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Culture
Riparte la tournée di Giuseppe Giacobazzi ed è subito sold out

Sold out in tutti i teatri d'Italia per il ritorno di Giuseppe Giacobazzi sul palco. Ancora molte le date attese

Anche gli artisti più grandi, quelli abituati al tutto esaurito e alle tournée sfiancanti, quando salgono sul palco dopo un lungo periodo di pausa si emozionano. Giuseppe Giacobazzi è proprio uno di questi artisti, così nel tour 2022 che riporta in scena Noi. Mille volti e una bugia (giunto ormai a circa 170 repliche), Andrea Sasdelli lo ripete più di una volta, al pubblico presente in sala e dopo lo spettacolo in camerino: “Mi sento emozionato come la prima volta che salii sul palco di Zelig. Siamo partiti da Brescia dopo oltre un anno e mezzo di pausa e l’applauso che ho ricevuto appena prima di iniziare lo show è stato liberatorio. Avevo le lacrime agli occhi”.

Il 29 marzo Giacobazzi è stato ospite del Teatro La Fenice di Senigallia, città che già lo aveva accolto calorosamente in passato e che anche questa volta non si è dimostrata da meno: sold out in pochissimi giorni, una platea viva tra risate e applausi, massima attenzione anche da parte della stampa. D’altronde, gli elementi per un successo assicurato c’erano tutti: un comico che è ormai molto di più, lo si potrebbe definire un artista a 360 gradi capace di comunicare alle masse ed empatizzare con persone di ogni età; la voglia di libertà e il desiderio di tornare alla normalità, di riprendere a vivere; una città che ha sempre avuto un’attenzione particolare per la cultura.

Il tema fondante dello spettacolo Noi. Mille volti e una bugia, scritto da Andrea Sasdelli insieme al collega e amico Carlo Negri, che ne cura anche la regia, sono le maschere: quelle che indossiamo già in tenera età all’interno dell’ambiente familiare, talvolta senza neppure rendercene conto; quelle che impariamo a maneggiare bene a scuola e poi gestiamo con estrema efficacia da adulti, sul luogo di lavoro ma anche con amici, parenti, nelle situazioni sociali più varie; quelle, infine, con cui rischiamo di identificarci al punto tale da non ricordare più chi siamo veramente. Ecco, allora, quanto sia importante, di tanto in tanto, svestirci della maschera pirandelliana dell’Uno, nessuno e centomila per dare libero sfogo alla parte più intima e nascosta di noi stessi. Quale migliore occasione del Carnevale per farlo? “La festa più falsa e ipocrita che conosca – la definisce Giacobazzi – perché non è affatto vero che la gente si maschera, al contrario si smaschera e si sente finalmente autorizzata a dire o fare cose realmente sentite, che in altri contesti sarebbero fonte di imbarazzo”.

Rispetto allo spettacolo che noi di Affaritaliani.it avevamo già recensito nel 2019 ci sono alcune novità, aggiornamenti post-pandemia e un paio di battute sui cuochi, che di recente hanno portato lo stesso Giacobazzi a cimentarsi ai fornelli di un noto programma televisivo a tema culinario. A tale proposito ci svela dietro le quinte: “Durante questi due anni di pandemia mi sono concentrato molto sulle cose manuali, come mettere in ordine la mansarda e la cantina. Dopodiché, ho iniziato a cucinare e sono diventato abbastanza bravo sia con i primi che con i secondi, tanto che ormai le donne di casa mi fanno sapere in anticipo cosa vorrebbero mangiare a pranzo e a cena”.

Almeno fino a quando non ha preso avvio la tournée 2022, che dopo Senigallia farà tappa a Ferrara, Bologna, San Marino, Parma, Sanremo, Trieste, Mantova e molte altre città. Sono però lontani i ritmi del dopo Zelig, quando Andrea era salito dall’oggi al domani su una giostra di fama e richieste a cui gli sembrava impossibile dire di no; a poco a poco il lavoro si era fagocitato la sua intera vita, ma un giorno un fatidico punto di svolta lo ha portato a prendere la decisione di continuare a svolgere il mestiere che tanto ama, senza però rinunciare troppo a sé stesso: “Oggi sono un uomo sereno, che prova un immenso piacere nel salire sul palco davanti a migliaia di persone ed emozionarsi con loro, ma ne prova altrettanto nel trascorrere una giornata con la famiglia o una serata con gli amici. Ho persino ricomprato la moto!”, scherza con quel suo veicolare la più semplice e al contempo profonda verità all’ironia di una battuta.

Noi. Mille volti e una bugia è anche l’occasione per scoprire come è nato il personaggio di Giuseppe Giacobazzi. Senza voler fare spoiler per chi ancora deve vedere lo spettacolo, possiamo anticipare che il racconto della sua genesi è esilarante, dagli esordi fino a quando la maschera è diventata talmente stretta da fondersi con chi la indossava. È qui che subentra un’interessante riflessione sulle persone e i personaggi, su ciò che siamo e ciò che appariamo, sulla pressione sociale che costringe determinate categorie di individui a nascondersi dietro a qualcosa di diverso da ciò che sono. Insomma, di strada verso l’accettazione e la tolleranza ce n’è ancora tanta da fare; anzi, a tal proposito Andrea è piuttosto duro nella sua opinione. “Dovevamo uscire da questa pandemia migliori, più consapevoli e solidali, invece siamo molto peggiori di prima, sempre pronti a vomitare cattiverie contro chiunque la pensi anche solo di poco diversamente da noi”.

In un contesto non proprio roseo, il teatro e più in generale la cultura costituiscono una chiave di salvezza essenziale. “Chiunque pensi che non è il momento giusto per godersi uno spettacolo teatrale, un libro o un film al cinema commette un errore madornale. La cultura, la conoscenza, il rapporto reciproco, il confronto delle idee è fondamentale, perché il dialogo nasce proprio così, in un ambiente come il teatro. Anche un barzellettiere fa cultura, dal momento che quella popolare è importante quanto quella dotta, e solo attraverso la cultura – appresa a scuola o nei luoghi di “intrattenimento” – saremo in grado di sviluppare un pensiero critico al fine di non essere manipolabili, di accettare gli altri e di imparare ad ascoltare”.

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