Economia
Aspi, i fondi non mollano. Ecco che cosa c'è dietro la revisione del patto

pedaggio autostradale
L'exit strategy dei fondi esteri solo una "Bullshit"
Aspi, i fondi non mollano. Ecco che cosa c'è dietro la revisione del patto
"Bullshit". C...avolate. Fonti americane accreditate sintetizzano in questo modo le indiscrezioni secondo cui i fondi Blackstone e Macquarie sarebbero pronti a uscire da Autostrade per l'Italia a causa dell'incertezza sulle tariffe e sulla possibile quota da destinare allo Stato. Aspi, dopo essere tornata sotto il controllo pubblico - Cdp ne detiene il 51%, mentre il restante 49% è equamente suddiviso tra Blackstone e Macquarie - ha continuato a essere una macchina da soldi. L'ultima semestrale parla di un utile da 547 milioni, con ricavi in crescita e costi in calo. Non solo: l'incremento del traffico del 6% fa pensare a un bilancio ancora più interessante a fine anno.
Il ministro Matteo Salvini, nei giorni scorsi, ha incontrato i concessionari che lamentano un differenziale enorme tra inflazione (che dal 2021 è cresciuta di quasi il 20%) e incremento delle tariffe, salite in media dello 0,8%. Da qui l'ipotesi che i fondi, preoccupati anche dall'idea del leader del Carroccio di destinare una parte dei ricavi dai pedaggi allo Stato, potessero iniziare una exit strategy. La verità però è assai diversa: secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, infatti, la revisione del patto - ora con scadenza al 7 gennaio 2025 per evitare il rinnovo automatico delle attuali condizioni - è stata fatta proprio in funzione della presentazione del nuovo Piano industriale (il Pef).
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L'amministratore delegato Roberto Tomasi sta per annunciare un progetto che ha un orizzonte temporale lunghissimo, al 2038, quando scadrà la concessione di Aspi. Si tratta di un gigante da 36 miliardi di investimenti che dovranno essere coperti con un incremento tariffario. Ed è qui che si giocherà la partita. Come scriveva Il Messaggero, infatti, sembra che la richiesta iniziale sia dell'8% annuo, dieci volte quanto ottenuto nel triennio passato. Difficile che questo possa andare in porto. Ma è plausibile che si trovi una via di mezzo che consenta di far felici tutti.
D'altronde, è difficile immaginare che Macquarie, sempre più inserita all'interno del tessuto economico italiano (un nome su tutti, Open Fiber di cui detiene il 40%) decida di abbandonare Aspi su cui ha puntato una fiche da circa due miliardi. Su Blackstone, poi, c'è ancora meno da dire: a quanto risulta ad Affari, infatti, gli americani hanno messo in campo quello che chiamano il loro "fondo perenne", cioè un veicolo di investimento che non ha orizzonti temporali. Dunque, nel mondo della finanza sono sicuri: nessuna fuga e nessuna idea di essere più guardinghi. E le indiscrezioni? Bullshit.