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Cronache
Dpcm, Draghi blinda la Pasqua. Parrucchieri chiusi in zona rossa. La scuola...

"Le disposizioni del presente decreto si applicano dalla data del 6 marzo 2021, in sostituzione di quelle del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 14 gennaio 2021, e sono efficaci fino al 6 aprile 2021". E' quanto si legge nella bozza del nuovo Dpcm. Fiere, congressi e discoteche restano chiuse anche in zona bianca. E' quanto prevede la Bozza del nuovo Dpcm inviato alle Regioni. "Restano sospesi gli eventi - si legge nella Bozza - che implichino assembramenti in spazi chiusi o all'aperto, comprese le manifestazioni fieristiche e i congressi nonche' le attivita' che abbiano luogo in sale da ballo e discoteche e locali assimilati, all'aperto o al chiuso".

La decisione non è definitiva, il governo aspetta infatti il parere del Cts sulle nuove varianti. Ma nella bozza del Dpcm che il governo ha inviato alle Regioni le scuole restano aperte. "Le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado - si legge - adottano forme flessibili nell'organizzazione dell'attività didattica ai sensi degli articoli 4 e 5 del decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, almeno al 50 per cento e fino a un massimo del 75 per cento della popolazione studentesca delle predette istituzioni sia garantita l'attività didattica in presenza. La restante parte dell'attività didattica è svolta tramite il ricorso alla didattica a distanza". Nel testo, di differente rispetto al precedente Dpcm, è inoltre riportato che "al fine di mantenere il distanziamento sociale, è da escludersi qualsiasi altra forma di aggregazione alternativa".

Barbieri e parrucchieri vengono chiusi in zona rossa. Nel documento si legge: "sono sospese le attivita' inerenti servizi alla persona, diverse da quelle individuate nell'allegato 24" dove - a differenza del precedente provvedimento - non vengono menzionati i servizi dei saloni di barbiere e di parrucchiere.

"Il confronto con il CTS e le integrazioni ai protocolli di sicurezza potranno consentire, in zona gialla, la riapertura di teatri e cinema dal 27 marzo, Giornata mondiale del teatro, e l'accesso ai musei su prenotazione anche nei weekend", è quanto afferma su Twitter il ministro per i Beni e le Attività Culturali, Dario Franceschini. Una notizia che però non ha entusiasmato l'Associazione Teatri Italiani Privati che ha fatto sapere che, "Dopo aver appreso la volonta' del ministro della cultura Dario Franceschini di riaprire i teatri (e i cinema) il prossimo 27 marzo, in occasione della Giornata mondiale del Teatro, evidenzia l'impossibilita' per il settore privato dello spettacolo dal vivo di ipotizzare una riapertura delle sale nei prossimi 30 giorni senza la certezza di un sostegno economico e operativo". A lanciare l'allarme, in una lettera indirizzata al ministro Franceschini, e' l'Associazione presieduta da Massimo Romeo Piparo, i cui 18 teatri fondatori - da soli - contano 28.632 posti a sedere, 2300 giornate di spettacolo dal vivo in una stagione, 2.5 milioni di biglietti venduti, 55 milioni di euro di incasso e 5,5 milioni di Iva sui biglietti.

"Anche in considerazione di un'emergenza sanitaria non ancora superata" l'Associazione sottolinea "la necessita' di valutare le obiettive difficolta' delle aziende private produttrici e organizzatrici degli spettacoli dal vivo, che operano rischiando in proprio e senza il sostegno di significative risorse statali. Il clima di incertezza, l'assenza di un protocollo sanitario specifico e collaudato per i lavoratori del palcoscenico, le restrizioni ancora presenti e la riduzione delle capienze impediscono di fatto di poter tornare a lavorare in sicurezza nei teatri". Nella lettera, l'Atip coglie dunque l'occasione per proporre al ministro di usare la simbolica Giornata Mondiale del Teatro del 27 Marzo "per un momento di confronto con l'intero comparto dello spettacolo dal vivo, delle istituzioni e della politica, della cultura, della stampa per definire tutti insieme i parametri e la tabella di marcia per una organizzata, strutturata e ponderata apertura delle nostre attivita'".

Lo scrittore Stefano Massini ieri sera si è scagliato contro il CTS da cui si attendeva una risposta sulla riapertura contingentata dei teatri e degli spazi culturali. Massini ha mostrato i dati dell’Universitá di Berlino, per cui il rischio di contrarre il virus a teatro è minimo. E poi, dato che le chiese sono aperte seppure con tutti i limiti delle prescrizioni sanitarie, "non si capisce dove stia la ragione del differente trattamento fra le categorie dei fedeli e degli spettatori” 

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