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Politica
Schlein? Una "creatura" di Bertinotti: la prosecuzione mediatica di Luxuria

Elly Schlein “creatura” di Fausto Bertinotti

Messa così la frase non sembra avere molto senso ma in realtà un senso ce l’ha se si conosce la storia del vecchio leader comunista, famoso a suo tempo per i capi firmati e per il suo amore per il cashmere, oltre che per il proletariato naturalmente. La “vittoria della Schlein è un segnale, ma non è la rinascita della sinistra”, ha sentenziato appena reso noto il risultato delle primarie nel Pd l’antico patriarca.

Ricordiamo che la Schlein ha vinto grazie alle “primarie aperte” perché nei circoli Bonaccini aveva vinto con ben 20 punti di vantaggio. Primarie “aperte” principalmente ai grillini che hanno di fatto conquistato il Pd ex PCI dall’esterno, grazie ad una regola scellerata che non ha alcun senso e che fa perdere l’identità stessa di un partito, come ora è effettivamente avvenuto adesso nel Partito democratico.

Ma dietro questo c’è un tema grosso che è quello appunto della caratterizzazione politica principale del Pd, ex PCI più un aiutino della sinistra DC. La sinistra ha da tempo abdicato alle rivendicazioni sociali per sostituirle dapprima con l’ambientalismo e poi con la lotta di genere sotto la specie di diritti civili.

Ed infatti, non a caso, si è descritta l’operazione Schlein come la costituzione di un grande partito Radicale di massa senza naturalmente l’ingrediente principale e cioè il carisma di Marco Pannella. Perché questo è diventato il Pd dopo la sua vittoria, un grande partito Radicale, che tra l’altro, già esiste. Ma a questo punto presi da siccità e sesso chi si occuperà di lavoro, cioè il tema più importante per cui il Pd è nato?

E a ben guardare i danni principali ai lavoratori li ha fatti proprio il Pd con l’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, voluto dall’allora suo segretario Matteo Renzi e con la precarizzazione del lavoro, voluto da Massimo D’Alema insieme alla privatizzazione della Sanità, effettuata da Rosy Bindi. Tre formidabili botte a chi ha più bisogno, ai poveri, agli ultimi, ai senza voce, ai senza diritti che ingenuamente si sono fidati di una nomea conquistata in un antico passato che non c’è più da tempo.

Questi sono fatti e non interpretazioni. Ed ecco perché poi l’elettorato più debole ha lasciato il Pd cedendo alle suggestioni di Giorgia Meloni e della destra. Destra populista si dirà, ma anche destra sociale attenta proprio alla fascia più debole della società. E infatti Benito Mussolini, fu un intransigente socialista prima della fondazione del fascismo e direttore de l’Avanti!, il principale quotidiano dei lavoratori.

Ma torniamo al presente. Chi ha iniziato questo anomalo processo è stato proprio lui Bertinotti Fausto, l’ex sindacalista socialista improvvisamente diventato comunista per riempire la nicchia ecologica lasciata dalla trasformazione del PCI dopo la caduta del Muro di Berlino. Fu lui ad aprire la tematica ambientalista scontrandosi peraltro duramente con la CGIL e gli operai che vedevano messo a rischio il loro posto di lavoro.

E fu lui a permettere a Valdimiro Guadagno, in arte Luxuria, di entrare in Parlamento nella XV legislatura dal 2006 al 2008. Per carità non c’è niente di male a difendere quello in cui si crede ma proprio da quel fatto iniziò la trasformazione epocale della sinistra che abbandonò i temi marxisti e più di un secolo di lotte dei lavoratori a favore di tutt’altro.

E la Schlein, bisessuale dichiarata, non è altro che la prosecuzione, si direbbe “con altri mezzi”, della figura mediatica di Luxuria. Non è una trasformazione di poco conto quella che è avvenuta. Si tratta di un cambiamento totale dovuto a chi, fregiandosi dell’epiteto “comunista”, ha trasformato quel nome e quel simbolo in tutt’altro. È stata una trasformazione lenta e costante che però ora ha portato ad un approdo che non c’entra più niente con quello per cui la sinistra era nata. E tutto è iniziato con Bertinotti Fausto, “comunista” a cui piaceva il cashmere…

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