"Dazi, tregua con la Cina? Leoni a parole e conigli nei fatti. Così Trump ha perso la faccia, ma con l'Europa sarà molto più duro" - Affaritaliani.it

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"Dazi, tregua con la Cina? Leoni a parole e conigli nei fatti. Così Trump ha perso la faccia, ma con l'Europa sarà molto più duro"

Dagli Usa alla Cina, passando per l’Europa: Giuliano Noci, prorettore del politecnico, smonta con Affaritaliani la strategia di Trump in riferimento all'accordo commerciale sui dazi siglato con Pechino

di Rosa Nasti

Dazi, tregua Usa-Cina. Parla Giuliano Noci: "La mossa di Trump è un bluff: una diplomazia da fast food"

"Trump cercherà di trasformare in una vittoria quella che, almeno per ora, sembra una clamorosa sconfitta". Non usa mezzi termini Giuliano Noci, esperto di Cina e prorettore del Politecnico di Milano, nel commentare con Affaritaliani.it la tregua annunciata tra Stati Uniti e Cina sul fronte dei dazi. Un’intesa accolta con entusiasmo dai mercati ma che ha tutta l’aria di essere una resa di Trump, mascherata da accordo diplomatico. Che fine ha fatto, dunque, il pugno duro del tycoon contro Pechino? La sua guerra commerciale è già giunta al capolinea?

"Tanta confusione per nulla", taglia corto Noci. "Dopo tutto il caos generato siamo sostanzialmente tornati ai blocchi di partenza e a un quadro sostanzialmente simile all'accordo britannico", sottolinea. "Quindi, leoni a parole e conigli nei fatti. La realtà dell'economia, la realtà dei legami commerciali, è molto più forte dei problemi. Per quale motivo? Le due economie hanno un giro d'affari pari a 700 miliardi di dollari. È impensabile, per non dire folle, ritenere che in un amen questi due motori che viaggiano accoppiati si blocchino, non funzionino più insieme, e che si separino."

Un'interruzione forzata degli scambi, che secondo l'esperto, ha iniziato a far sentire i suoi effetti da entrambe le sponde del Pacifico. "È un mese che dico che era impossibile che questa cosa potesse rimanere così", spiega Noci. "Da un lato, fra pochi giorni, gli scaffali dei supermercati americani sarebbero stati vuoti, perché cominciavano a vedere gli effetti delle navi che non partivano più dai porti cinesi e arrivavano a Los Angeles." E aggiunge, sul fronte cinese: "Dall'altro lato, alcuni componenti a contenuto tecnologico rilevanti per i cinesi non sarebbero più arrivati dagli Stati Uniti."

"Complessivamente entrambe le economie non potevano permettersi questa interruzione brusca. È chiaro che Trump ha perso completamente la faccia, perché è lui che ha fatto un bluff". E sulla capacità negoziale del presidente Usa, Noci aggiunge: "Come giocatore di poker e come The Apprentice è modesto, nel senso che ha dimostrato grande modestia negoziale." La domanda ora è se questa guerra commerciale sia davvero conclusa, o se sotto la cenere covi ancora qualche scintilla.

"Non credo che sia finita, perché lui è molto convinto che sia necessario introdurre una sorta di ticket d'ingresso al mercato americano", spiega il prorettore del Politecnico. "Quindi io credo che quel 10% di dazio che ha messo a tutti sia un qualcosa che sarà difficile da stornare e che Trump torni indietro e si rimangi proprio tutto. È però chiaro che Trump troverà tutte le modalità per qualificare con una vittoria quella che appare essere almeno per ora una clamorosa sconfitta."

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Ma mentre cerca la "pace" sul fronte asiatico, Trump sembra pronto ad aprire un altro fronte di tensione, stavolta con l’Europa. "Sui farmaci l'Europa dovrà pagare un po' di più", ha dichiarato lo stesso Trump, lasciando intendere un cambio di rotta nei rapporti transatlantici. Per Noci, non si tratta affatto di una sorpresa: "Non è una novità", osserva. "Sostanzialmente, direi che la posizione di Trump verso l'Europa è molto peggiore rispetto a quella verso la Cina. Perché verso Pechino lui nutre un certo rispetto, mentre verso l’Europa per niente. In realtà l’Europa è un costrutto che lui non condivide. Lui ama dialogare con il singolo Stato in chiave bilaterale. Con l'Europa non può e quindi il negoziato sarà molto più complesso."

Noci conclude: "Lui (Trump ndr.) in fondo vorrebbe essere come Xi Jinping, un imperatore. Ma non lo è, per fortuna. La sua è una diplomazia da fast food. Nel senso che in un weekend hanno abbozzato tutto. Sarà molto più dura. E non è un caso che il commissario al commercio europeo è già andato più volte negli Stati Uniti e non ha portato a casa nulla".