Paolo Cappuccio, lo chef stellato che non vuole "né comunisti né gay" si difende: "Uno sfogo, non un attacco" - Affaritaliani.it

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Paolo Cappuccio, lo chef stellato che non vuole "né comunisti né gay" si difende: "Uno sfogo, non un attacco"

Non è la prima volta che il cuoco viene criticato per i suoi toni offensivi sui social

di Redazione News

Paolo Cappuccio si difende dopo le polemiche sull'annuncio di lavoro dal tono discriminatorio: "Ho diritto a scegliere chi entra nella mia cucina. Ho tanti amici gay, ma non è questo il punto"

Paolo Cappuccio, chef stellato e tra i volti più noti dell'alta ristorazione in Italia, è stato sommerso dalle critiche per aver pubblicato su Facebook un annuncio di lavoro dal tono discriminatorio per un hotel in Val di Fassa in cui escludeva dai possibili candidati "comunisti" e persone con "problemi di orientamento sessuale" o "fancazzisti". L'annuncio è stato poi rimosso ma è diventato in breve tempo virale.

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Va detto che Cappuccio non è la prima volta che viene chiamato in causa per i suoi toni offensivi. Già nel 2020 aveva pubblicato un annuncio per la stagione estiva a Caorle che aveva suscitato una certa indignazione sui social. In questo caso lo chef affermava di non volere come colleghi "vagabondi senza fissa dimora", "gente con problemi", "alcolizzati" o "drogati ed affini".

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Paolo Cappuccio non ha negato di aver pubblicato l'annuncio ma in una intervista al Corriere della Sera si è difeso affermando che si trattasse di uno sfogo"Ero esasperato dopo l’ennesima esperienza negativa. - ha spiegato lo chef - Non ne posso più di collaboratori che si mettono in malattia, bruciano il pesce o non lavorano. Ho diritto a scegliere chi entra nella mia cucina". Cappuccio poi ci tiene a chiarire anche la questione dell'orientamento sessuale: "Ho amici gay, non è quello il punto. Ma se sul posto di lavoro si ostenta in modo eccessivo, si creano problemi nella brigata. Voglio solo che ci sia rispetto e disciplina".

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