Meloni: "Dalle banche 5 mld su 44 di profitti, siano soddisfatte". FdI con Tajani, caso chiuso: "Dalla Lega solo propaganda". Nessuna modifica in Parlamento - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 12:35

Meloni: "Dalle banche 5 mld su 44 di profitti, siano soddisfatte". FdI con Tajani, caso chiuso: "Dalla Lega solo propaganda". Nessuna modifica in Parlamento

La premier: "Anche noi siamo soddisfatti". Inside

Di Alberto Maggi

Banche, il contributo resterà quello già deciso dal Cdm

"Se cresce lo spread, se sale il rating dell'Italia, se le banche hanno potuto approfittare dei 200 miliardi messi a disposizione dal governo Conte per rinegoziare con la garanzia dello Stato prestiti che avevano già erogato, o dei crediti del Superbonus, sempre grazie a Giuseppe Conte, è giusto che quelle stesse banche ci diano una mano a continuare in una politica così profittevole. Se su 44 miliardi di profitti nel 2025 ce ne mettono a disposizione circa cinque per aiutare le fasce più deboli della società, credo che possiamo essere soddisfatti noi e che in fin dei conti possano esserlo anche loro". Parola della premier Giorgia Meloni nel nuovo libro di Bruno Vespa "Finimondo" in uscita giovedì 30 ottobre per Mondadori-Rai Libri, di cui una nota fornisce uno stralcio in anteprima. La leader di Fratelli d'Italia, di fatto, conferma che dalle banche arriveranno i soldi già decisi dal Cdm e non ci saranno modifiche o incrementi in Parlamento (leggi qui sotto).

FONTI FDI: NESSUN AUMENTO DELLE TASSE ALLE BANCHE OLTRE QUANTO GIA' DECISO - "Propaganda. Pura propaganda elettorale". Fonti ai massimi livelli di Fratelli d'Italia, vicinissime alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, liquidano così la richiesta della Lega di incrementare il contributo da parte delle banche, già previsto nel testo della Legge di Bilancio 2026 varato dal Consiglio dei ministri, durante l'iter parlamentare. Ieri, proprio su Affaritaliani, esponenti di spicco di FdI e di Forza Italia hanno invitato il vicepremier Matteo Salvini e i vertici del Carroccio a rivolgersi al ministro dell'Economia, che guarda caso si chiama Giancarlo Giorgetti ed è un leghista della primissima ora.

La risposta della Lega è arrivata oggi con il capogruppo in Commissione Bilancio al Senato - scegliendo come canale di comunicazione il quotidiano la Repubblica ovvero il principale giornale, fino a quando John Elkann non lo venderà, più anti-Lega di tutti da sempre per rilanciare nuovamente. "Posto che il contributo l'ha scritto proprio Giorgetti, quindi è sicuramente d'accordo, ricordo anche agli alleati che la Legge di Bilancio la approva il Parlamento, non il governo", dice Borghi. A Fratelli d'Italia e Forza Italia, che invitano il Carroccio a rivolgersi al "loro" ministro dell'Economia per aumentare il contributo a carico delle banche, il senatore leghista afferma:

"Sarà la commissione Bilancio del Senato ad approvare l'aumento. Dopo aver letto la versione definitiva della manovra sono emerse molte cose di cui non eravamo a conoscenza e che vanno corrette. D'altronde è Tajani il primo a chiedere modifiche, ma dimentica che per farle servono soldi. La Lega non intende chiedere neppure un centesimo in più ai cittadini. È giusto che paghi chi ha fatto cento miliardi di utili negli ultimi due anni. Se Forza Italia non vuole correre rischi siamo pronti a trasformare il contributo nella tassa adottata in Spagna a parità di gettito: una percentuale secca sul margine di interesse e le commissioni. È uno schema che funziona: non mi pare che le banche spagnole siano andate gambe all'aria, al contrario continuano a macinare utili su utili".

Primo punto, spiegano fonti ai piani alti di Fratelli d'Italia e degli azzurri: la Legge di Bilancio la approva il Parlamento e non il governo se la maggioranza è d'accordo e non sui diktat di un solo partito, tra l'altro ormai il terzo è più debole della coalizione (gli numeri elettorali sono chiarissimi e inequivocabili). Secondo: il titolare del Mef, sempre il leghista Giorgetti, ha sottoscritto un'intesa con il mondo delle banche che già rivede quella dell'anno scorso e quindi dovrebbe nuovamente riaprire il tavolo per cercare altre risorse quando il presidente dell'Abi Antonio Patuelli ha già espresso tutto il suo malumore per l'accordo raggiunto.

Terzo: se anche si aumentassero le tasse sulle banche, magari per bloccare la cedolare secca sugli affitti brevi non portandola al 26%, il giorno dopo gli istituti di credito scaricherebbero le ulteriori imposte su clienti, quindi cittadini, e sulle imprese. Sarebbe di fatto un boomerang, una tassazione indiretta da parte dello Stato. Quarto: la Lega - spiegano sempre fonti FdI e Forza Italia - si è dimenticata di aver avallato l'aumento dell'accisa sul gasolio dal 2026, questa non è una tassa? Insomma, per farla breve. Giorgia Meloni, in piena sintonia con il vicepremier Tajani, non ha alcuna intenzione di aprire una guerra con le banche e considera la questione chiusa.

"In Parlamento se vuole la Lega voti con i 5 Stelle per tassare i cosiddetti extraprofitti poi vediamo che cosa succede al governo…", spiega una fonte vicinissima al ministro degli Esteri. Niente da fare dunque, l'accordo - siglato dal leghista Giorgetti - con le banche resta quello. E che il Carroccio vada pure avanti con la sua "propaganda". Ah, guarda caso, il 23-24 novembre si vota in tre regioni, tra cui il Veneto dove la Lega ambisce a tornare a essere il primo partito. Solo una pura coincidenza?

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