Presidenzialismo, che cos'è e come funziona il progetto della Meloni e del Cdx
Di presidenzialismo in Italia se ne discute da tempo e si può definire una di quelle riforme bipartisan
Presidenzialismo, il progetto della Meloni e del Centrodestra
Mentre il centrosinistra continua a cercare una difficilissima quadra per arrivare ad un campo largo sempre più stretto, visto i distinguo operati dai vari calenda, Fratoianni e Di Maio, il centrodestra marcia spedito nel preparare il programma di governo, ormai giunto agli ultimi dettagli. Ai primi punti di esso si trova la riforma del presidenzialismo, un vecchio cavallo di battaglia di Giorgia Meloni, leader in pectore della coalizione, che sul tema aveva anche presentato un disegno di legge, bocciato poi alla Camera.
Di presidenzialismo in Italia se ne discute da tempo e si può definire una di quelle riforme bipartisan, dal momento che sia Berlusconi che il vecchio leader dell’Ulivo Romano Prodi, si sono sempre dichiarati favorevoli ad una riforma presidenzialista nel nostro paese. Anche Matteo Renzi da tempo è sostenitore di una riforma in tal senso nel nostro paese. Ma se è per questo, già negli anni 80, ai tempi della prima repubblica, il leader socialista Bettino Craxi fu uno dei principali fautori per una svolta presidenzialista in Italia, per far uscire la politica dallo stallo della partitocrazia.
Ma alla fine il dibattito politico e le forti resistenze presenti, soprattutto in buona parte dello schieramento di centrosinistra, hanno impedito di arrivare ad una riforma costituzionale in tal senso. Lo spettacolo indecoroso offerto dalla politica in occasione delle recente elezione del presidente della repubblica a febbraio di quest'anno, ha sicuramente riportato al centro del dibattito la questione sulla scelta di dare al paese una svolta verso un'elezione diretta della massima carica dello stato, al di là dei dubbi che molti nutrono sul fatto che questa riforma potrebbe determinare uno squilibrio di poteri e una violazione alla sacralità della costituzione.
Tutto ciò, malgrado la maggioranza degli italiani sembra favorevole ad una riforma di questo tipo ( un recente sondaggio di Ilvo Diamanti per Repubblica aveva certificato come circa il 74% degli italiani fosse favorevole al presidenzialismo). Ma per rassicurare ulteriormente questi scettici sul presidenzialismo, si potrebbe far notare come uno dei sostenitori forse più illustri del presidenzialismo, è stato certamente Piero Calamandrei, uno dei padri fondatori proprio della nostra costituzione, che già nel 1947 si schierò per il modello presidenziale americano.
Il fondatore del Partito d’Azione dovette fare i conti con la diffidenza di democristiani e comunisti e l’idea del presidenzialismo fu scartata: la vicinanza con il fascismo finì con il favorire un assetto istituzionale con un governo debole, un Parlamento centrale e una distribuzione di poteri complicata. Ora sembrano ritornare questi fantasmi mai sopiti di un ritorno dell’uomo forte , che se nel dopoguerra potevano avere un fondamento, adesso sembra siano sventolati ad arte come paraventi o totem, utili per combattere l’avversario e per preservare lo status quo, che ha evidentemente fatto comodo a molti in questi decenni.
La sinistra come disse bene l’ex presidente della Repubblica Cossiga, ha un ancestrale paura dell’uomo forte al comando e tende per principio a scartare qualsiasi tipo di riforma costituzionale in senso presidenzialista, che con gli adeguati contrappesi ha dimostrato di essere molto efficace, dal punto di vista della governabilità, dove è in vigore, come in Francia e Stati Uniti.
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