Pillole d'Europa
Il modello mediterraneo del creare impresa per una nuova economia di valori europei condivisi

Sul tema delle start up in Italia e in Europa molto si è parlato e diversi sono i fondi e le opportunità, oltre che le reti di sostegno. A Milano il 25 e 26 giugno la rete BIC-Net Italia , che fa parte della rete EBN European Business and Innovation Centre Network , organizza due giornate di confronto tra esperti internazionali presso la sede di Regione Lombardia. “Creare imprese sostenibili nel Mediterraneo,” dice Isa Maggi, organizzatrice dell’evento e responsabile della rete Business Innovation Centre in Italia, rete voluta dalla Commissione europea,”è l'unica via d'uscita dalla crisi strutturale nella quale siamo precipitati da diversi anni. Le piccole imprese familiari sono state il punto di forza del nostro tessuto produttivo e potranno ritornare ad esserlo, a condizione che si aprano all'innovazione e all'aggregazione con altre imprese per tornare così ad essere così vincenti nella competizione internazionale”. A livello comunitario si ricorda Startup Europe che contribuisce al Piano di Azione 2020 per l’imprenditorialità. Startup Europe ha come obiettivi quelli di rinforzare i link tra chi fa business, le associazioni, i centri di ricerca e contribuire a creare un ecosistema adeguato per le start up (come il Web Investors Forum, l‘ Accelerator Assembly, il Crowdfunding Network etc.); dare input per l’imprenditoria con ad esempio il Leaders Club con il loro Startup Manifesto, e lo Startup Europe Roadshow. Inoltre utili sono iniziative quali Tech All Stars ed Europioneers, Startup Europe Partnership, ACE Acceleration Programme. Le start up nel settore ICT possono trovare interessante anche il sito Startup Europe Hub website. La rete EBN è stata create nel 1984 per coordinare le attività degli EC Business & Innovation Centres (BICs) ed è un punto di riferimento in Europa per progetti innovativi, spin-off, start up. Il convegno "Creating Sustainable Businesses in Mediterranean Countries. Theories, Tools and Success Stories", chiama a raccolta accademici, imprenditori, enti ed istituzioni, per affermare un nuovo paradigma dello sviluppo economico e sociale: il Modello Mediterraneo di creazione d'impresa. Le donne imprenditrici rappresentano una risorsa straordinaria per l’Italia e per l’Europa, i dati sottolineano che con la crisi le donne si reinventano e aprono nuove attività, cosa che non succede per gli uomini che spesso, una volta perso il lavoro sui 50 anni, fanno più fatica a reinventarsi un ruolo nel mondo del lavoro. Rilanciare l’Italia e l’Europa attraverso le donne significa smuovere e dare valore alla parte creativa del Paese. Non bastano le riforme, occorre ripensare ad un nuovo sistema che unisca forze, energie e competenze per cambiare le regole per un’economia socio-sostenibile e nuova. Durante l'incontro EBN vengono presentate le prime cinquanta imprese femminili con il logo#madeinwomanmadeinitaly creato da donne e presentato anche agli Stati Generali delle Donne , per promuovere il lavoro e le imprese femminili. Il logo introduce buone pratiche di attività imprenditoriali femminili in termini di costruzione di filiere, di “reti”, di promozione del “bello e del “buono”, tipicamente italiani, di ricerca, di innovazione, di creatività. Si tratta di un vero e proprio “cambiamento culturale” all’interno di una nuova economia al femminile, paritaria, basata sui valori e sulla sostenibilità. Un’economia strutturata sui bisogni e sui saperi delle donne che darà la possibilità di avere un “impatto a livello di decision-making: a partire dal modo in cui gli investimenti vengono effettuati, dalla gestione delle risorse nazionali e delle politiche pubbliche, fino ad arrivare ai partenariati con le istituzioni internazionali. Tra gli esperti, Affaritaliani ha intervistato il Prof. Domenico Nicolò. direttore del Laboratorio ReTMES (Research Team for Mediterranean Entrepreneurship and Startups).
Domanda: i dati europei indicano che le start up nascono ma muoiono presto, perché manca un reale supporto formativo per i neoimprenditori, quali sono i dati secondo lei più indicativi in merito?
Risposta: Ha proprio ragione. Le nostre ricerche dimostrano che anche nei paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo, così come nel mondo anglo-sassone, più della metà delle imprese non sopravvive al quinto anno. Le percentuali di sopravvivenza delle imprese innovative sono ancora minori. Questa tendenza è relativamente costante nei differenti paesi e settori di attività, giacché le imprese giovani sono di per sé molto fragili. Creare imprese è molto semplice: la vera sfida è farle durare nel tempo. Certamente una migliore formazione dei neoimprenditori sarebbe utile, ma non sarebbe sufficiente per ridurre l'elevata vulnerabilità delle imprese giovani. L'incredibile livello di burocrazia e di pressione fiscale e la carenza di politiche industriali rendono difficile la sopravvivenza di tutte le imprese, anche di quelle consolidate, ma soprattutto di quelle giovani, le quali sono di per sé più fragili proprio perché non hanno una storia ed una reputazione che possa renderle resistenti alle difficoltà che tutte le imprese devono affrontare. Le giovani imprese sono di piccole dimensioni e pertanto devono collaborare, anche consorziandosi, per acquisire la forza per competere nei mercati internazionali.
Domanda: Il Suo laboratorio mira a far collaborare ricercatori di Stati diversi sul tema creazione d’impresa e gestione manageriale, quante ad oggi call for papers avete ricevuto e con quali realtà più importanti collaborate nel Mediterraneo?
Risposta: Allo scopo di capire come attenuare la caratteristica elevata vulnerabilità delle imprese giovani ho fondato una rivista scientifica internazionale JARE_NVC e scritto un libro collettaneo in corso di pubblicazione intitolato “Startups and Startup Ecosystems in the Mediterranean Area”, frutto del lavoro di circa una ventina di professori di diversi paesi del Mediterraneo, per pubblicare i risultati delle nostre ricerche. Qualche mese fa una casa editrice americana, mi ha affidato il compito di scrivere un handbook of research collettaneo sulla sostenibilità delle imprese e la green economy.
Domanda: Lei ha partecipa alle due giornate del 25 e 26 giugno della rete EBN , secondo Lei , a livello comunitario, ci dovrebbe essere un migliore monitoraggio dell’effettiva efficacia delle reti attivate come la rete BIC-NET e altre realtà quali la rete EEN? Non ci sono troppe realtà che ruotano attorno alle start up ma che poi non danno loro un reale sostegno ben coordinato?
Risposta: Le politiche europee di sviluppo scimmiottano il modello anglosassone e per questo non hanno funzionato. Questo modo di concepire lo sviluppo dei territori è ottimale per la Gran Bretagna, la Germania, i paesi scandinavi, ma non è adatto per i popoli del Mediterraneo. Nel sud dell’Europa, questo modello non può funzionare, perché i nostri sistemi economici e le nostre caratteristiche antropologiche sono assai diverse da quelle dei paesi del centro-nord Europa e del mondo anglo-sassone.
Domanda: avete già partecipato a progetti europei sia come Università che come laboratorio?
Risposta: L'Università di Reggio Calabria è molto attiva sul fronte dei progetti europei. Il Laboratorio ReTMES che io dirigo, presto avvierà iniziative di ricerca utilizzando le risorse dei progetti europei.
