Politica
Oscar della trasparenza, nomination a Salvini e a Emiliano

Solo due nomi nel panorama politico italico. Ecco perché
Al di là della sua azione di governo che (purtroppo per i suoi aspetti positivi che pure c’erano) è stata bocciata dagli italiani col no al referendum costituzionale (azione su cui gravano in parte la probabile procedura d’infrazione dell’Ue sullo sforamento del debito e la nuova legge elettorale che non dà maggioranze: l’opposto di ciò che voleva), di Matteo Renzi non si capisce che cosa vuol fare sia all’interno del Pd (se e quando ci sarà il congresso), sia sulla base di quali programma, strategia e visione aspirerebbe a tornare a Palazzo Chigi. Questo si può definire poca trasparenza.
Trasparenza, che è una componente del pragmatismo (Trump insegna, anche se in modo parossistico, con evidenti conseguenze negative), che è un principio delle migliori organizzazioni, dell’economia in genere. A maggior ragione dovrebbe esserlo della politica.
E gli altri? Silvio Berlusconi, dopo aver sostenuto che (a 81 anni) si candiderà alla guida del Paese se la sentenza della Corte di Strasburgo sarà favorevole, non ha ancora detto chi sarà il suo successore. Pier Luigi Bersani ha affermato: “Non minaccio la scissione, ma non garantisco nulla” - poi è stato più chiaro: “Primarie aperte e niente scissione”.
Le prese di posizione di Massimo D’Alema sembrano raid dell’aviazione contro i villaggi dell’Afghanistan. Gianni Cuperlo? Con chi sta? La trasparenza di Beppe Grillo ottiene il suo opposto: se è vero che dichiarazioni e interviste dei parlamentari 5 Stelle devono essere in qualche modo controllate. A questo punto ben venga Matteo Salvini, che ripete: “Il segretario della Lega Nord sono io, decido io!” e valuta l’ipotesi di non candidare il “dissidente” fondatore Umberto Bossi. Come il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano: “Renzi ha provocato al Paese e al Pd danni senza precedenti. Non è più nostro leader!”.