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Politica
Pd, Orlando sta con Schlein, tra l'incubo dei sondaggi e la scommessa-Majorino
Antonio Misiani, Andrea Orlando e Pierfrancesco Majorino

Pd verso le primarie: è saltato lo schema delle correnti

Andrea Orlando sosterrà Elly Schlein. Affaritaliani.it è in grado di anticiparlo grazie a fonti molto vicine all'ex Guardasigilli, che ufficialmente non ha ancora preso posizione.

Non è strano che il leader di Dems nicchi, quando alcuni esponenti della sua corrente hanno già sciolto la riserva e il suo numero 2, Antonio Misiani, è addirittura stato scelto dalla Schlein come coordinatore della mozione?

Lo è. Ma la spiegazione, in fondo, è semplice: l'imminente congresso sta facendo saltare la galassia delle correnti come l'abbiamo conosciuta in questi anni, con un vero e proprio rimpasto che si snoda di minuto in minuto. Vale per Dems (il senatore Martella sostiene Bonaccini), ma anche per Area Dem (il leader Franceschini con la Schlein, mentre Picerno, Toia e l'ormai ex Fassino sono con Bonaccini), i Giovani Turchi (Orfini con Bonaccini, Gribaudo e altri con Schlein) e un po' tutte le varie anime del partito, con la sola eccezione di Base Riformista, compattissima su Bonaccini. Già oggi si può dire che le correnti non esistano più, almeno in quanto aree di pensiero: le alleanze che resistono e quelle in divenire sono principalmente scommesse sul futuro posizionamento all'interno del partito, piuttosto che reali differenze di orientamento politico, sempre più sfumate.

Un risiko interno che tuttavia rischia di contare poco, visti i drammatici sondaggi Ipsos che vedono il Pd scendere al 16,3%, distaccato dal M5S (17,6%) e doppiato in maniera umiliante dai capofila di FdI (31,7%). Il crollo dei votanti fa eco a quello degli iscritti (precipitati a 50.000, il minimo storico), infondendo così la sensazione che chiunque prevalga nel congresso porterà a casa una vittoria di Pirro e più oneri che onori.

In questo difficile quadro, la “diabolica” sovrapposizione tra primarie e regionali potrebbe alla fine rivelarsi utile a ridare una speranza ai Dem. Sull'esito nel Lazio prevale il pessimismo, mentre in Lombardia la campagna di Majorino sta riaccendendo le speranze. Il vantaggio del centrodestra rimane enorme (anche in termini di risorse economiche), ma se l'europarlamentare compisse il mezzo miracolo di espugnare Palazzo Lombardia, l'impresa farebbe di lui il vero leader ipso facto del partito, a prescindere dall'esito delle primarie che si svolgeranno sette giorni dopo. In fondo non è (ri)conquistando l'Emilia-Romagna che Bonaccini si è posizionato come favorito d'obbligo? E il tasso di difficoltà delle elezioni lombarde è infinitamente più alto.

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