Lavoro, Mancini (FdI): "E' necessario proteggere il potere d’acquisto dei salari, tutti e in ogni parte del territorio" - Affaritaliani.it

Politica

Lavoro, Mancini (FdI): "E' necessario proteggere il potere d’acquisto dei salari, tutti e in ogni parte del territorio"

La senatrice meloniana commenta la proposta della Lega

Di Alberto Maggi

"Al pari è fondamentale far crescere l’occupazione femminile"


"Da sempre sono convinta del valore e della necessità di precise politiche di welfare e di defiscalizzazione, alcune delle quali contenute nel provvedimento 672/23 del Senato recante la mia firma, tra cui l’ampliamento delle ipotesi di detassazione e welfare agli affitti per gli studenti fuori sede. Il tema dei giovani in particolare è fondamentale per il futuro del nostro sistema economico ed i provvedimenti per incentivare la loro formazione e il loro ingresso nel mondo del lavoro sono indifferibili, se consideriamo che fra dieci anni la nostra popolazione in età lavorativa scenderà di quasi 3 milioni di unità, pari a una riduzione del 7,8 per cento (dati Cgia di Mestre su proiezioni demografiche Istat)". Paola Mancini, senatrice di Fratelli d'Italia e componente della 10° Commissione Permanente di Palazzo Madama (Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale), commenta con Affaritaliani.it la proposta di legge della Lega sul lavoro.

"Al pari è fondamentale far crescere l’occupazione femminile. Se da un lato incentivi e forme di decontribuzione, come quelle messe in campo dal decreto coesione, sono decisive, dall’altro è necessario proteggere il potere d’acquisto dei salari, tutti e in ogni parte del territorio. La contrattazione collettiva resta centrale in tal senso, ma forme che rendano più immediato il recupero almeno dell’inflazione sono auspicabili. Senza dimenticare il ruolo della formazione, adeguata ai cambiamenti in corso e finalizzata - soprattutto per i giovani ma non solo - a generare percorsi di carriera stimolanti. La proposta di partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese, che stiamo sostenendo, può agevolare tutti questi processi", conclude la senatrice di FdI Mancini, che è anche segretario della Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, sullo sfruttamento e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e componente della commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani.

LA PROPOSTA DELLA LEGA SUL LAVORO - "L'obiettivo è tutelare il potere d'acquisto dei lavoratori con i salari più bassi e favorire l'occupazione dei giovani, incentivando la contrattazione collettiva, che in questi anni ha permesso di attenuare la gravosità dei bassi salari". Così, al Corriere della Sera, il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, spiega la proposta di legge della Lega. "Si tornerà a discutere di salario minimo, e noi non siamo d'accordo - aggiunge - perché svilisce e blocca la contrattazione collettiva, che invece è la strada da percorrere per ridare slancio ai salari". "Non si tratta di legare i salari all'inflazione, ma di tenerne conto nella contrattazione vigente - prosegue - Quasi sempre i contratti collettivi vengono rinnovati con anni di ritardo, poi si chiudono magari riconoscendo un una tantum sul passato ai lavoratori, che così però hanno perso potere di acquisto". Funzionerebbe piuttosto riconoscendo "ogni anno un aumento dei salari contrattuali fino al massimo del 2% con un'inflazione del 3% e oltre, e proporzionati quando questa è più bassa. La compensazione dell'inflazione sarebbe comunque parziale, ma gli aumenti scatterebbero subito, e se ne terrebbe conto nella parte economica del successivo rinnovo contrattuale". "Nelle città e nelle regioni dove l'inflazione è più alta - spiega ancora - ipotizziamo una defiscalizzazione maggiore del welfare e dei fringe benefit aziendali. Non sono le imprese a pagare stipendi più alti, ma lo Stato a incassare meno tasse. Inoltre proponiamo che gli incrementi retributivi nel primo anno siano detassati del 50% rispetto ad ora". Per i giovani "prevediamo contratti a tempo indeterminato per i neoassunti e chi ritorna dall'estero, che, se risolti dall'azienda entro i primi due anni, comportano il versamento di un'indennità pari a tre mesi. Con una flat tax del 5% per i giovani e la decontribuzione per tre anni alle imprese". Cosa ne pensa Giorgetti: "I costi li stiamo valutando. Troveremo soluzioni compatibili".

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