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Economia
Crisi immobiliare USA e bolla big tech: il mix letale che fa tremare l’Italia

Immobili USA mai così costosi. Ecco perché indice sulle nostre vite

Il settore immobiliare residenziale in grave crisi non sta segnando solo il mercato italiano e tedesco (per giunta completamente differenti, in Italia il 73% è proprietario di un’abitazione, in Germania solo il 49%) ma anche quello USA (il 64,8% è proprietario) e da lì potrebbe presto partire un’onda in grado di trasformare l’economia e la politica mondiale.

Secondo gli esperti, l'economia immobiliare USA segnerà la politica non solo americana ma anche quella europea e italiana. Al di là di tutte le strategie di basso cabotaggio del nostro modello, lo sviluppo economico o la stagnazione si decideranno negli Stati Uniti alle prossime elezioni di novembre e potrebbero incentivare l’una o l’altra opzione.

Il paradosso è che i dati economici USA sembrano molto buoni ma Joe Biden resta in crisi nera di popolarità, con un Donald Trump in tale forma da poter davvero insidiare il presidente democratico.

Il motivo? Il mercato immobiliare, da troppo tempo stagnante, in concomitanza con gli altri fattori di rischio, come la concentrazione dei grandi valori azionari nelle 7 sorelle della Big Tech, vicini a quelle della bolla delle Dotcom del 2000.

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“Le case USA”, racconta il prestigioso magazine Forbes, “non sono mai state così costose e il numero di immobili sul mercato, ciò che l’industria chiama inventario, è vicino al minimo storico”.

Sarebbe questo il motivo cardine della pessima valutazione che gli americani hanno delle politiche di Biden. Trump è considerato dagli elettori più bravo nel gestire l’economia: lo ha confermato addirittura un sondaggio di Reuters/Ipsos, dove dal 33% al 39% degli elettori abbraccia il metodo del tycoon.

L’agenzia di stampa Bloomberg sottolinea l’importanza del settore: quando i tassi reali del decennale superano le attese sull’indice dei prezzi al consumo, le condizioni finanziarie sono veramente restrittive, come lo sono diventate negli USA. E poi l’esagerato valore azionario delle società tecnologiche, la guerra in Ucraina, il rigurgito del conflitto in Medio Oriente, la stagnazione del mercato immobiliare commerciale non fanno altro che condizionare un possibile ritorno alla normalità post COVID.

Un mix letale che ha reso milioni di proprietari di abitazioni negli States restii a vendere la propria e trasferirsi in una nuova, come la vulgata consumistica a stelle e strisce vorrebbe.

Il mercato americano è sempre stato in grande movimento, con persone che si trasferivano da un'abitazione all'altra, con grande facilità. Ma mai come oggi il processo è diventato difficilissimo, sia per gli alti livelli dell’inflazione ( comunque bassi rispetto ai nostri), i tassi di interesse troppo alti e la capacità espansiva concentrata sulle big tech per l'AI. Le statistiche dicono che una famiglia prima del COVID permaneva in un alloggio per 6 o 7 anni, ora per oltre 10.

E la maggior parte degli affittuari ha poca fiducia nella propria capacità di acquistare un alloggio. Il prestito del denaro non è più praticamente gratis come una volta.

Secondo l’agenzia di analisi immobiliari Redfin quasi due terzi degli americani affermano che l’incapacità di acquistare alloggi getta l’economia di Biden in una luce negativa.

Si è calcolato che nei prossimi 12 mesi andranno alle urne 76 Paesi, il 51% della popolazione mondiale. Dagli USA all’UE in primis ma anche nel Regno Unito, in India e Taiwan. Gli investitori guardano soprattutto agli USA e a se Trump determinerà una capacità espansiva del mercato immobiliare che fino a novembre resta nel pantano, rischiando di portare tutto a fondo. Il rischio esiste e cautelarsi sui propri risparmi non essere una sciocchezza

 






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