Nella Roma di Gualtieri anche il freddo è amministrato: termosifoni accesi solo dal 15 novembre. Il solito boomerang all'italiana  - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 09:29

Nella Roma di Gualtieri anche il freddo è amministrato: termosifoni accesi solo dal 15 novembre. Il solito boomerang all'italiana 

Nel 2025, tra case efficientate, valvole termostatiche e caldaie di nuova generazione, serve ancora il decreto del sindaco per stabilire quando accendere i termosifoni

di Antonio Mastrapasqua

Prima o poi ci sarà anche l’ordinanza per decidere quando sarà legittimo accendere i condizionatori d’aria per fare il fresco nelle abitazioni e negli uffici?  Il commento

Luisa Ranieri, prima di diventare l’attrice di successo che è diventata, “bucò” lo schermo con uno spot tormentone che le faceva ripetere più volte: “Anto’, fa caldo!”. Fino a proclamare finalmente - con soddisfazione del compagno focoso, che le aveva somministrato una bevanda ghiacciata – il suo: “Anto’, fa freddo!”.

Roberto Gualtieri, così come i circa 8000 colleghi “primi cittadini” d’Italia – da Roma a Merano, da Saluzzo a Canicattì - sono chiamati, come ogni anno a decidere quanto e quando farà freddo. Il sindaco della Capitale ha deciso con ordinanza, nei giorni scorsi, che farà freddo non prima del 15 novembre. Come lo scorso anno. Peccato che nel 2024 le personali previsioni elaborate per il primo cittadino di Roma, finirono per essere sballate, regalando una decina di giorni freddi, ben prima del fatidico 15 novembre.

Sembra incredibile che in un Paese sempre più disintermediato e invitato – giustamente – ad autonomizzarsi nel rispetto di tutte le rigorose norme di rispetto per l’ambiente - si debba attendere l’aruspice, o l’augure di turno, insomma, il vaticinio dell’ultima edizione del Colonnello Bernacca. Sembra del tutto ininfluente che nel frattempo siano state rese obbligatorie le valvole termostatiche per i termosifoni, dove ci sono ancora impianti centralizzati di riscaldamento; sembra del tutto inutile che siano state spese decine di miliardi per adeguare e ammodernare le caldaie di mezza Italia (l’altra metà ha gli impianti autonomi o i termoconvettori), per utilizzare i bonus di ogni tipo per i nuovi serramenti alle finestre, per gli interventi di coibentazione, per i cappotti termici degli interi palazzi.

Per sapere quando è lecito accendere gli impianti di riscaldamento è doveroso attenersi alle ordinanze dei sindaci. Se poi la previsione risulta sbagliata – è successo, succederà – le persone (magari qualche anziano o anziana; magari qualche malato in casa; magari qualche bimbo influenzato; magari qualche freddoloso abitante del nostro Paese) si troveranno costrette a dotarsi di stufetta elettrica, oppure, se provvisti, ricorreranno agli split degli impianti di termoconversione. Chi più spende, più spende!

E’ bizzarro che il Paese che ordina in decine di modi diversi il proprio caffè (macchiato caldo, macchiato freddo, schiumato, al vetro, corretto con ogni tipo di correzione, d’orzo, decaffeinato, in tazza calda o in tazza fredda, doppio o americano…) debba ritrovarsi in un unico modo di riscaldarsi. Tutto questo, si badi bene, con la possibilità di predisporre ogni piano di risparmio energetico intelligente.

Un conto sarebbe ordinare – e anche qui si potrebbe aprire qualche discussione – un massimo di temperatura nella propria abitazione, con l’obiettivo generalizzato di ridurre i consumi energetici, che siano da gas o elettrici. Non sarebbe facile eseguire controlli. Entrare tra le mura domestiche richiederebbe una sorta di militarizzazione della vita sociale, probabilmente inopportuna, per l’obiettivo che si vorrebbe perseguire. Ma la soglia di calore avrebbe più senso, che non una indicazione da calendario.

Lo scatto dell’Istituzione-Autorità, dello Stato (o Amministrazione pubblica) Padre-Padrone è una sindrome ineliminabile per un Paese sostanzialmente libertino, piuttosto che liberale. E’ la solita asimmetria di un Paese abituato ad avere a che fare con sudditi, invece che con cittadini; d’altronde alle nostre latitudini le rivoluzioni non sono mai piaciute, si sono fermate a molti paralleli a Nord, tra Londra e Parigi.

E allora dobbiamo aspettare che i Gualtieri di tutta Italia (prendiamo il sindaco di Roma per antonomasia) decidano di dire: “Anto’, fa freddo”. Prima di allora il termometro è inutile, si può buttare. Prima o poi ci sarà anche l’ordinanza per decidere quando sarà legittimo accendere i condizionatori d’aria per fare il fresco nelle abitazioni e negli uffici? I consumi estivi di elettricità provocano spesso sbalzi di corrente (e in Spagna anche blackout clamorosi). E quindi arriverà il momento di sentirci di dire, come la bella Luisa Ranieri nel 2001: “Anto’, fa caldo!”. E così, finalmente via al condizionatore! Per ora siamo fermi al riscaldamento, ma peggiorare è sempre possibile.

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