Culture
Quale segreto scorre nei sotterranei di Venezia? In libreria il thriller "Lo sconsacrato"

A Venezia è la notte della Befana. Sui gradini della chiesa di Santa Maria della Salute regna un silenzio di tomba. Un cadavere è affiorato dal Canal Grande: una donna, con indosso le vesti di un sacerdote. Una tremenda profanazione, un abominio. È la prima volta che il capitano dei carabinieri di Venezia, la giovane e ambiziosa Caterina Taddei, affronta un caso di omicidio. L’indagine la condurrà tra i vicoli e i labirinti di Venezia, fino a un ospedale psichiatrico abbandonato sull’isola deserta di Poveglia e infine alla scoperta di un misterioso sito web criptato: Carnivia.com, che racchiude e diffonde i più oscuri segreti della città. Lungo la strada Caterina si imbatterà in due strani ma fondamentali personaggi, il sottotenente Holly Boland, una giovane donna soldato dell’esercito degli Stati Uniti cresciuta in Italia, e Daniele Barbo, un hacker di nobili origini intelligente e schivo, creatore proprio di Carnivia.com. All’improvviso però le tracce si perdono nel passato: nessuna prova certa, solo qualche indizio, che fa pensare a un’antica cospirazione in cui sono coinvolti la Chiesa, la CIA e il crimine organizzato. Ma Caterina sa bene che i vecchi crimini devono essere puniti tanto quanto quelli nuovi. Altrimenti, inevitabilmente, sono destinati a ripetersi… Un grande thriller destinato a diventare un caso editoriale mondiale del 2013!
L'AUTORE - Jonathan Holt, docente di letteratura inglese a Oxford, è ora il direttore creativo di un’agenzia di pubblicità. Vive a Londra.
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(per gentile concessione di © Newton Compton editori)
Il colonnello Aldo Piola osservava il cadavere sotto di sé. Desiderava ardentemente trasgredire il proposito di Capodanno, fatto appena sei giorni prima, e concedersi una sigaretta. Anche volendo, non avrebbe potuto fumare, l’incolumità delle prove era fondamentale.
«Un piovan?», domandò stupefatto utilizzando il termine veneziano per indicare un prete.
Il dottor Hapadi, il medico legale, scrollò le spalle. «Così ha detto chi ha chiamato, ma c’è dell’altro. Vuole dare un’occhiata più da vicino?».
Con un pizzico di riluttanza, Piola scese dalla passerella rialzata mettendo i piedi nell’acqua torbida profonda una trentina di centimetri e procedendo cautamente verso il cerchio di luce prodotto dal generatore portatile di Hapadi. L’acqua di mare ghiacciata inzuppò immediatamente le buste di plastica azzurra che il dottore gli aveva offerto una volta arrivato sulla scena del delitto, sebbene fossero assicurate attorno ai polpacci con degli elastici.
“Un altro paio di scarpe rovinate”, pensò Piola con un sospiro. Non gli sarebbe importato un granché, ma lui e sua moglie avevano festeggiato la Befana con gli amici al Bistrot de Venise, uno dei migliori ristoranti della città, e perciò indossava le sue Bruno Magli nuove.
Non appena ne ebbe la possibilità, saltò sulle scale di marmo della chiesa e si posizionò un gradino sopra il cadavere. Si fermò per scrollarsi l’acqua dai piedi, come se fosse appena uscito da una vasca da bagno. Chissà, magari poteva ancora sperare di salvarle. Il corpo era riverso sui gradini, metà in acqua e metà fuori, come se la vittima avesse tentato di trascinarsi sul sagrato per cercare rifugio nella chiesa. Doveva essere stato l’effetto della marea, che già si stava ritraendo nel tratto tra la basilica e il Canale di San Marco. I paramenti sacri neri e oro non lasciavano dubbi sul fatto che si trattasse di un sacerdote cattolico vestito per la messa, né sui due inequivocabili fori di proiettile dietro la testa arruffata, che facevano gocciolare macchie violacee sul marmo.
«Potrebbe aver avuto luogo qui?», domandò Piola.
Hapadi scosse la testa. «Ne dubito. Così, su due piedi, direi che la marea deve aver trasportato il corpo fin qui dalla laguna. Se non fosse stato per l’acqua alta, sarebbe già finito in Croazia a quest’ora».
In quel caso, rifletté Piola, il cadavere era piuttosto diverso da tutta la sporcizia che veniva spinta in città dai flutti. Dall’acqua di mare attorno a lui saliva un leggero odore di fogna: non tutte le cloache veneziane erano stagne, ed era risaputo che alcuni abitanti vedevano nell’acqua alta una vantaggiosa opportunità per risparmiare sulle spese di spurgo.
«A che altezza è arrivata stasera?»
«Un metro e quaranta, a quanto dicono le sirene».
Le sirene elettroniche che informavano i veneziani dell’arrivo dell’acqua alta li mettevano anche in guardia sull’altezza prevista: ogni suono dell’allarme, infatti, stava a indicare dieci centimetri oltre il metro.
Piola si chinò per dare un’occhiata più da vicino. Il prete, chiunque fosse, era di costituzione esile. L’investigatore era tentato di girarlo, ma sapeva che se lo avesse fatto prima che la squadra di medicina legale avesse terminato con le fotografie di certo avrebbe scatenato la loro collera.
«Dunque», disse con aria pensierosa. «Gli hanno sparato da qualche parte a est o a sud».
«Può essere. Ma per lo meno su una cosa si sbaglia».
«E cosa sarebbe?»
«Guardi le scarpe».
Piola infilò cauto un dito sotto la tonaca fradicia, per sollevarla dalla gamba del sacerdote. Il piede era piccolo, quasi delicato e calzava una scarpa di pelle inequivocabilmente da donna.
«È un travestito?», disse stupefatto.
«Non esattamente». Hapadi sembrava quasi godersi quella scena.
«Ora dia un’occhiata alla testa».
Per soddisfare la richiesta di Hapadi, Piola dovette accucciarsi ancora di più, con le natiche quasi a contatto con l’acqua. Gli occhi del cadavere erano aperti, la fronte appoggiata al gradino, come se il prete fosse morto mentre beveva l’acqua di mare. Mentre Piola guardava, una piccola onda raggiunse il mento del corpo riverso a terra e l’acqua andò a finire dentro la bocca per poi ritirarsi lasciandola sgocciolante.
A quel punto Piola capì. Sul mento non c’era traccia di barba e le labbra erano troppo rosa.
«Santa Madonna», esclamò sorpreso. «È una donna». Di riflesso, si fece il segno della croce.
Non c’era alcuna ombra di dubbio. Il sopracciglio curato, le tracce di eye-liner attorno all’occhio senza vita, le ciglia femminili e persino, aveva notato, il sobrio orecchino mezzo nascosto da una ciocca di capelli arruffati. Doveva avere più di quarant’anni e le spalle, appesantite dall’età, avevano impedito a Piola di rendersi subito conto che si trattava di una donna. Ripresosi, toccò la tunica fradicia. «Piuttosto realistico per essere un costume».
«Sempre che si tratti di un costume».
Piola guardò l’altro con curiosità.
«Come dice?»
«Quale donna sarebbe così sfrontata da andarsene in giro vestita
da prete?», chiese Hapadi, retorico. «Non riuscirebbe a fare neanche dieci metri». Fece spallucce.
«Be’, forse non è riuscita a fare neanche quei dieci».
Piola aggrottò la fronte. «Due colpi alla testa? Mi sembra un po’ esagerato».
«Colonnello?».
Piola si voltò. Una giovane donna attraente, truccata e con addosso un vestito nero corto, delle galoche e, a quanto pareva, poco altro, lo stava salutando dalla passerella di legno.
(continua in libreria)