Politica
Riforme Renzi: nuovi guai per il premier. Ncd spaccata tra pro e anti Pd

Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)
Scoppia il caso nel Nuovo Centrodestra. Dieci/dodici senatori di Area Popolare - secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it - sarebbero pronti a non votare le riforme istituzionali della maggioranza guidata da Matteo Renzi. Le voci sono talmente insistenti che Angelino Alfano sente il dovere di affermare: "Chi vuole andarsene da Berlusconi, Renzi, Salvini, vada... Grazie alla nostra scelta il governo fa le riforme, riprendono i consumi, gli indicatori sono tutti in crescita. E noi andiamo avanti con il nostro progetto per dare voce ai moderati italiani nel governo. Ogni volta che hanno detto che avevamo problemi siamo diventati di più".
Il ministro dell'Interno ha fatto la sua scelta: stare autonomamente (almeno per ora) con l'esecutivo a trazione Pd. Quindi ok al ddl Boschi (e al Senato non elettivo), all'Italicum (anche se Renzi non volesse modificarlo con il premio alla coalizione) e alle unioni civili (sulle quali, nonostante le differenze con il Pd, il governo non è in pericolo). Il problema è che su forte pressione di Paolo Romani (capogruppo di Forza Italia a Palazzo Madama) e Maurizio Gasparri, diversi senatori centristi (10-12 tra Ncd e Udc) starebbero riflettendo sull'ipotesi di abbandonare il presidente del Consiglio.
Formalmente la fronda riguarda la legge elettorale, ovvero la richiesta di modificare l'Italicum con il premio alla coalizione e non al partito (punto sul quale il premier starebbe ragionando per non favorire Grillo ma che finora dal Nazareno hanno sempre escluso) ma, di fatto, il problema è tutto politico. L'Ncd ormai nei sondaggi è sceso sotto il 2% (l'ultima rilevazione di Euromedia Research dà gli alfaniani all'1,8%) e quindi è arrivato il momento delle scelte. Stare con Renzi e quindi in futuro, dalle Amministrative alle elezioni politiche, entrare nelle liste del Pd, oppure seguire Nunzia De Girolamo e lavorare alla ricostruzione del Centrodestra, cercando di mitigare le posizioni di Salvini e della Meloni.
Romani e Gasparri starebbero lavorando per allargare la base di quanti in Area Popolare non vogliono consegnarsi al premier-segretario (del Pd). Capofila della fronda nell'Ncd sarebbero Roberto Formigoni e Maurizio Lupi (che da soli avrebbero otto senatori), quindi l'ala nordista del partito legata a Comunione e Liberazione. L'operazione è stata benedetta da Silvio Berlusconi in persona, prima di partire per la Russia dove sta trascorrendo qualche giorno con il suo amico Putin. Nella partita entra anche il Governatore della Lombardia Roberto Maroni, che guida la prima Regione d'Italia anche con l'Ncd e che un giorno sì e l'altro pure esorta il Centrodestra a ricreare per la corsa a sindaco di Milano la stessa coalizione che guida il Pirellone (Ncd compresa).
E' evidente che a questo punto per Renzi si aprono due fronti. Il primo con la minoranza interna e con quei 28 senatori che insistono sul Senato elettivo, punto sul quale la maggioranza dem non vuole e non può cedere. Poi c'è il fronte centrista, quello del dissenso in Area Popolare. La situazione è convulsa e tutto può accadere. Uno stop al ddl Boschi, anche con l'approvazione di un solo emendamento non condiviso dal governo, potrebbe portare alle dimissioni di Renzi da premier e, prima delle elezioni, alla nascita di un esecutivo a tempo guidato da Graziano Delrio.
Intanto in casa Pd si è aperta ufficialmente la mediazione con la minoranza sulla riforma del Senato con un primo tavolo di lavoro a Palazzo Madama, al quale ha preso parte anche il ministro Maria Elena Boschi. Oggetto della contesa l'articolo 2 del ddl, quello che prevede la non eleggibilità dei senatori.
Ma in realtà la riunione di giovedì ha affrontato solo l'articolo 1 sulle funzioni del nuovo Senato delle autonomie. Al tavolo hanno partecipato presidenti dei gruppi Luigi Zanda ed Ettore Rosato, il presidente della I commissione al Senato Anna Finocchiaro, il capogruppo in I commissione alla Camera Emanuele Fiano e la capogruppo in I commissione a Palazzo Madama, Doris Lo Moro, unica esponente della minoranza Dem. Si è trattato comunque di un primo tentativo di raggiungere un compromesso, una sorta di tregua armata, e per questo, i renziani, almeno per ora, escludono di mettere la fiducia sull'articolo 2 del ddl Boschi.