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Politica
M5s in ordine sparso, dall’Ucraina al Tap, dal green pass ai balneari

M5s, manca la leadership ma anche una linea

Non c’è pace nel Movimento cinque stelle. E la situazione di stand by con i vertici sospesi, in attesa di sapere quale esito avrà il primo marzo il ricorso pentastellato al Tribunale di Napoli, non agevola una navigazione tranquilla. Con o senza Giuseppe Conte leader riconosciuto giuridicamente, infatti, è da tempo ormai che le truppe parlamentari vanno in ordine sparso. La faida esplosa tra l’avvocato e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, per il momento soltanto congelata, poi di certo non aiuta. E così si procede giorno per giorno, ora per ora. 

M5s, tornano le divisioni sul Green pass

Quello di oggi, per esempio, è il giorno in cui torna alla carica il deputato Davide Serritella, riportando a galla l’annosa questione dello stop al green pass. Rispunta, infatti, un ordine del giorno a sua prima firma per anticipare la soppressione della carta verde dal prossimo 31 marzo: si tratta di una posizione già emersa e poi ritirata dopo una faticosa mediazione. Segno che la faglia sul pass, oggetto anche di un’animata assemblea dei gruppi con Giuseppe Conte lo scorso 16 febbraio, non si è affatto arrestata. Ma avanza. Corre e si porta dietro la firma di altri 22 colleghi, come sottolinea Serritella stesso in un comunicato vergato di suo pugno. In barba alla linea dettata dall’ex premier una settimana fa. Niente da fare: quell’invito a evitare “fughe in avanti” è caduto nel vuoto.

Per fortuna che almeno sul caso Open-Renzi ieri il Movimento al Senato ha serrato le fila e si è espresso con una voce sola. Una boccata d’ossigeno anche per Conte che oggi ha gioco facile nel replicare via Facebook a chi scrive che il M5s è isolato: “Se questa determinazione significa 'isolamento' allora ne vado fiero. Ma in realtà io non credo proprio che ci ritroveremo isolati, perché avremo sempre il Paese al nostro fianco".

M5s, il difficile equilibrio sulle tensioni Russia-Ucraina e sul Tap

Le tensioni che corrono sul filo Russia-Ucraina, però, di certo non aiutano il Movimento a mostrarsi compatto. E’ da escludere che una cena come quella della settimana scorsa che aveva tra i commensali Giuseppe Conte, Marco Travaglio e Alessandro Di Battista - e di cui ha dato notizia La Repubblica -, possa indurre l’avvocato pugliese a spostarsi su un asse più vicino a Dibba. Ma non è sfuggita ai più attenti qualche differenza, seppur sfumata, tra le posizioni espresse dall’ex presidente del Consiglio e dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Conte ha insistito sin da subito sulla necessità di “tenere aperte tutte le finestre diplomatiche”, mentre il titolare della Farnesina lunedì scorso batteva sulla linea delle sanzioni senza “tentennamenti”. Pur non escludendo l’iniziativa diplomatica, sulla quale, peraltro, il ministro è tornato anche oggi nel corso dell’informativa al Senato: “Una soluzione - ha detto - che riteniamo ancora possibile, anche se con margini che si riducono di giorno in giorno”.

Strettamente connessa alla vicenda ucraina, soprattutto alla luce del problematico approvvigionamento di gas che strutturalmente affligge l’Italia, è la questione del Tap. Potevano mancare distinguo e divergenze nel M5s rispetto all’infrastruttura che arriva fino in Puglia? Naturalmente, no. E così da un lato c’è il viceministro allo Sviluppo economico Alessandra Todde, vicina a Giuseppe Conte, che oggi in una lettera al Corsera, si limita a fare delle osservazioni tecniche sul gasdotto: “Il problema non è l’infrastruttura in sé (che non è giusta o sbagliata), ma il fatto che risulti utile al Paese perché consente di differenziare le fonti e di importare a un prezzo conveniente”. Poi però Todde aggiunge che se l’approvvigionamento venisse meno, l’opera risulterebbe naturalmente meno strategica.

In precedenza, invece, erano state di tutt’altro tenore le dichiarazioni del sottosegretario agli Esteri, vicino a Di Maio, Manlio Di Stefano. In un’intervista a La Repubblica del 13 febbraio diceva: “Oggi il contesto mi fa dire: fortunatamente c’è il Tap".  Un assist in piena regola per il viceministro alle Infrastrutture Teresa Bellanova: "Spiace dover contraddire il sottosegretario Di Stefano, ma la giravolta del M5S sul gasdotto Tap non è una questione di contesto storico differente”. Il presidente di Italia viva, inoltre, aggiungeva: “Credo che un pezzo del Movimento si sia esercitato con la pratica di governo che è attività molto più' complessa del salire su un palco spargendo epiteti e promesse che loro per primi ben sapevano di non poter mantenere”.

M5s, anche sui balneari non mancano le fughe in solitaria

Tuttavia, è soprattutto sul ddl concorrenza e in particolare sul nodo dei balneari che il Movimento dà massima prova di muoversi senza una rotta. O comunque non in sintonia con la linea del vertice. “La mia leadership nel Movimento 5 stelle si basa ed è fondata sulla profonda condivisione di principi e valori. E’ un legame politico prima che giuridico, non dipende dalle carte bollate”: Conte dixit. Ma a quanto pare il deputato e capogruppo in commissione Politiche Ue Francesco Berti non la pensava proprio così se il 15 febbraio scorso dichiarava in maniera dirompente: “Oggi si decreta la fine alle dinastie balneari: chi vuole gestire un'attività imprenditoriale sulle spiagge deve partecipare a una gara trasparente, che porterà più investimenti e un costo del servizio inferiore, proprio perché offerto in regime di concorrenza".

Non proprio l’approccio di Conte che ieri ha incontrato i rappresentanti del settore e ha sottolineato l’importanza del dialogo “per poter affrontare un problema molto complesso con competenza e equilibrio”, evidenziando anche le priorità e cioè la tutela dell’interesse pubblico, della filiera balneare ricettiva e ricreativa, ma anche la valorizzazione dei beni ambientali, degli investimenti e della libera iniziativa.

Niente a che fare, insomma, con le affermazioni tranchant di Berti. A onore del vero, va detto, il deputato cinque stelle si deve essere pentito della fuga in avanti o magari sarà stato ricondotto a più miti consigli. “Dobbiamo intervenire con gare pubbliche e trasparenti – affermava più conciliante il 17 febbraio - tenendo conto degli interessi degli attuali imprenditori, cioè vedere tutelato il loro investimento e la certezza d'impresa, così come è interesse dei cittadini usufruire del servizio e riceverlo a un prezzo accessibile”. Una correzione di rotta, non c’è che dire. In attesa che tutto il M5s trovi una bussola…

 


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