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Palazzi & potere
Pd, Zingaretti e Franceschini contro il "subgoverno" Conte

Dal Pd sentono Conte sempre più distante, attento solo a schivare problemi e non a risolverli. Al Nazareno, rivela Italia Oggi, sono rimasti senza parole quando, nella conferenza stampa organizzata da Palazzo Chigi -a proposito: perché non cambiare approccio e permettere a tutti i giornalisti di parlare, magari anche a quelli considerati più "distanti" dal governo?- ad una domanda sulle riforme costituzionali e la legge elettorale impantanate al tavolo di maggioranza - il premier ha di fatto risposto dicendo che quando l’iter finirà, lui convocherà i leader al tavolo e troveranno una soluzione. “Questa è una presa in giro – spiega un alto dirigente Dem - . Primo perché essendo il tavolo bloccato non essendoci una decisione, l’iter non finirà mai e quindi Conte i leader non potrà mai convocarli. Sembra la favola dell’albero di Bertoldo…. Secondo perché, se anche Conte convocasse Zingaretti, Renzi, Crimi e Speranza, sarebbe la fine del governo, non essendoci accordo su quel pezzo di programma per noi vitale come quelle delle riforme. Quindi quella del Presidente del Consiglio è una non risposta ”. Ma le rimostranze dei Dem a Conte non finiscono qui. “Si rende conto, Conte, che Forza Italia è tornata in braccio alla Lega perché noi non riusciamo a fare il proporzionale che renderebbe più libero il partito di Berlusconi?”. Acque sempre più agitate, quindi, fra Palazzo Chigi e Nazareno. C'è l'hanno soprattutto con il "subgoverno" Conte, quel groviglio tecnico-politico che consente di accentrare, se non formalmente comunque di fatto, tutte le decisioni sul premier. Ecco perché nascono task force a go go e nuove cabine di regia bypassando quanto previsto dalle consuete prassi istituzionali. Comunque, ca va sans dire, il PD si guarda bene dal mettere a repentaglio la tenuta del Conte 2 perché secondo i vertici del Nazareno "tanto alla fine una mediazione si troverà anche sul Mes e il governo la sfangherà pure la prossima settimana". "Si deciderà di non decidere, ovvero si deciderà di demandare tutto ad un ulteriore voto parlamentare sull'utilizzo o meno del Mes sanitario"; ecco la scappatoia. Intanto, dal gruppo al Senato del Pd danno per estremamente probabile l'uscita del capogruppo Marcucci a gennaio. Destinazione Italia Viva. Con lui andrebbero altri quattro senatori.

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