’Economia Gualtieri e Renzi. L’ex premier però non si accontenta e continua a rilanciare. Il senso della sua enews di ieri, in fondo, è proprio questo: “Se Di Matteo avesse fatto certe accuse a uno dei nostri - ha scritto Renzi -, oggi i Cinque Stelle ne chiederebbero le dimissioni con manifestazioni di piazza. Ma noi siamo diversi. Noi vogliamo ascoltare il ministro e poi decideremo anche alla luce delle conclusioni del lavoro sui contenuti in corso in questi giorni”.
 
La suspance che serve per portare a casa altri risultati, soprattutto sul fronte della ripartenza del Paese e, quindi, dello sblocco dei cantieri, ma anche e soprattutto sul fronte giustizia. Proprio martedì, in Aula, nel corso dell’informativa di Bonafede, la deputata di IV Lucia Annibali ha detto chiaramente al Guardasigilli: "Noi non abbiamo condiviso molte norme che lei hai messo in campo, una fra tutte, l'abrogazione della prescrizione. Su questa vogliamo riprendere il prima possibile un dibattito mai concluso”.
 
Di ingredienti sul piatto, insomma, Italia Viva ne ha messi tanti e continuerà ad alzare la posta fino alla data fatidica del 20 maggio. “Proprio quello che il Movimento Cinque Stelle ha tentato in tutti i modi di evitare - raccontano dal M5S sotto garanzia di anonimato -. Abbiamo capito il giochetto. E pensare che i nostri alleati del Pd volevano tirarla ancora per le lunghe, finendo col fare il gioco di Renzi”. Non a caso il mood prevalente in queste ore per far salire la pressione, confermato da diverse fonti incrociate dal nostro giornale, è il seguente: “Al di là del caso DI Matteo-Bonafede, bisogna vedere nel dettaglio cos’altro contiene la mozione. La questione delle scarcerazioni dei boss, infatti, rimane di una gravità inaudita e mette tutti in difficoltà. Non solo Italia Viva ma la stessa anima più garantista del Pd”.
 
E’ davvero così? In casa dem come si sta vivendo quest’attesa?  Diversi insider derubricano la vicenda: “La mozione non scalfirà affatto la posizione del Pd. E non solo perché tra i promotori dell’iniziativa c’è la Lega. La vera ragione è che il Partito democratico si è sempre dimostrato un partito responsabile. Molto più del M5s”. “Solo un’intemerata di Bonafede - osserva una fonte - potrebbe cambiare le carte in tavola. Ma il Guardasigilli non è uno stupido. Agli atti, poi, c’è già stato già il passaggio del ministro in Aula di martedì scorso. Un passaggio senza intoppi. E a dirla tutta non si è visto da nessuna parte il tentativo di voler affondare il colpo”. Pure in casa Cinque stelle, raccontano dai Palazzi, “questa mozione è vissuta come già alle spalle. L’attenzione del Movimento è volta sulle beghe interne, casomai. In generale, la sensazione è che tutti siano più concentrati sulle bandierine da fissare, con misure e risorse da portare a casa”.
 
Tirando le somme, quindi, cui prodest questa mozione di sfiducia? “Solo a Renzi per tenere sulla corda Conte e portare avanti la sua operazione di pungolo sulla maggioranza”. Anche se si tratta di un guadagno a tempo. Scade il 20 maggio, appunto. Dopodiché il vero vincitore dell’intera partita potrebbe rivelarsi solo l’esecutivo. Mentre si susseguono voci di rimpasto e si costruiscono alchimie sui governissimi, infatti, storicamente, dopo ogni mozione di sfiducia respinta l’effetto plastico è sempre stato quello di un rafforzamento del governo.
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