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Politica
Pacini (Pd): "Letta vada via subito. Pisapia ha ragione: servono facce nuove"
Lorenzo Pacini

Lorenzo Pacini (GD Lombardia): "Tutta la dirigenza nazionale vada a casa. E i capicorrente tacciano, ad oltranza"

 

“Io provo vergogna ogni volta che leggo o sento le dichiarazioni dei nostri dirigenti nazionali!”. “Noi siamo il partito dei militanti, basta con il partito dei leccaculo e dei fighetti burocrati!”. “Basta col 'partito tutti dentro’, dobbiamo scegliere le categorie che vogliamo difendere: o stai con l’operaio o stai con l’imprenditore. il Pd dove sta?”. Lorenzo Pacini, 26 anni, assessore del Municipio 1 di Milano e segretario dei Giovani Democratici lombardi sta facendo parlare di se’ in tutto il Paese, dopo il suo accalorato intervento a “Coraggio Pd”, iniziativa organizzata dall’europarlamentare Brando Benifei per provare rilanciare un partito in profonda crisi depressiva. Le sue parole hanno fatto rumore e affaritaliani.it lo ha incontrato poco prima della sua partenza per Roma, dove parteciperà alla puntata di “Piazzapulita” di questa sera, giovedì 10 novembre.

Pacini, le sue parole hanno fatto arrabbiare i vari leader del Pd. Ma lei a chi fa riferimento? Chi è il suo leader?

“Nessuno, in questo momento. Tutti sono stati ampiamente sconfessati e non solo dal risultato elettorale del 25 settembre, ma anche da quello che è successo dopo. Ovvero il niente”.

Però il suo “j’accuse” è stato lanciato nel corso di un evento di Benifei. Questo non indica una scelta di campo?

“L’evento non era solo suo. Per la sua capacità di mettere insieme diverse anime e diversi territori, Benifei ha fatto da capofila, mettendosi in prima linea per organizzarlo. Tuttavia siamo consapevoli che lui è il portavoce di un movimento che parte dal basso, non un leader di corrente".

Lei ha criticato duramente Debora Serracchiani per la brutta figura fatta in Parlamento con Giorgia Meloni. Sa che molti la paragonano proprio a Serracchiani, avendo acceso il dibattito con un attacco ai vertici del Pd? Non teme di essere ugualmente cooptato all’interno di meccanismi usurati?

“Per ora no, anche perché le mie parole hanno suscitato ben poco interesse nella dirigenza nazionale. Nessuno mi ha chiamato, ne’ per rimproverarmi, ne’ per discuterne e/o per propormi qualcosa. Non che fosse quello il mio obiettivo, ma sarò sincero: se mi chiedessero di dare una mano, non mi tirerei indietro. Ma non intendo diventare parte del problema”.

Lei è il segretario dei GD in Lombardia. Come si può risolvere la vicenda della candidatura alla Regione, dopo il no di Pisapia?

“Pisapia si è dimostrato nuovamente il signore che è. Essendo consapevole della situazione, in maniera molto educata e politicamente corretta ha declinato l’invito, spiegando che ci vuole un cambiamento anche generazionale nei volti che presentiamo. Certo, la situazione è molto difficile, ma la colpa è soprattutto della dirigenza nazionale, perché le regionali in Lombardia (come quelle del Lazio) sono una questione nazionale. Pisapia ha ragione: con o senza primarie, ci vuole una candidatura innovativa, identitaria e saldamente piantata nei valori del centrosinistra, per fare una vera battaglia contro la peggiore destra. Quella che viene incarnata tanto da Attilio Fontana quanto da Letizia Moratti”.

E perché non si propone Lei, allora?

“Qualunque tipo di scelta innovativa, coraggiosa e saldamente identificata nel nostro campo farebbe bene a tutto il centrosinistra. Dobbiamo decidere insieme, evitando candidature di persone divisive e di chi ha preso parte alle pesanti sconfitte che abbiamo vissuto”.

Se questi sono i criteri, non è che ci siano molti candidati spendibili…

“In Lombardia sì, a mio avviso. Penso a europarlamentari, sindaci e assessori in carica. Abbiamo diverse opzioni di sinistra, ma dobbiamo fare presto”.

Se lei non fa nomi, uno lo cito io: Pierfrancesco Majorino, oltretutto ospite insieme a Lei di “Piazzapulita”. Che ne pensa?

“Majorino è una figura molto interessante e valida per il centrosinistra in Lombardia”.

Le sue posizioni vengono considerate vicine al M5S, ma il problema è capire chi faccia parte di questa coalizione di centrosinistra, non crede?

“Non sono io ad essere vicino al M5S, ma è il M5S che sta facendo proposte di stampo progressista. Il problema della coalizione in Lombardia è che gli accordi non vengono fatti sul territorio, bensì a Roma. E questo è soprattutto colpa del M5S e del terzo polo, che stanno seguendo logiche nazionale”.

E il Pd cosa sbaglia in questo?

“Non aver cambiato il leader subito dopo la sconfitta elettorale ci impedisce di stare al tavolo politico con una posizione forte e chiara. Per me Enrico Letta dovrebbe lasciare la segreteria già domani, insieme a tutta la dirigenza nazionale. Poi ci vorrebbe un bel silenzio stampa di tutti i capicorrente, a oltranza, mentre un gruppo ristretto di persone si mette al lavoro per definire la nuova linea politica del Pd. È urgente”.
 

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