Politica
Salvini si prende il Veneto e 'sacrifica' Trentino e Friuli. Così il governo non corre rischi
Nonostante i mugugni del Carroccio al Nord-Est. Inside

Tensione nel Centrodestra per il no di Fratelli d'Italia e Forza Italia al terzo mandato in Trentino e Friuli Venezia Giulia
"Nessun problema. Questioni locali". Il vice premier leghista Matteo Salvini smorzava così ieri i toni nel Centrodestra a chi gli chiedeva della "questione del Terzo mandato" in conferenza stampa al Mit. Ma lo schiaffo di Fratelli d'Italia e di Forza Italia, "partiti centralisti e romanocentrici" (parola dell'assessore leghista allo Sviluppo economico della regione Veneto Roberto Marcato, autonomista e federalista doc nonché esponente del Carroccio della primissima ora), fa male. Malissimo. Soprattutto al Nord, in quel Nord ex padano che non ha mai digerito fino in fondo la svolta nazionale e sovranista della Lega culminata con il generale Roberto Vannacci nominato vice-segretario.
Chi conosce il Triveneto sa perfettamente che la base della Lega è rimasta fedele alle origini, all'autonomia e al federalismo contro "Roma ladrona". Salvini cerca ovviamente di abbassare i toni e di non far divampare l'incendio nel Centrodestra, ma non può non tener conto del malessere (forte) di Luca Zaia e della base del Nord (sentimenti condivisi anche se in modo meno forte anche in Lombardia e in Piemonte). D'altronde il leader leghista qualcosa deve mollare.
Dopo il no finale e definitivo a Zaia ricandidato ha strappato a Giorgia Meloni, sempre ben consigliata dalla sorella Arianna, l'ok a un leghista in Veneto alle prossime elezioni regionali, quasi certamente il vice-segretario federale Alberto Stefani. Ma la presidente del Consiglio che guida un partito che vale il triplo vuole contare anche al Nord e i prossimi obiettivi della leader di Fratelli d'Italia sono proprio il Trentino, Provincia Autonoma, e il Friuli Venezia Giulia.
Da qui il no deciso al terzo mandato anche alle regioni a statuto speciale (e province autonome). Meloni gode del pieno sostegno di Forza Italia che al Nord si tiene stretto il Piemonte, attualmente guidato dall'azzurro (vice-segretario) Alberto Cirio. Ma la Lega al Nord è in fermento e non sarà facile per il vice-premier accontentare gli autonomisti e federalisti che vorrebbero sentire meno parlare di Marine Le Pen e lotta al piano di riarmo Ue di Ursula von der Leyen e più di autonomia regionale differenziata, finita su un binario morto dopo i rilievi della Consulta.
Ma il Carroccio ha tenuto due mesi fa il congresso federale a Firenze, e malgrado le mozioni federaliste proprio di Stefani, segretario è stato confermato per acclamazione Salvini. Quindi sarà lui a decidere e il governo Meloni, al 99,99%, non corre rischi. Certo che la base del Triveneto e del Nord in generale mugugna e ribolle. E le elezioni regionali in Veneto saranno la cartina di tornasole e la resa dei conti nel Centrodestra.
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