A breve si scoprirà la cinquina del Premio Strega 2025: vi raccontiamo i dodici romanzi in gara - Affaritaliani.it

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A breve si scoprirà la cinquina del Premio Strega 2025: vi raccontiamo i dodici romanzi in gara

I libri rientrati nella dozzina e le interviste agli autori: lo speciale di Affaritaliani.it sul Premio Strega 2025

di Chiara Giacobelli

6) Di spalle a questo mondo di Wanda Marasco (Neri Pozza)

Con Di spalle a questo mondo, edito da Neri Pozza e proposto al Premio Strega 2025, Wanda Marasco offre una meditazione struggente sull’inevitabilità della fragilità, sull’attrito tra la vocazione e il limite, sulla tenacia del dolore nel tempo. Ispirandosi alla figura storica di Ferdinando Palasciano – precursore dell’idea di neutralità dei feriti in guerra – e alla sua enigmatica compagna, Olga Pavlova Vavilova, l’autrice costruisce un’opera che travalica la biografia, per farsi riflessione sull’essere e sul corpo come veicolo di senso.
    
Ferdinando è un uomo interamente abitato dal rifiuto della morte, che da principio di ribellione si fa ossessione clinica. Il desiderio di guarire diventa, in lui, una missione totalizzante, un imperativo salvifico che, scontrandosi con le ingiustizie subìte, precipita nel delirio. Olga, donna russa segnata da un’infanzia scolpita nell’assenza materna e dalla Storia che si annida nei silenzi familiari, è colei che cerca la fuga ma si arresta sempre, trattenuta da una zoppia simbolica che diventa cifra della condizione umana.


 

     
Marasco mette in scena due figure imperfette e potenti, che si muovono in un mondo dove ogni tensione verso l’assoluto finisce per infrangersi contro i confini dell’esistenza. Attraverso una lingua ricamata, composita e profondamente drammatica, l’autrice non si limita a narrare, ma plasma con la parola una sostanza, una visione, una consapevolezza incarnata.
Non è la trama, ma la ricerca espressiva a orientare la bussola di questo testo. La scrittrice parte dalla corporeità, da quella materia viva che si trasforma in medium narrativo: la claudicanza di Olga diventa allegoria dell’inadeguatezza universale, del passo incerto che ci accompagna fin dal primo istante e ci conduce, spesso barcollanti, verso ciò che chiamiamo destino.
     
Il rapporto tra Ferdinando e Olga, intessuto di pietà e incomunicabilità, è un duetto che si svolge sullo sfondo di una realtà che si piega alla dimensione interiore. Gli asini e i pupi che l’uomo continua a “salvare” sono emblemi di un anelito innocente alla redenzione, mentre le primavere russe che circondano la donna, illuminate da una “luce cieca”, diventano simbolo di ciò che è irraggiungibile ma necessario.
     
L’ambizione poetica dell’opera si manifesta in una lingua che sfida ogni norma: un idioma che attinge alla musicalità del dialetto, alla solennità della letteratura colta, all’oralità domestica, alla precisione sensoriale della memoria. La narrazione, come ha osservato Giulia Ciarapica proponendo questo romanzo allo Strega, si fa artigianato linguistico, cesello continuo, capace di dire l’indicibile con parole che non sovrastano, ma accarezzano.
     
Di spalle a questo mondo è una vertigine che attraversa la malattia, l’amore, la follia, la Storia. È il romanzo di chi guarda la realtà da un angolo obliquo, ma proprio per questo la illumina con verità inattese. Un’opera che non consola, ma risuona. E che lascia nel lettore il senso di un’eco profonda, come un passo che, pur incerto, continua a camminare nel tempo.


 

Intervista all’autrice

Per lei non è la prima esperienza al Premio Strega… 
 “Sì, ho già partecipato a due edizioni dello Strega. La prima volta nel 2015 con Il genio dell’abbandono. Ero molto emozionata. La seconda nel 2017 con La compagnia delle anime finte. Un’esperienza più divertente e consapevole. Adesso viaggerò con Di spalle a questo mondo, contenta di essere nella dozzina. Vivrò la cosa con equilibrata speranza”.
 
La dozzina di quest’anno è molto incentrata in follia, alienazione, memoir e biografie. Come mai, secondo lei, c’è un interesse così grande della letteratura e dei lettori attorno a questi generi e temi?
“Le conflagrazioni della Storia si riflettono sulle vite private. Siamo in un’epoca di guerre, di ingiustizie sociali, di rapide e violente trasformazioni. La crisi relazionale, quella della famiglia e dei ruoli, gli abbandoni e l’assenza della cura per i più bisognosi determinano solitudine e ferite. 
Si vive in bilico. Sembra che la ratio abbia perso colpi. In una tale condizione, smarrimenti e traumi di varia natura generano la perdita del sé, il dolore che lacera, l’annichilazione che diventa distacco dalla realtà. 
La letteratura è tale soltanto se testimonia la condizione umana. Nel memoir la narrazione è una forma di inchiesta necessaria che va alla ricerca del guasto esistenziale, psichico. Nella biografia romanzata, tra fiction, dettaglio storico e reinvenzione si ripercorrono le tappe di una storia umana che specchia la fragilità, le paure e le illusioni di tutti”. 
     
Che cosa la affascina più di tutto dei personaggi che racconta e cosa vorrebbe che trasmettessero ai lettori?
“Due tipi di fascinazione, devo dire. In Ferdinando Palasciano, in Olga Vavilova e negli altri personaggi del mio romanzo ho trovato le “maschere” giuste per raccontare la ferita umana, la claudicanza universale. 
Poi mi sono lasciata conquistare da una precisa volontà drammatica e di ognuno ho reinventato l’interiorità, il ritmo dell’anima. In particolare ho annudato Ferdinando e Olga e, attraverso loro, me stessa”.