Politica
Regionali Veneto, candidato leghista (Stefani)? FdI chiede "pesanti" contropartite, non solo nella giunta. Eccole in anteprima
Il rebus nel Centrodestra. Ultima parola a Meloni. Inside

Alberto Stefani (Lega)
Oltre alla presidenza del Consiglio, FdI chiederà almeno cinque assessorati e tra questi i più importanti: sanità, bilancio e trasporti-lavori pubblici, con uno di questi tre nel ruolo di vice-presidente
Un rebus. Non ci sono altre parole per definire lo stallo sul candidato del Centrodestra in Veneto. La Lega, per bocca di Matteo Salvini qualche giorno fa, ha ufficialmente lanciato il nome di Alberto Stefani, segretario regionale e vice-segretario federale. A domanda specifica sul nome, il capogruppo alla Camera di Fratelli d'Italia Galeazzo Bignami ha parlato di "persona stimabile" e di un "potenziale buon candidato".
Ma - spiegano dal partito della presidente del Consiglio Giorgia Meloni - "non si tratta di un endorsement a Stefani" perché "le stesse cose Bignami le avrebbe dette nei confronti di qualsiasi altro nome, della Lega, di Fratelli d’Italia o anche di Flavio Tosi", europarlamentare di Forza Italia che assolutamente non vuole un candidato leghista per la regione. Ci fosse una figura autorevole e forte come Luca Zaia, stoppato dal no al terzo mandato, o come Lorenzo Fontana, presidente della Camera e quindi figura istituzionale alla quale non si sarebbe potuto dire di no, che però si è chiamato fuori, il candidato leghista sarebbe già il candidato della coalizione.
Ma così non è. Stefani - spiegano da FdI - parte alla pari come tantissimi di Fratelli d'Italia, a partire dal coordinatore regionale Luca De Carlo e Raffaele Speranzon (ma i nomi sono almeno cinque o sei del partito di maggioranza relativa) e quindi la scelta non potrà non tenere conto dei rapporti di forza. Alle ultime Europee del 2024 FdI è arrivata al 37,5% in Veneto, risultato più alto in tutta Italia, con la Lega intorno al 13% e gli azzurri al 9%.
E' evidente che se il Carroccio si impuntasse senza se e senza ma sul nome di Stefani poi scatterebbero le compensazioni. Il che vuol dire che quasi tutti i comuni sopra i 15mila abitanti che andranno al voto nei prossimi cinque anni, amministrazioni importanti e non solo capoluoghi di provincia, non avrebbero un candidato sindaco leghista. Non solo. Se davvero Stefani alla fine sarà il candidato per il dopo Zaia (il cui futuro sarà probabilmente un ministero o la presidenza dell'Eni), e la decisione finale spetta solo a Giorgia Meloni, Fratelli d'Italia certo non starà a guardare.
E, oltre alla presidenza del Consiglio regionale, chiederà almeno cinque assessorati e tra questi i più importanti: sanità, bilancio e trasporti-lavori pubblici, con uno di questi tre nel ruolo di vice-presidente della giunta regionale. Pesi e contrappesi, insomma, e anche la Lega - fanno filtrare sempre da FdI - dovrà studiare, capire e decidere fino a che punto gli converrà avere la presidenza del Veneto ma "perdere" molti comuni sul territorio e lasciare all'alleato che alle Europee ha preso il triplo dei voti i posti principali nella giunta che nascerà dopo il voto.
Un rebus, dunque, che al momento non è stato sciolto e che prevede tutta una serie di caselle da sistemare. I numeri si vedranno a urne chiuse, certo, ma intanto si parte da quelli delle Politiche e soprattutto delle Europee. E, come sottolineano dal partito della premier, sono "chiarissimi" e "inequivocabili".
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