Tra le motivazioni per cui la Uefa nel 2009 approvò all’unanimità il fair play finanziario c’era questo: «Nelle ultime stagioni, molti club hanno dichiarato perdite finanziarie ripetute e in aumento. L’instabile situazione economica ha creato condizioni di mercato difficili per i club europei, con conseguenze negative sulla generazione dei profitti e ulteriori problemi di disponibilità finanziaria per le operazioni quotidiane». L’Europa del calcio era in rosso, e andava cambiata. L’obiettivo era stabilizzare i conti dei Club: con bilancio attivo o, alle brutte, in parità. Per fa rispettare le regole e bacchettare chi sul lungo periodo se ne sarebbe infischiato, nel giugno del 2012, il Comitato Esecutivo UEFA deliberò la formazione dell’Organo di controllo finanziario dei club (CFCB): e da allora lo spettro del pareggio di bilancio si è insinuato nel corpo aziendale delle migliori d’Europa, abituate a vincere senza star lì a lesinare sulle uscite e a intestardirsi per le entrate. Quel provvedimento ha funzionato, e il report 2015 (appena reso noto a Nyon) lo conferma. Con l’eccezione dell’Italia.
Il 2015 segna un negativo di 323 milioni. Più di 700 club e 54 campionati: di questi 25 in positivo. Negli altri 29 che non hanno fatto i compiti a casa il primato spetta al Bel Paese: il deficit è di 290 milioni e i primi indiziati sono – scrive la Gazzetta dello Sport – Inter, Milan e Roma. Insegue la Turchia a 200, poi Russia e Francia. Mentre altri campionati sono più virtuosi (e addirittura in utile): Spagna +140 milioni, Inghilterra +85, Germania +75. Le squadre iscritte nel registro di chi è in perdita hanno chiesto un accordo con la Uefa per patteggiare; ma 14 rimangono comunque sotto stretta osservazione: tra cui Manchester City, Psg, Zenit, Inter e Roma. Di fatto, però, la manovra varata dall’allora presidente Platini ha avuto successo: nel 2010 le spese complessive superavano le entrate di ben 1,6 miliardi. E alla bancarotta, non pochi, cominciavano a rassegnarsi.
Sul Report di Nyon è pubblicati pure la classifica del club col fatturato più alto: la Juventus si piazza al 10° posto con 325 milioni, con un 2016 proiettato verso i 400. In testa restano le grandi: Real, Barcellona, Manchester United, Psg e Bayern. Anche se presto potrebbe concretizzarsi il sorpasso dei Reds capitanati da Mourinho a scapito dei blancos di Zizou Zidane. Milan, Roma e Inter si piazzano rispettivamente al 14°, 17° e 20° posto. Pur non uscendo bene dalla consueta radiografia dell’organo di Governo del Vecchio Continente. Una malattia fisiologica, e pure endemica, se si pensa al panorama nazionale: oltre 360 milioni di euro bruciati ogni anno e 3,7 miliardi di debitri aggregati. Almeno fino al 2015.