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Lucarelli-Verdini, altro che passerella: Michele Merlo era un suo amico

Ognuno di noi, per un solo giorno magari, dovrebbe diventare ministro. È, però, oggettivamente impossibile. Nuotando, non senza difficoltà, nell’alta marea dell’irrealizzabile, appena usciti dall’acqua i riflettori non saranno puntati solo su di noi. Noi, pressapoco, saremmo sempre gli stessi. Ma gli altri? Come ci vedono gli altri? Non più, semplicemente, come donne o uomini. Più sommariamente, invece, come politici. A vita. Ci vedono istituzione. Che per alcuni , stranamente, vuol dire senza sentimenti. Sempre affamati di potere e notorietà. Come lupi in cerca di un gregge. 

Non cambia nella sostanza la nostra vita. Non cambiano le nostre sensazioni ed emozioni. Cambia la percezione che gli altri hanno di noi. Ed è così che un politico, prima uomo, accompagnato dalla sua fidanzata, e una politica, innanzitutto donna, non possono andare insieme ai funerali del giovane cantante Michele Merlo. Perché è solo passerella, secondo Selvaggia Lucarelli. Perché è visibilità. Perché è tutto senza anima e sentimenti. Secondo lei. 
 
E non importa se quella giovane vita spezzata sia, in verità, uno dei migliori amici della tua ragazza. Tu non puoi andare ai suoi funerali, sei un politico. E non importa se il padre sia un esponente del tuo partito. Tu non puoi andare, sei un politico. E non importa se tu Michele Merlo lo conoscevi personalmente. Tu non puoi andare, sei un politico. 

A ben vedere non sei solo un politico, con molta probabilità sei uno di quelli che non piace a lei. Alla Lucarelli. Il che in democrazia è giusto e sacrosanto. Come lo è l’esatto contrario. Ma qui il limite va oltre ed entra nella sfera intima e personale. Innanzitutto di una ragazza, giovane, come lo è Francesca Verdini. Che diventa, in un tweet, subito la fidanzata di Salvini. Non merita neanche il cognome? Tutta colpa di questi dannati e sempre riduttivi 280 caratteri di Twitter, vero? Oppure dell’uso che se ne fa? 

O semplicemente della volontà che detta le due righe corredate da una foto con Matteo Salvini, Francesca Verdini e Giorgia Meloni? Righe che condannano, nel vocabolario della Lucarelli, la presenza dei tre relegandola a semplice ‘passerella’. Al funerale di un loro amico, morto improvvisamente. Passerella in un giorno di dolore immenso e forse incolmabile? La malizia, dicono, sia nelle mente di chi giudica. Chissà se è vero. 

Il mio dislike stavolta va a Selvaggia Lucarelli. Perchè la partigianeria non deve, mai, superare il limite che invade la sfera dell’umano dolore. Anche, forse soprattutto, delle persone lontane mille miglia dal nostro modo di fare e pensare. Sarebbe un modo per cercare disperatamente l’equiparazione del pensiero, non attraverso la persuasione delle nostre idee, bensì con la ridicolizzazione, anche della sfera umana e personale, di chi esprime un concetto da noi lontano. Il nostro pensiero non può mai essere il solo pensiero, bensì un pensiero. Una idea tra le tante. E che si fermano tutte, inevitabilmente, davanti al vincolo dell’umano dolore per l’improvvisa e tragica morte di un giovane ventottenne. Un ragazzo che forse, i pensieri della Lucarelli, li leggeva anche. O forse no. Questo non lo sappiamo ed oggi, francamente, poco ci interessa.

Resta il dolore dei genitori, di amici quale, anche Francesca Verdini, era. Dolore che nessuno dovrebbe commentare, ma solo rispettare. Anche se ai funerali c’era Salvini, nostro acerrimo nemico. Che stavolta, non era il politico, ma semplicemente il compagno di Francesca Verdini. Che cerca conforto anche nell’abbraccio del proprio compagno. Che mondo strano, la normalità.

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