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Politica
"Santi è un mio amico". Svolta anti-Ue di Meloni. Che cosa accade dopo Atreju
Giorgia Meloni

Post Atreju/ Veto sul Patto, no al Mes e opposizione al bis di Ursula: ecco che cosa accadrà. Analisi 

Tributo a Silvio Berlusconi per aver unito il Centrodestra trent'anni fa. Orgoglio di destra ("Porteremo l'Italia sul gradino più alto del podio"), ritorno alle origini per un partito nato poco più di dieci anni fa e che "davano per spacciato" e ora è la prima forza del Paese con numeri nei sondaggi superiori alle Politiche del 2022. Ringraziamento agli alleati di governo (ma senza enfasi). Rivendicazione con entusiasmo degli ottimi dati sul mercato del lavoro e attacco indiretto ai 5 Stelle che regalava soldi a chi non aveva voglia di lavorare con il reddito di cittadinanza. Schiaffo allo scarso coraggio di Elly Schlein che scappa dal confronto.

L'intervento di chiusura di Giorgia Meloni ad Atreju è stato molto da leader politica e poco da presidente del Consiglio. Ma il punto chiave della manifestazione di Fratelli d'Italia è questa frase pronunciata sul palco insieme al leader della destra spagnola di Vox Santiago Abascal: "Santi è un mio amico, con cui continueremo a lavorare insieme per un'Europa migliore e diversa".

Dietro questa frase - secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it - c'è una strategia ben precisa che porta inevitabilmente l'Italia in contrapposizione rispetto alle istituzione europee. Il primo punto sarà il veto sulla riforma del Patto di Stabilità. Ormai non ci sono più dubbi: il governo, e sono tutti d'accordo compreso il draghiano Giancarlo Giorgetti, metterà il veto e bloccherà la riforma.

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Così il Patto non va e l'Italia ne uscirebbe penalizzata. Quindi niente via libera. Secondo punto: nessuna ratifica del Mes rinviato per mesi e mesi e probabilmente l'ok non arriverà mai, salvo improbabili accordi in Europa, perché "bisogna difendere l'Italia e non le banche tedesche", spiegano fonti di Fratelli d'Italia. Ma lo stretto legame con Vox di Abascal porta inevitabilmente l'Italia ad allontanarsi da Ursula von der Leyen, soprattutto per la frase "continueremo a lavorare insieme per un'Europa migliore e diversa". Che tradotto vuol dire nessun sostegno a Von der Leyen se, come sarà visti i numeri dei sondaggi, ci sarà nella nuova maggioranza Ue ancora un volta il gruppo Pse (ovvero quello del Pd).

Ormai è chiaro che dopo le elezioni del 9 giugno 2024 ci sarà una riedizione dell'alleanza Popolari, Socialdemocratici e Liberali e Meloni era incerta se entrare in questa maggioranza (per questioni di opportunità) ma la svolta di Atreju con lo stretto legame con Abascal, che ha espresso il desiderio di vedere il premier spagnolo Sanchez a testa in giù (modello Mussolini a Piazzale Loreto), anche se poi ha ritrattato parlando di mistificazioni della sinistra, porta inevitabilmente la premier lontana da Ursula e dai vertici europei.

Il veto sul Patto di Stabilità e il no alla ratifica del Mes sine die serviranno per prendere voti alle Europee e fronteggiare la concorrenza di destra della Lega, ma Popolari e Liberali (non parliamo della sinistra) mai potrebbero accettare un'intesa con la destra post-frachista iberica. E questa foto sul palco con Abascal e quelle parole di grande stima e amicizia per "Santi" segnano una svolta: Meloni sarà all'opposizione della Commissione europea dopo il voto del 9 giugno 2024.

Ma comunque non ci saranno conseguenze per il governo italiano. Matteo Salvini è ancora più a destra e con l'alleanza con Marine Le Pen e soprattutto con i tedeschi di Afd si relega all'opposizione perenne. Antonio Tajani, fedelissimo del Ppe del quale fa parte, ha spiegato mille volte che le alleanze e le posizioni europee dei partiti italiani non mettono e non metteranno in discussione l'esecutivo e la sua tenuta. Però Meloni avrà un atteggiamento di sfida con l'Europa che avrà conseguenze imprevedibili. Il dado è tratto. E il segnale è quel "Santi è un mio amico".

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