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Cronache
Il Papa fa fuori De Donatis-Libanori: guerra Vaticano-San Giovanni in Laterano
Papa Francesco 

La “guerra” tra Vaticano e San Giovanni in Laterano. Papa Francesco si “vendica” della chiusura delle Chiese al culto e del “caso Rupnik”

Sabato 6 aprile è arrivata una nota della sala stampa vaticana in cui si annunciava che il cardinale Angelo De Donatis e il gesuita vescovo ausiliare Daniele Libanori erano stati sollevati dal loro incarico romano. Naturalmente promoveatur ut amoveatur, ma la sostanza non cambia, li ha fatti fuori il Papa. Così De Donatis è stato nominato nuovo Penitenziere Maggiore in Vaticano sostituendo il cardinal Mauro Piacenza, che ha raggiunto il limite degli 80 anni e va in pensione. Per Libanori è stato invece creato un nuovo ruolo, “assessore personale” al Papa.

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De Donatis era stato voluto fortemente dallo stesso Papa Francesco sette anni fa ma poi la sintonia tra i due era svanita a cominciare dal noto episodio della chiusura delle Chiese di Roma ad inizio pandemia nel marzo 2020 in “nome del Papa”. Invece Francesco non ne sapeva un bel niente e non la prese affatto bene intimando al cardinale il giorno dopo di riaprire immediatamente le Chiese romane al culto.

Comunque, a parte l’attuale caso De Donatis, sono anni che Papa Francesco ha deciso di ridimensionare e controllare il potere del Vicariato che, ricordiamo, raggiunse il suo massimo ai tempi di Camillo Ruini che ne aveva fatto un potente fortino da cui tentare la scalata al soglio petrino. Papa Francesco aveva già messo “sotto tutela” i vescovi romani nel gennaio 2023 e particolarmente proprio il De Donatis con la Costituzione Apostolica che si chiama “In Ecclesiarum Communione”. Riporto il passaggio specifico: “L’esteso impegno che richiede il governo della Chiesa universale mi rende necessario un aiuto nella cura della diocesi di Roma. Per questo motivo nomino un cardinale come mio ausiliare e vicario generale (cardinale vicario), che a mio nome e per mio mandato, avvalendosi della collaborazione degli altri miei vescovi ausiliari, tra i quali scelgo il vicegerente, esercita il ministero episcopale di magistero, santificazione e governo pastorale per la diocesi di Roma con potestà ordinaria vicaria nei termini da me stabiliti”. Ne avevo parlato a suo tempo qui (recupera l'articolo

Sulla sostituzione di De Donatis grava in realtà anche un altro fattore, oltre quello già citato della chiusura arbitraria delle Chiese ad inizio pandemia. Si tratta del “caso Rupnik”. Riguarda la vicenda di Marco Ivan Rupnik, accusato da parecchie suore di: «violenza psicologica, abuso di coscienza, abuso nell’ambito sessuale e affettivo, abuso spirituale»: La linea del Vaticano era stata dura e risoluta: l’ex Sant’Uffizio l’aveva scomunicato e i gesuiti l’avevano cacciato. In questo clima, lo scorso settembre, improvvisamente il Vicariato romano condotto da De Donatis aveva parlato di “procedure gravemente anomale”, mettendosi contro due autentiche portaerei del potere curiale: i gesuiti e il dicastero per la Dottrina della Fede. I relativi capi erano andati subito a lamentarsi da Papa Francesco per l’improntitudine del suo vicario De Donatis che aveva ficcato il naso in affari non pertinenti al suo ruolo.

Ma De Donatis insiste, non desiste e raddoppia arrivando a esprimere “fondati dubbi” anche sulla scomunica inflitta a padre Rupnik. A questo punto però De Donatis si trova davanti una montagna: è lo stesso Papa che lo redarguisce di smetterla di occuparsi di incombenze non sue e di limitarsi al suo ruolo di vicario romano. De Donatis fiuta l’aria e capisce che combattere contemporaneamente contro gesuiti, ex Sant’Uffizio e addirittura il Papa in persona è compito impossibile e fa marcia indietro. Così prima di Natale, San Giovanni in Laterano, sede del vicariato, emette un lungo e dettagliato comunicato in cui cerca di rimediare al pasticcio della difesa dell’ “amico Rupnik”, ma ormai è troppo tardi e Francesco ha deciso. Ieri la formalizzazione con lo spostamento in Curia mentre il ruolo di Vicario del Papa per la diocesi di Roma è vacante.

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