Politica
M5s, Conte rieletto presidente. Il 94% ha detto sì all'ex premier, 59mila voti



Tornano le tensioni con Di Maio. E sul voto degli iscritti pende un nuovo ricorso del tribunale di Napoli. Oggi l'atteso confronto con Draghi sul no alle armi
M5s, Conte rieletto. Ora la questione "armi" e il confronto con Di Maio
Giuseppe Conte è stato rieletto presidente del M5s. Tra domenica e ieri gli attivisti sul sito dei pentastellati hanno ridato il via libera all'investitura dell'ex presidente del Consiglio, con 59 mila votanti e una percentuale del 94% di sì. Del resto alternative non ce n'erano e il passaggio era una questione formale legata alla scia di ricorsi legali del tribunale di Napoli. Negli stessi 5 Stelle c'è chi, sbagliando la denominazione esatta ma non la sostanza politica, - si legge su Repubblica - l'ha chiamata "direzione nazionale". Ieri e poi ancora oggi Giuseppe Conte riunisce a Roma i responsabili e componenti dei cosiddetti comitati tematici, che furono da lui stesso nominati; è la prima volta che accade da quando l'ex presidente del Consiglio è al vertice del Movimento e, mettendo l'evento assieme con la nuova votazione online che lo riconferma nel ruolo, rappresenta l'inizio della cosiddetta "fase 2".
Dopo svariati mesi dedicati alla riorganizzazione interna - prosegue Repubblica - si prova così a lasciarsi alle spalle polemiche, liti e inghippi burocratici, rilanciando l'offerta politica e l'agenda di un partito sfibrato dopo quattro anni di governo in tre esecutivi diversi. Non sarà semplice perché i problemi principali, originati da una generale crisi di identità, restano lì. La guerra ha un po' marginalizzato il tema della convivenza tra Conte e Luigi Di Maio, che non è solo una questione personale ma tutta politica e coinvolge il gruppo parlamentare nel suo insieme. Senza dimenticare la regola dei due mandati, altra faccenda che promette bagarre. Sarà pure quindi la fase 2, di sicuro comincia come la fase 1, cioè gravata da ipoteche. Oggi l'incontro a Palazzo Chigi tra Draghi e Conte, sul tavolo il no del M5s all'aumento delle spese militari al 2% del Pil.