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Economia
Centemero (Lega): "L'IA non ruberà il lavoro, ma dobbiamo rivedere politiche"

Centemero, il deputato della Lega esperto di tech: "L'AI Act europeo? Troppe regole, rischia di essere una zappa sui piedi"

Intelligenza artificiale, criptovalute e metaverso. Sono mesi che se ne sente parlare, tra giornali e televisioni impegnati in dibattiti sulla loro natura e futuribili rischi. E mentre da una parte c’è chi, spinto dai timori della novità, le inquadra come il nuovo male del mondo, dall’altra, invece, c’è grande entusiasmo sulle opportunità che si andranno potenzialmente a creare.

Auto definitosi “tech-entusiasta”, tra i sostenitori dello sviluppo di questi nuovi scenari tecnologici c’è l’Onorevole Giulio Centemero, deputato alla Camera per la Lega per Salvini premier nella VI Commissione Finanze e dottore commercialista, il quale ha appena pubblicato un libro che approfondisce proprio questo argomento.

Dal titolo “NFT e metaverso nelle industrie creative”, edito da Castelvecchi (138 pagine, euro 18,00), il libro segue il filo di una lunga analisi sull’impatto, già esistente ma anche futuro, che metaverso e Nft avranno sull’industria, non importa quale. Sport, intrattenimento, musica, moda… Le possibilità sono pressoché infinite, soprattutto con l’avvento dell’intelligenza artificiale.

Ma, Onorevole, queste tecnologie (soprattutto l’IA) non rappresentano un pericolo per l’uomo?

“Facendo una citazione filosofica, possiamo dire che i robot non uccidono l’essere umano, bensì l’uomo può uccidere i suoi simili con i robot. Ricordiamoci che l’algoritmo che dà vita all’IA lo genera l’essere umano. Dobbiamo essere noi i primi eticamente corretti e utilizzarla in maniera intelligente.

Mentre se guardiamo la storia dal punto di vista economico, nonostante sia nella nostra natura essere restii al cambiamento, nel corso del tempo si è visto che le nuove tecnologie non hanno distrutto i posti di lavoro, semmai ne hanno creati di nuovi”.

Dunque non teme che le nuove tecnologi possa rubare il lavoro agli italiani come molti temono?

“Se l’Italia riuscisse a lavorare sulle politiche attive del lavoro questo timore scomparirebbe. Certo, è importante essere bravi come governo, ma una grande parte del lavoro dovrà essere fatta anche da casse e fondi pensione, soprattutto l’Inps, su up-skilling e re-skilling e, dunque, gestione della tecnologia. In questo modo, l’intelligenza artificiale non verrà proposta come sostitutiva del lavoro umano, ma complementare”.

Come stanno impattando le nuove tecnologie sulle industrie?

“Gli Nft (Non fungible token) e il metaverso offrono molte possibilità. E gli esempi sono altrettanti. Tra le startup italiane che hanno usato gli Nft c’è Takyon, la quale è riuscita a costruire un vero e proprio mercato secondario delle prenotazioni alberghiere. Il funzionamento è semplice: se, ad esempio, si prenota per una meta ma alla fine ci è possibile andarci, al posto che perdere i soldi pagando la penale, si può semplicemente rivendere la propria prenotazione su un apposito portale.

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Sul metaverso, invece, un esempio è l’arte. Una startup italiana, Reasoned Art, ha valorizzato il patrimonio culturale italiano mettendo nel metaverso l’Arco della Pace di Milano, pagando le royalties ai beni culturali. Un esempio, questo, di come con la tecnologia del metaverso si possa valorizzare il patrimonio culturale italiano.

Gli Nft hanno impattato anche sul mondo dello sport, con l’Nba (la Serie A del basket americano, ndr) che ha prodotto in Nft le migliori azioni di varie partite. Un altro esempio di come applicare questa nuova tecnologia al settore sono gli abbonamenti. I club di Serie A potrebbero proporre le sottoscrizioni con gli Nft.

E ancora, dal punto di vista musicale, il metaverso consente di fare concerti, scenografie particolari facendo partecipare persone da tutto il mondo e a tutte le ore.  Nella moda, invece, il mondo delle skin (ovvero accessori indossabili solo nel metaverso) ha 40 miliardi di dollari all’anno.

Guardando i fallimenti finanziari portati alla luce soprattutto dall’entusiasmo smorzato di Meta, il Metaverso sembra difficile da raggiungere rispetto all’IA…

“In realtà, il metaverso esiste già. Per fare qualche esempio, le operazioni chirurgiche vengono realizzate da posti diversi nel mondo utilizzando questa tecnologia. Ma non solo, diverse agenzie e società di provincia lavorano anche sulla psicoterapia. Uno psicologo, infatti, può trattare la fobia dei cani di un paziente facendolo immergere in un ambiente che lo possa aiutare, senza il rischio di incorrere in rischi reali, essendo tutto digitale.

La chiave sarà la riduzione delle dimensioni dei visori. Quando ci saranno visori ergonomici come degli occhiali da sole, allora li avranno tutti. Lo scatto arriverà lì. Il problema del metaverso, dunque, è più hardware che software”.

Tornando all’intelligenza artificiale, a che punto è l’Italia rispetto ad altri paesi europei?  

“Non siamo assolutamente la ruota del carro. Importanti realtà stanno vedendo la luce, ma il vero tema è farle crescere e sviluppare in Italia evitando che finiscano all’estero. Inoltre, dobbiamo stare attenti all’interpretazione dell’Ai Act lanciato dalla Ue. Questo ha un approccio troppo legato al risk management, senza focalizzarsi sulla competitività delle imprese.

Il rischio è che questa regolamentazione europea azzoppi le imprese dell’Unione rispetto a quelle di India, America e Cina. E se questi Paesi non hanno voluto regolamentare il fenomeno, anche perché è poco conosciuto nei risvolti pratici, allora dovremmo porci la domanda, evitando di fare “i primi della classe”, quando questo può significare tirarsi la zappa sui piedi”.

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Alla maggioranza piacciono queste nuove tecnologie?

“A mio avviso credo di sì, ma penso anche che non ci sono alternative. Anche se non fossi un tecno-entusiasta, credo che non bisogna solo imparare a conviverci, ma è importante anche primeggiare nello sviluppo delle suddette e ciò offrirebbe un vantaggio enorme.

Proprio oggi Giorgia Meloni ha annunciato un piano che prevede una legge ad hoc e invesimenti per 1 miliardo di euro. Sembra che abbia cambiato idea sull'IA…

"Chi ricopre quel ruolo è giusto che esprima delle preoccupazioni per arrivare a studiare delle soluzioni, soprattutto agli albori di un nuovo settore potenzialmente così rivoluzionario. Detto questo, non ho mai visto, in ogni caso, un atteggiamento ostruzionistico o restio da parte della premier verso l'intelligenza artificiale".






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