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Cronache
Civitanova un’arte marziale dietro la morte del nigeriano: strangolamento

Il caso dell’omicidio di Civitanova Marche. Come è possibile per un uomo uccidere un altro con le sole mani in 4 minuti?

Lo ha spiegato su Facebook con dovizia di particolari il maestro di arti marziali Enzo Lori guardando il video dell’uccisione di Alika Ogorchukwu: dietro l’omicidio del trentanovenne nigeriano c’è una tecnica di strangolamento mista.

Per gli addetti ai lavori sono sembrati subito anomali i 4 minuti netti per uccidere con le sole mani il malcapitato Alika a Civitanova Marche. Troppo pochi vista anche la stazza della vittima. Durante la violenta aggressione scaturita dalla richiesta di elemosina del nigeriano e da un presunto contatto subito dalla compagna dell’assassino, Filippo Ferlazzo che potrebbe aver usato delle tecniche particolari per agire sulla vittima.

Enzo Lori di Ascoli Piceno, Cintura Nera 5° Dan di karate e abilitato all'insegnamento del Metodo Globale di Autodifesa MGA, in cui solitamente si combinano gli attacchi del Karate, il corpo a corpo del Judo, le leve articolari dell’Aikido e del Ju-Jitsu, dà degli elementi importanti per capire l’accaduto: “Un elemento tecnico è evidente nella colluttazione tra i due: chi soccombe è molto forte ed energico ma non ha la meglio in quanto la controparte è preparata al combattimento corpo a corpo ed a terra. Sfrutta in maniera efficace la pressione del corpo, utilizza gli arti inferiori per essere sempre in condizione di vantaggio e tenta delle prese di dislocazione”.

In sostanza Alika Ogorchukwu era particolarmente forte e resistente ma Filippo Ferlazzo conosce delle tecniche marziali che possono portare a suo vantaggio la stessa forza fisica di Alika.

Lori spiega meglio: “Infine applica purtroppo con successo (riferendosi all’aggressore, ndr) tecniche di strangolamento (shime-waza) che si applicano quando si conoscono. Il tentativo non è quello di uccidere ma di addormentare o di costringere alla resa l’avversario agendo sulla giugulare e sul nervo vago per far perdere conoscenza all'avversario”. Se non conosci bene la tecnica non puoi improvvisarne l'utilizzo, tanto più durante una colluttazione violenta.

La questione emerge anche da un’affermazione dei legali della vittima. L’avvocato Francesco Mantella avrebbe spiegato al Corriere delle Sera che dall’analisi del video emergerebbero “tecniche di arti marziali usate lucidamente e in piena capacità di intendere da Ferlazzo per immobilizzare Alika e culminate in un probabile strangolamento”. La famiglia avrebbe comunque nominato un consulente di parte, il medico legale Stefano Tombesi, che ha partecipato all’autopsia svoltasi ieri.

Ma l’apprendimento perfetto delle tecniche coincide con l’automatismo delle stesse, cioè quando il soggetto diventa tutt’uno con le stesse ed è in grado di utilizzarle in caso di bisogno a livello istintivo.

Quindi la piena capacità di intendere e di volere potrebbe c’entrare poco. Sarà la perizia psichiatrica a dare ulteriori elementi per comprendere il quadro clinico di Ferlazzo, visto che l’uomo in passato è stato sottoposto a Tso. Anche perché in numerosi casi di cronaca è stato riscontrato che gli esperti di arti marziali sottoposti ad interventi coatti dalle forze dell’Ordine, anche in situazione di totale confusione mentale, hanno usato istintivamente le tecniche apprese. Ora si tratta di capire se Ferlazzo ha mai praticato queste arte marziali in passato, a che livello e quando.

Gli esami eseguiti sul cadavere della vittima, Alika Ogorchukwu, hanno stabilito che a causare il decesso dell'ambulante sono stati la violenza e il peso del corpo di Filippo Ferlazzo. Ma ci sarà bisogno di nuovi esami per a far luce sull'omicidio del trentanovenne nigeriano.

Altri elementi li porta sempre l’esperto Lori.

"Lo strangolamento può essere" spiega, “Sanguigno (si ottiene la resa comprimendo le arterie carotide, arrestando così l’afflusso di sangue al cervello), Respiratorio (si ottiene la resa comprimendo la laringe, arrestando così l’ afflusso d'aria nei polmoni), Misto (quando si ottengono entrambi gli effetti sopraccitati nello stesso momento). Tutto questo spesso accade anche negli allenamenti. Invece qui si è verificato il peggio, anzi, si è verificato ciò che deve sortire la tecnica marziale, cioè la morte. L'uomo non è stato ‘ucciso a bastonate’ oppure ‘colpito a terra’. Tutt'altro. E’ stato oggetto di tecniche di strangolamento da parte di chi (e sono convinto che verrà fuori) pratica o ha praticato tali tecniche e le ha applicate consapevolmente”.

Tutto si muove sulla consapevolezza per cercare di capire quanto l’assassino fosse cosciente degli atti che stava compiendo.

 

 

 

 

 

 

 

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