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Politica
Redditometro, "da Meloni improvvisazione. Scarica Leo ma lo salva". Intervista
 Giorgia Meloni e Maurizio Leo

Sull'Europa "Meloni ha mollato Ursula e sarà all'opposizione. Per la Commissione pensa al jolly, Mario Draghi o Enrico Letta"

 

Il caso del redditometro, annunciato dal vice-ministro dell'Economia di Fratelli d'Italia Maurizio Leo e poi ritirato in fretta e furia dalla premier Giorgia Meloni su pressione fortissima di Matteo Salvini e Antonio Tajani, "è stata una figuraccia per l'intero governo e per la premier e dimostra che la luna di miele con gli elettori è terminata".

Non ha dubbi il politologo Gianfranco Pasquino, intervistato da Affaritaliani.it., che sottolinea come "questi provvedimenti così delicati si discutono in Consiglio dei ministri e non si fanno delle uscite pubbliche per poi fare delle inversioni a U e delle retromarce così clamorose e repentine. O la premier controlla tutto ciò che accade o si finisce a schifio. Questo un tipico caso di totale improvvisazione", spiega Pasquino.

"Secondo me - aggiunge il politologo - aveva ragione Leo perché il redditometro è una misura corretta. Ma questo modo di agire da parte del governo dimostra una totale mancanza di collegialità, l'esecutivo è scoordinato e sconnesso. Salvini e Tajani a mio avviso hanno sbagliato a far abolire il redditometro ma Meloni doveva proteggere il suo vice-ministro. Lo ha sconfessato, vero, e non so se Leo abbia agito da solo

Von der Leyen: "Ho lavorato bene con Meloni, è pro-Ue"

"Ho lavorato molto bene con Giorgia Meloni nel Consiglio europeo, come faccio con tutti i capi di Stato e di Governo. Questo e' il mio compito da presidente della Commissione". Lo ha dichiarato la spitzenkandidat del Ppe, Ursula von der Leyen, nel dibattito tra candidati al Pe. "Nella valutazione dei criteri, lei e' chiaramente pro-europea, ed e' chiaramente anti-Putin, e a favore dello Stato di diritto e quindi si propone di lavorare insieme", ha spiegato. "Dobbiamo costruire una maggioranza al Parlamento europeo per portare avanti l'Europa, per avere un'Europa forte. Il Parlamento europeo e' molto diverso dai parlamenti nazionali, non e' che un gruppo vota in modo unanime. Nello stesso gruppo alcuni votano a favore, altri contro, alcuni si astengono. Quindi si arriva sempre con un'offerta e quest'offerta e' per coloro che vogliono portare l'Europa avanti. E questo e' quello che voglio fare", ha continuato. "Io non ho detto che voglio lavorare con l'Ecr. Io ho parlato dei parlamentari singoli", ha precisato. 

o il tutto fosse concordato con Palazzo Chigi, ma comunque non ci saranno le sue dimissioni. Lo ha sconfessato ma non lo ha scaricato. Comunque una brutta figura per il governo nel suo complesso".

Passando poi ai temi europei, con la premier Meloni che dopo aver flirtato per mesi con Ursula von der Leyen si è rispostata a destra domenica scorsa in video-collegamento con la convention della destra spagnola di Vox, Pasquino afferma: "Meloni si è dimostrata ambidestra, una giocoliera. D'altronde il suo elettorato sta a destra, sta con il partito spagnolo di Vox e la presidente del Consiglio ha da tempo abbandonato Ursula von der Leyen. Ha appoggiato la presidente della Commissione europea per ottenere alcuni risultati sull'immigrazione, o almeno provarci, e poi è tornata nel suo territorio di destra".

Ma così Meloni non rischia l'isolamento in Europa dopo le elezioni dell'8-9 giugno soprattutto rispetto a Emmanuel Macron e a Olaf Scholz? "Isolata? Non cambia molto, con Macron e Scholz, Meloni non prende comunque palla. Ritengo che dopo le elezioni la presidente del Consiglio e Fratelli d'Italia saranno all'opposizione nella prossima maggioranza europea che sarà più o meno la stessa di quella attuale (Popolari, socialisti e liberali, ndr). Nel Consiglio europeo Meloni sarà in minoranza anche se cercherà di portare avanti le sue battaglie come ha fatto da quando è premier e per quanto riguarda la Commissione europea, non avendo nel suo entourage nessuno all'altezza del ruolo, Meloni potrebbe giocare il jolly e candidare come commissario europeo o Mario Draghi o Enrico Letta. Così potrebbe avere il via libera del Parlamento europeo, ma uno del suo partito lo vedo molto, molto difficile nel ruolo di commissario", conclude Pasquino.






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