Cronache
Via D'Amelio, Manfredi Borsellino: "Mia sorella ha portato la croce"

Una cerimonia che si riempie di emozione e anche di toni duri, la commemorazione di Paolo Borsellino a Palazzo di Giustizia. Perchè il figlio Manfredi, dopo l'incontro privato con il presidente della Repubblica decide di intervenire. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella arriva nell'aula magna del palazzo di giustizia di Palermo accolto dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando, dal procuratore generale Roberto Scarpinato e dal presidente della Corte d'appello Gioacchino Natoli. Nell'aula magna presenti tra gli altri l'arcivescovo di Palermo, Paolo Romeo, il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, l'assessore regionale alla Salute, Baldo Gucciardi (assente invece il governatore Rosario Crocetta), il capo della procura di Palermo, Francesco Lo Voi, il presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone. Presenti anche il ministro dell'Interno Angelino Alfano e il guardasigilli Andrea Orlando. Non ci sono le figlie Lucia e Fiammetta che avevano già annunciato che sarebbero state a Pantelleria. Una tradizione per Fiammetta, la prima volta per Lucia dopo le dimissioni da assessore e il caso delle intercettazioni di Matteo Tutino.
Manfredi Borsellino interviene alla cerimonia. Presente, contrariamente a quanto annunciato, il figlio Manfredi che qualche giorno fa aveva annunciato che sarebbe stato regolarmente a Cefalù dove dirige il commissariato di Polizia. "Da oltre un anno mia sorella Lucia era consapevole del clima di ostilità e delle offese subite solo per adempiere il suo dovere, in corsi e ricorsi drammatici che ricordano la storia di mio padre", ha esordito. Poi rivolto a Sergio Mattarella ha spiegato: "Signor presidente della Repubblica come le ho anticipato nel nostro incontro privato sono qui per lei, non era prevista nè forse la mia presenza in questa aula oggi nè il mio intervento che rischia di far saltare la scaletta". "Già l'anno scorso ho tentato, ho provato a ricordare mio padre - ha proseguito - ricordare non commemorare, perché si commemorano i morti visto che io lo ritengo vivo. Non sono qui per ricordare o commemorare, lo faranno altri meglio di me senza commuoversi. Lei è tra questi, perché lei non solo ha il nostro stesso vissuto, e può comprendere cosa io e le mie sorelle sa cosa stiamo vivendo. Ma lei è sempre stato un punto di riferimento per mio padre e la mia famiglia. Ho avuto l'onore e l'occasione di assistere per due volte a un colloquio telefonico con mio padre e ho sempre notato la reverenza , il grado di stima che provava nei suoi confronti. Siccome non voglio commuovermi, preferisco leggere un testo, parole importanti che è bene leggerle".
"Lucia ha portato una croce". "Lucia si è trovata a operare alla guida di uno dei rami più delicati della Regione, mia sorella Lucia ha portato la croce e tante persone possono venire a testimoniarlo, fino al 30 giugno di quest'anno". Ha poi detto tra le lacrime. "Lucia è rimasta assessore fino al 30 giugno perché ama a dismisura il suo lavoro, voleva davvero una sanità libera e felice - dice - E' rimasta per amore di giustizia, poi non ce l'ha fatta più non so con quale forza ha tollerato. Per amore della giustizia, per suo padre, per potere spalancare agli inquirenti le porte della sanità dove si annidano mafia e malaffare. Da oltre un anno era consapevole del clima di ostilità e delle offese che le venivano rivolte". "La lettera di dimissioni con cui mia sorella Lucia ha lasciato l'assessorato - ha aggiunto Manfredi Borsellino - ha prodotto il silenzio sordo delle istituzioni, soprattutto regionali. Ma quella lettera dice tutto e andrebbe riletta". "Intervengo - ha aggiunto - perché non credevo che la figlia prediletta di mio padre, quella con cui lui viveva in simbiosi, avrebbe dovuto vivere un calvario simile a quello di suo padre nella stessa terra che ha poi elevato lui a eroe".
Manfredi sulla telefonata di Tutino. "Non posso entrare, per le mansioni che ricopro - ha ricordato il commissario di polizia Borsellino - nel merito delle indiscrezioni giornalistiche di questi giorni, che indipendentemente dalle verifiche che verranno fatte sull'attendibilità di determinate circostanze, avranno turbato tutte le persone presenti in quest'aula, ma vi assicuro che non hanno turbato l'interessata, mia sorella Lucia - dice ancora Manfredi - per una semplice ragione: perché da oltre un anno, l'ho vissuto da fratello, era consapevole del clima di ostilità in cui operava, delle offese che le venivano rivolte per adempiere nient'altro che il suo dovere, purtroppo sono corsi e ricorsi storici drammatici".
L'abbraccio del Capo dello Stato. "Oggi, io dovrei chiederle di essere destinato altrove, lontano da questa terra. Ma non solo non lo chiedo, ribadisco con forza che ho il dovere di rimanere qui: lo devo a mio padre ma ora più che mai lo devo soprattutto a mia sorella Lucia". Ha detto poi, commosso rivolgendosi al prefetto Alessandro Pansa. Alla fine del suo intervento il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella si è alzato e ha abbracciato commosso Manfredi Borsellino. Lunghi applausi hanno concluso l'inatteso intervento del figlio del magistrato ucciso dalla mafia.