Su La 7, a “Non è l’Arena” di Massimo Giletti, le parole di Angela, la ragazza vittima di uno stupro collettivo, che avevo intervistato qualche giorno fa per Affaritaliani.it.
Allargare il campo sugli effetti che spesso non vengono presi in considerazione può farci capire meglio cosa accade alle donne vittime di una violenza sessuale.
Il terrore di essere uccise, il disorientamento, il non riuscire a spiegare quanto successo, l’autocolpevolizzazione anche se si è vittime, i timori di far del male ai propri cari se si rivela l’accaduto, la vergogna sono le emozioni e i ragionamenti che portano una donna violentata a decidere se denunciare o meno, se raccontare o meno.
Dopo il caso Genovese, l'imprenditore accusato dello stupro di una 18enne a un party, Massimo Giletti approfondisce l’inchiesta che ha colpito Ciro Grillo, figlio del comico Beppe (garante del M5S) e tre suoi amici indagati per violenza sessuale in concorso, entrando nei meandri del caso.
Nel rispetto della riservatezza delle indagini, della dignità delle persone coinvolte e della loro reputazione, oltre a ricordare che le persone indagate sono sempre innocenti fino a prova contrario ed un’eventuale sentenza di condanna definitiva, occorre alzare un velo, come sta facendo Giletti, sui meccanismi che si sviluppano prima, durante e dopo una relazione sessuale che si pensa degenerata in stupro.
Dopo l’accaduto la vittima tende a ricostruire le sequenze che l’hanno vista coinvolta, cercando di capire le ragioni che l’hanno portata a diventata vittima. Cerca una spiegazione: perché è successo a me e non a qualcun altro? Cosa ho fatto di sbagliato per attrarre l’attenzione di chi mi ha fatto del male? Mettendo così ulteriormente in crisi sé stessa.
Ma per uscirne occorre farsi aiutare da un professionista, come ha fatto anche Angela dell’intervista, che possa portare la vittima fuori dal trauma. Per l’opinione pubblica occorre parlarne per rompere il silenzio che cala su chi ha subito una violenza.
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