"Claude Glass", dialogo a distanza sul viaggio....
di Alessandra Peluso
Il viaggio è il protagonista di questo avvincente e quantomai raffinato carteggio tra Sebastiano, fotografo del 2000 e Robert, paesaggista del 1700.
“Claude Glass” di Marco Saverio Loperfido è una descrizione interessante di due osservatori attenti, scopritori di se stessi e del mondo.
La magia è espressa già nel titolo: lo specchietto tascabile, convesso e colorato che uomini e donne portavano con sé nei loro viaggi e utilizzavano quando volevano amplificare la bellezza naturale di una determinata scena. E di meravigliosi scenari infatti il libro è denso, grazie anche al sapiente e originale lavoro di Loperfido.
Si tratta di due storie che, se pur a distanza di anni, sembrano influenzarsi reciprocamente, esaltando il valore dell'amicizia e del bisogno di conoscersi e comunicare. Esigenze che prevalgono nel 1700 quanto nel terzo millennio, nel quale nonostante la velocità comunicativa di raggiungere rapidamente luoghi e persone dall'altro capo del mondo, si resta imprigionati in una solitudine frustrante.
Il viaggio conduce a Viterbo, città che “si espande oltre la collina e la valle di Faul, con costruzioni informi che compongono interi quartieri buttati casualmente sul territorio come dadi sul tappeto verde. Ville, villette...”; mentre, la Viterbo del 1700 è “sospesa nella campagna, o meglio adagiata, protetta a sud-est dai monti Cimini, che guarda il mare lontano”. (p. 33). Due modi diversi di vivere una città.
Dopo la città etrusca, si fotografa Narni, Roma, il lago di Bolsena: insomma una Tuscania incantevole.
Lo scambio epistolare conduce in magnifici luoghi, permettendo lunghi voli pindarici tra suggestive citazioni di filosofi, scrittori e poeti, con dei panorami da sogno, in ognuno dei quali i due viaggiatori fotografano, doppiando magicamente la realtà e racchiudendola in preziosi immagini, le quali appaiono come medaglioni incantevoli da appendere alla parete e contemplare.
Marco Saverio Loperfido intriga il lettore attraverso i due eleganti intellettuali nonché fotografi e viaggiatori Sebastiano Valli e Robert Grave, e a conclusione di “Claude Glass” scoprirà segreti e comprenderà il vero significato del miracoloso carteggio.
Il Claude Glass deve il suo nome al famoso pittore francese paesaggista, Claude Lorraine, che nel tardo Settecento divenne il rappresentate dell’estetica del pittoresco. Fu prima di tutto uno strumento per gli artisti, poi si diffuse ben presto anche tra turisti in cerca di scene pittoresche.
È proprio così che magicamente il lettore - con il suo specchietto - diventerà un turista colto, attento, interessato, cogliendo lo spirito giusto del viaggio, voglioso di riprenderne ancora uno.
«Per qualche istante ho pensato che forse era tutto possibile, per quei momenti mi sono illuso ce ci fosse sul serio un velo sopra le cose: le foglie, l'odore dei funghi, la nebbia nel torace, il verso della civetta. Dov'ero? In Italia. Si, ma quando?».
Il lettore sarà intriso di quest'atmosfera misteriosa, di interrogativi da sciogliere, vivrà le esistenze dei due giovani curiose, appassionanti, di grande acume.
Leggere “Claude Glass” di Marco Saverio Loperfido sarà un guizzo felice tra epoche differenti in un desiderio forte di multiculturalismo e contaminazioni culturali che lasciano spazio alle proprie origini e alla possibilità di comunicarle in modo semplice, chiaro e accattivante.